L'Orso è una giovane band italiana che si forma e cresce a Milano da quattro ragazzi provenienti da diverse realtà geografiche della penisola italiana. Mattia Barro, voce, chitarra ed autore dei testi è di Ivrea mentre Tommaso Spinelli, voce e basso è l'unico milanese del gruppo che viene completato dal batterista trevigiano Giulio Scarano e dalla tastierista, violinista ed unica donna della band Gaia D'Arrigo che ha origini messinesi. Un gruppo variegato, quindi, che si è incrociato nella metropoli lombarda ed in quel contesto hanno dato vita ad un progetto che inizia a dare frutti importanti. L'approccio musicale diretto e dei testi semplici in cui si racconta la realtà giovanile di una determinata generazione conditi da diversi spunti metaforici particolarmente azzeccati fanno della loro proposta musicale una vera espressione innovativa e, talvolta, geniale. Se si vuole trovare un parallelismo con qualche nome importante della nostra storia musicale si può dire che, in qualche modo, stanno provando a portare avanti un nuovo linguaggio giovanile come, a loro tempo, hanno fatto gli 883 di Max Pezzali. Certo, L'Orso è ancora un gruppo giovane ed in fase di sperimentazione pur avendo all'attivo già tre Ep ed un Cd uscito di recente ed intitolato con il medesimo nome del gruppo in cui, inoltre, sono già evidenti i passi avanti compiuti sia dal punto di vista musicale che autoriale. Tra i pezzi che meglio rappresentano la band c'è sicuramente "Il tempo passa per noi", uno dei brani migliori del nuovo lavoro discografico che esprime l'essenza della loro musica e del loro messaggio. Altro pezzo particolare che esprime un'altra faccia della stesso messaggio legato indissolubilmente al medesimo discorso generazionale, è sicuramente "James Van Der Beek" in cui si prende ad esempio un simbolo degli adolescenti sul finire degli anni '90, ovvero l'attore protagonista della celebre serie "Dawson's Creek". Nel brano, l'idolo delle adolescenti di allora, viene sia ironicamente sbeffeggiato ma anche preso a simbolo di una inevitabile vena nostalgica. Ancora espressioni nostalgiche di una età andata e di occasioni perse in "Certi periodi storici", "Acne giovanile" e "La meglio gioventù". L'originale nome della band, infatti, rappresenta proprio un ragazzo, protagonista delle loro canzoni, che fa i conti con una adolescenza andata e con ciò che ora gli propone la metropoli. Una nuova realtà, quindi, che si affaccia verso il futuro con lo sguardo diretto ad un passato ancora troppo fresco per essere dimenticato senza malinconie. Nonostante questa inevitabile vena malinconica, però, il gruppo esprime questo legame con la propria memoria in un modo vivo e positivo che regala sorrisi anzichè lacrime. Se siamo di fronte ai nuovi 883 è presto per dirlo ma, sicuramente auguriamo a questi ragazzi di poter percorrere la stessa fortunata strada di Max.