"La terra dei cachi" è il primo successo della band milanese Elio e le Storie Tese fondata nel 1980 da Stefano Belisari, in arte Elio e composta anche da Segio Conforti, in arte Rocco Tanica, Nicola Fasani, ovvero Faso, Davide Civaschi, conosciuto come Cesareo, Christian Meyer, ovvero Meyer ed Antonello Aguzzi, alias Jantoman. Apparteneva al gruppo originale anche Paolo Panigada, in arte Feiez, scomparso prematuramente nel 1998. Inoltre collaborano assiduamente con la band pur non rientrando nella formazione ufficiale anche Vittorio Cosma, alias Clayderman Viganò e Luca Mangoni, alias Mangoni. Di questi nomignoli e soprannomi se ne sono cambiati tanti nel corso degli anni caratterizzando una band che anche in questo si dimostra fuori dal comune. Tornando a "La terra dei cachi", il brano venne presentato al Festival di Sanremo del 1996 e da semi sconosciuti al grande pubblico, questi ragazzi milanesi, sconvolsero il rituale sanremese e diedero una spinta innovativa al normale sound melodico tipico della manifestazione. La provotaria ed ironica canzone basata sui malcostumi e sui luoghi comuni del nostro Paese crearono polemiche ma anche condivisione diventando uno dei brani più amati dal pubblico e sfiorando una vittoria toccata alla coppia formata da Rosalino Cellamare, in arte Ron e Tosca, ovvero Tiziana Tosca Donati con "Vorrei incontrarti fra cent'anni" e che per molti non è arrivata solo grazie ad un magheggio degli addetti ai lavori. Nonostante questo, del quale ci fu anche un'indagine dei carabinieri che affermarono che proprio la loro canzone fu quella più votata, la band vinse il premio della critica ma, soprattutto, si fece conoscere dal pubblico televisivo e da allora sono diventite parte importante dello strumento televisivo soprattutto in materia di satira politica e del costume italiano in generale. Il brano sanremese fu scritto da Belisari, Conforti, Civaschi e Fasani e come detto sottolineava ciò che in Italia non funziona come la malasanità, il racket o i crimini impuniti ma anche i luoghi comuni che accompagnano da sempre la figura italiana nel mondo e, quindi, calcio, pizza e spaghetti. Sconvolgente fu anche l'effetto scenico dato alla loro partecipazione ed in particolare in alcune serate del Festival dove si presentarono vestiti da ufo in completo argentato o con i volti pittati di verde, cose che in una manifestazione come Sanremo non era mai accaduto. Si capì subito la matrice fuori dal comune che faceva parte dell'anima di questo gruppo che aveva voglia di colpire e che dimostra ancora oggi di essere sempre alla ricerca di nuove frontiere musicali sempre attraverso la satira e l'ironia con le quali è possibile esporre tante problematiche in maniera leggera e lanciare, comunque, messaggi importanti. Una vera bomba, quindi, cascata sulla discografia italiana che probabilmente provocò una manovra che gli tolse la vittoria in quel Sanremo ma che non ha potuto far nulla sul fututo dirompente successo della band. La canzone fu pubblicata nella raccolta "Supersanremo 1996" per poi essere inculsa nel disco "Del meglio del nostro meglio Vol. 1" del 1997. In seguito ne vennero fatte diverse verisoni come quella eseguita con la collaborazione con il maestro del liscio romagnolo Raoul Casadei e la sua orchestra chiamata "La terra dei cachi (The Rimini tapes)". Nel brano, inoltre, è possibile trovare diverse citazioni ad artisti, canzoni o personaggi della storia italiana come "Papaveri e Papere" di Nilla Pizzi, "Una lacrima sul viso" di Bobby Solo, "La donna cannone" di Francesco De Gregori, "L'Aria" suite per orchestra n.3, "Il visagista delle dive" ovvero Gil Cagnè o "L'Italia non ci sta" riferito ad una frase di Oscar Luigi Scalfaro all'epoca Presidente della Repubblica Italiana. Mentre in una ulteriore versione nata dalla interpetazione nella finale di Sanremo in cui bisognava cantare in un minuto e pubblicata nell'album "Eat the phikis" del 1996 venne intitolata "Neanche un minuto di non caco" riferito ad un brano di Giulio Rapetti, in arte Mogol e Lucio Battisti dal titolo "Neanche un minuto di "non amore"". Una canzone che ha fatto epoca, quindi, e che ha lanciato nel modo discografico e, soprattutto, televisivo questo eccentrico gruppo che ha fatto della satira politicamente scorretta la propria ragione artistica.