Dopo Enzo Jannacci, in questo nero weekend di Pasqua, la musica italiana perde un altro pezzo della sua storia. Franco Califano, originario della provincia di Salerno ma nato a Tripoli e vissuto a Roma, si è spento nella sua casa di Acilia. Da tempo, il Califfo, aveva problemi di salute ma fino all'ultimo non ha mai mollato la musica tenendo concerti, l'ultimo lo scorso 18 marzo, e progettando nuove esperienze come un tour ed un disco di canzoni romanesche in chiave jazz. Progetti che, purtroppo, rimarranno nel cassetto perchè il destino a voluto privarci, dopo 75 anni, di un artista unico dalla forte sensibilità che sapeva scrivere musica di qualità come pochi. Diversi suoi testi sono entrati giustamente nel patrimonio comune della miglior musica italiana e sono stati tanti gli artisti che hanno scelto Califano come autore come l'immensa Mia Martini o come Mina, Renato Zero, Ornella Vanoni e così via. Anche per quanto riguarda il repertorio personale, Califano, ha sempre saputo regale emozioni e scrivere canzoni che ancora oggi risultano attuali. Era ed è sempre stato avanti il Califfo e questo l'ha capito anche un artista come Fiorello che, con le sue imitazioni, ha contribuito a ridare un certo colore ad una immagine di un personaggio talvolta dipinto in modo sbagliato e lontano dalla realtà. I media, infatti, hanno spesso dato risalto alle sue esperienze in carcere senza però sottolineare, con la stessa enfasi, gli esiti degli stessi processi in cui l'artista ne è uscito sempre pulito. Altre volte, invece, il mondo mediatico ha "usato" Califano estremizzando la sua dichiarata passione per le donne dimenticando, spesso, che si aveva davanti un grande cantautore e poeta. Chi ha scritto "Tutto il resto è noia" o "La nevicata del '56" o "Minuetto" o tante altre perle non può che non essere raccontato come un grande autore del nostro tempo. L'ultima esibizione di rilievo risale al Festival di Sanremo del 2005 dove presentò una bellissima canzone, ingiustamente elimanata, scritta con Federico Zampaglione dei Tiromancino che aveva per titolo "Non escludo il ritorno" che sarebbe stato, tra l'altro un adeguato commento che lo stesso Califano, con tutta la sua geniale ironia, avrebbe potuto rilasciare in merito alla sua precoce dipartita tanto è vero che, in queste ore, lo stesso Zampaglione ha confessato che Califano quando seppe il titolo di questa canzone gli disse in romanesco: "Ahò, sta frase la vojo scrive sulla mia lapide quanno moro". Un'altra geniale dichiarazione in merito all'avanzare dell'età è, invece: "Non mi piace la parola anziano. Comincerò a invecchiare solo cinque minuti prima di morire.". Bhe, solo questa frase, fa capire lo spessore di un artista che ha vissuto la sua vita senza freni regalando emozioni a chi ha avuto il coraggio e la fortuna di compenderlo. Addio Maestro...