"La nevicata del '56" è un brano presentato al Festival di Sanremo del 1990 da Mia Martini, Domenica Bertè all'anagrafe. Scritto da Franco Califano, Carla Vistarini, Fabio Massimo Cantini e Luigi Lopez, il pezzo rievoca lo storico evento metereologico che ha colpito l'Italia e l'Europa tutta nel 1956. Diventate proverbiali, quelle nevicata, imbiancarono tante città raramente colpite dalla neve come Roma dove, nel mese di febbraio, nevicò diverse volte e per quattro giorni le temperature rimasero sotto lo 0 così come in gran parte del Paese. In alcune località del nord si arrivò a toccare i -34 gradi. Questo evento fu ripreso in chiave musicale già da Renato Rascel e da Pio Trebbi sempre al Festival di Sanremo ma del 1970 dove cantarono "Nevicava a Roma". Mentre nel 1990 Mia Martini vinse il Premio della Critica, poi intitolato a lei dal 1996 con questo brano che sarà inserito nell'album "La mia razza". Inizialmente il brano era destinato a Gabriella Ferri e fu presentata poi da Mimì a Sanremo, che in quell'edizione si svolse per la prima volta al "Palafiori" di Arma di Taggia, in abbinamento fuori gara con il cantante messicano Manuel Mijares che ne cantò una versione in lingua spagnola intitolata "Nevada". Arrangiata da Peppe Vessicchio che ne ha suonato anche le tastiere, la canzone, usa la nevicata per rievocare tempi passati e ricordi di un trascorso felice. Si rimembra la semplicità di tempi ormai andati dove c'erano poche automobili per strada, dove si sentiva solo il rumore del fiume, dove si ascoltavano le canzoni alla radio e si vedevano le partite allo stadio. Anni in cui il sogno di quella bambina, protagonista del brano, era solo quello di indossare un giorno quello stesso vestito da sera portato dalla madre fatto da tremila sottane. Anche il sole e la luna apparivano più splendenti come con quella nevicata che ripulisce tutto lo sporco della città portando alla memoria propria quei tempi candidi e puliti. Il testo presentato dalla Martini, però, non è in realtà l'originale scritto originariamente da Franco Califano ma una versione riadattata da Carla Vistarini. L'opera, infatti, dalla penna del Califfo era nata come una dedica d'amore verso una donna per la quale, l'uomo, "inventò" addirittura la famosa nevicata in modo che la città candida e lucida fosse degna della sua bellezza. Due versioni affascinanti che confermano il talento autoriale sia di Franco Califano che della Vistarini che sono riusciti nell'impresa di dare vita a due capolavori diversi con la stessa musica e che hanno convissuto fino ai giorni nostri come due distinti brani di grande successo perché, nonostante la gloriosa partecipazione sanremese del testo della Vistarini e la relativa grande popolarità, Califano, nei suoi concerti, ha continuato a presentare la sua versione ottenendo sempre e comunque l'apprezzamento del pubblico. La versione per la quale è stata chiamata in causa, poi, rafforza l'idea della smisurata grandezza di una interprete unica quale Mimì. Due capolavori, insomma, che, in maniera diversa, riescono a far sognare ed emozionare grazie alle intense performance offerte sia dalla più grande artista femminile della storia della nostra musica italiana e sia da uno dei più grandi autori, spesso sottovalutato, del nostro patrimonio artistico.