E' il 1991 quando Enzo Gragnaniello, reduce da ben due riconosciementi al "Premio Tenco" (ne riceverà un terzo nel 1999) in qualità di autore, scrive un pezzo di storia della nostra musica sia italiana che dialettale dal titolo "Cu 'mme". Il testo della canzone, infatti, è scritto in napoletano ma rompe subito ogni barriera geografica per la sua grande forza e per la passione espressa nel cantarla da due grandi artisti della musica italiana a cui, Gragnaniello, ha deciso di consegnare il brano. Roberto Murolo e Mia Martini sono, infatti, i primi a cantare questa canzone facendone un capolavoro assoluto della cultura popolare italiana e la incidono da soli nel 1992 inserendola nell'album "Ottantavogliadicantare" con il quale il maestro Murolo festeggia i suoi ottant'anni. Successivamente, vista la forza della canzone, Gragnaniello si aggiunge ai due formando un trio d'eccezione che confeziona forse la versione migliore di questo brano per l'album "L'Italia è bbella" del 1993 prendendo il titolo del disco dalla canzone con la quale nello stesso anno Murolo si presentò al Festival di Sanremo. La canzone, da li in poi, assume vita propria rendendosi patrimonio comune della nostra musica. Tanti sono, infatti, gli artisti italiani che si sono cimentati in questa interpretazione ma la più toccante è sicuramente quella fatta da Gragniello insieme a Loredana Bertè in ricordo della sorella Mia Martini prematuramente scomparsa nel 1995. Nel 2003 giunge la morte anche di Roberto Murolo ed oggi, quindi, di quel sublime trio rimane il solo Enzo Gragnaniello che pur avendo sfornato altri grandi testi non ottiene, dal punto di vista mediatico, il giusto riscontro. Spesso, tra l'altro, quando viene riproposta "Cu 'mme" Gragnaniello non viene nemmeno citato attribuendo, in maniera errata, la paternità della canzone a Murolo. A Murolo e Mimì va dato atto di aver reso questa canzone eterna ma va sempre ricordato e sottolineato che questa perla è figlia della penna e della capacità artistica di Enzo Gragnaniello. Il testo della canzone fa riferimento all'anima che si tormenta tra le difficoltà del quotidiano ed invita a trovare la propria identità e la serenità innalzandosi verso la quiete attraverso un viaggio interiore nel profondo del nostro essere tralasciando le cose futili della vita e dando risalto all'infinita bellezza del creato. Un capolavoro, quindi, da ascoltare e riascoltare per apprezzare a fondo la grandezza di un grande cantautore come Gragniello e di due interpreti straordinari come Roberto Murolo e Mia Martini.