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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

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Sanremo 2018: Seconda serata tra la superbia de Il Volo e l'umiltà del prof Vecchioni

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Sanremo 2018: Seconda serata tra la superbia de Il Volo e l'umiltà del prof Vecchioni

La seconda serata del Festival si può riassumere, volendo, in due punti di valore artistico ed umano nettamente opposto. Infatti oltre all'esordio delle prima quattro nuove proposte, tra cui spicca Mirkoeilcane che rischia di avere la peggio contro la filastrocca "didattica" di Lorenzo Baglioni più adatta allo Zecchino d'oro che a Sanremo, e la gara dei big che ha decretato una classifica ancora parziale per essere giudicata, la serata ha dato il peggio e il meglio attraverso gli ospiti dove però Baglioni e company hanno toppato clamorosamente per ciò che riguarda la scaletta. Mettendo da parte gli ospiti internazionali Sting e Shaggy adeguatamente posizionati, quantomeno per cavalleria, al centro della serata, si è scelto non è chiaro come(o lo è fin troppo), lasciare l'inizio, oltre ad una seconda apparizione, a Il Volo: usciti praticamente con le ossa rotte dall'omaggio a Endrigo e dal duetto con Baglioni e relegare un piccolo spazio a notte inoltrata ad un eccezionale Roberto Vecchioni. Oltre i brani e le modalità in cui sono stati eseguiti dal punto di vista tecnico ciò che ha differenziato le due esibizioni è stato l'approccio umano ed il contributo didattico e civile che hanno espresso gli artisti in questione. Mentre i ragazzini del Volo, senza alcun diritto, si sono esibiti ostenstando superbia e concedendo solo poco diplomatiche quanto inutili parole sottolineando anche con spocchia la loro vittoria a Sanremo nella loro unica partecipazione, il professor Vecchioni ha iniziato ricordando l'importanza che la lotta al femminicidio parta dagli uomini, poi dando nozioni storiche e culturali sulla sua meravigliosa "Samarcanda", poi regalando, con la sua naturale vena dialettica, una lezione su cos'è una canzone, definendola "un fiore" sottolineando con orgoglio di sentirsi "uno scrittore di canzoni" anziché un poeta se ciò significa far parte di gente come De André, De Gregori e Dalla citando sensazioni ed emozioni estrapolate da celebri capolavori dei suddetti cantautori e concluso, accontentando Baglioni, accennando solo su richiesta pur senza alcuna prova "Chiamami ancora amore" che gli valse la vittoria al Festival nel 2011 quasi a voler evitare una sorta di autocelebrazione. Il tutto fatto con estrema semplicità ed umiltà che solo i grandi dimostrano in tali occasioni. Una lezione che Il Volo per primi, e poi l'Italia intera avrebbe dovuto ascoltare. Peccato, però, che per discutibilissime scelte commerciali o, ancor peggio, autoriali il professore è stato fatto salire in cattedra solo quando ormai buona parte dei telespettatori era già a letto.

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