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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Io se fossi Dio": Gaber attacca politici e giornalisti

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"Io se fossi Dio" è un brano scritto da Giorgio Gaber, Gaberscik all'anagrafe, nel 1980 ed arrangiato da Sergio Farina. La canzone doveva far parte dell'album "Pressione bassa" ma la casa discografica dell'epoca "Carosello" e la "Dischi Ricordi" che distribuiva i dischi costrinsero Gaber ad eliminare il suddetto brano dall'album per evitarne un temuto sequestro dovuto alle forte accuse presenti nel testo. Gaber, quindi, pubblicò il brano come singolo con la piccola etichetta "F1 Team" di Sergio De Gennaro. I timori del mondo discografico non erano, poi, infondati, poichè il brano scatenò molte polemiche e fece scandalo soprattutto per alcuni versi riservati ai politici ed ai giornalisti. A soli due anni, infatti, dall'assassinio di Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse, Gaber, ricordò a tutti quali erano i giudizi e le opinioni sull'uomo Moro e sul suo percorso politico prima che diventasse un martire in seguito alla sua morte. L'Italia, un po' come oggi, non viveva una vita politica serena e Gaber volle sottolineare tutte quelle scelte e quei comportamenti compiuti dai diversi schieramenti politici e, quindi anche da Moro, che avevano provocato l'allora stato precario del Paese. Gaber, però, demonizzando il comportamento dei terroristi gli attribuisce anche la colpa di aver fatto di certi uomini di dubbia moralità dei martiri grazie alle loro azioni violente. Gaber, poi, attacca anche i giornalisti rei di sguazzare nel dolore della gente e di riportare sempre le lacrime in prima pagina non mostrando alcuna forma di dignità e non avendo rispetto per le vittime di terribili tragedie ne per i loro familiari. Il brano che dal titolo si rifà al sonetto di Cecco Angiolieri "S'i' fosse foco" e diventerà uno dei manifesti della carriera di Giorgio Gaber che, anche, in questo caso mostra la sua doppia faccia, dura e poetica l'una e sarcastica ed ironica l'altra, dal sottotitolo del brano che segue "Io se fossi Dio" con "(e io potrei anche esserlo, sennò non vedo chi!)". Nel 1991, inoltre, Gaber ne realizza una seconda versione con accuse più generiche ma non meno graffianti che culmina nel rapporto tra Mafia e Stato che, secondo il brano, è praticamente la stessa cosa. "Io se fossi Dio" è quindi, è un pezzo di storia del nostro Paese ed insieme a "L'avvelenata" di Francesco Guccini del 1976, è ricordata come una delle canzoni di cruda denuncia più forti della musica italiana e, qualche anno più tardi, ispirerà anche Federico Salvatore per la sua "Se io fossi San Gennaro", brano anch'esso di denuncia ma rivolto alla realtà napoletana scritto nel 2001 e pubblicato anch'esso su etichetta indipendente avendo provocato allo stesso modo del brano di Gaber molte polemiche sia prima, nel mondo discografico, che dopo l'esecuzione, tra i media nazionali. In ogni caso, queste citate, restano canzoni che hanno il raro pregio di non seguire un codice etico e politicamente corretto che spesso ingabbia la fantasia e l'anima di un artista. In questi brani la verità si tocca con mano ed esalta il coraggio e la determinazione avuta dai loro autori nello scriverle senza peli sulla lingua e nel pubblicarle in un mondo discografico spesso falso e legato, insieme ai media, a determinati giri politici. Onore, quindi, a questi cantautori che hanno messo la loro voce e la loro faccia per cantare, senza paura e rischiando la carriera, la realtà che ci circonda.

 

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