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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Spalle al muro": Renato Zero, dal ritiro annunciato alla rinascita

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Siamo nel 1991 quando Renato Zero, Renato Fiacchini all'anagrafe, in una fase di stasi della sua carriera decide di giocarsi un'ultima carta per ritrovare quel successo che la gente non gli aveva mai tolto ma che il mondo discografico non considerava più come negli anni precedenti. Questa opportunità è il 41° Festival di Sanremo, manifestazione a cui l'artista non aveva mai partecipato prima e ci andrà con una canzone dal tema profondo che, tra l'altro, può essere visto anche come una risposta personale a quel mondo discografico. La canzone è "Spalle al muro" conosciuta anche come "Vecchio" e scritta dalla cantautrice Mariella Nava, grande amica di Renato ed anch'essa in gara nella kermesse musicale con il brano "Gli uomini". Il brano rappresenta quell'ostilità delle persone più giovani verso coloro che iniziano ad avere una età importante e che, lentamente, si avvicinano alla conclusione dei propri giorni. Spesso però, questa occlusione verso gli anziani inizia ben prima del loro totale decadimento fisico e morale ponendoli appunto "spalle al muro" in una società che non li considera più. Da questo punto di vista, le crude parole del testo, si possono legare al percorso umano e artistico di Zero. Superati i quarant'anni, infatti, Zero ha abbandonato le maschere e quei sgargianti abiti di scena che lo hanno reso celebre e si mostra al pubblico nella sua naturalezza. Un Renato sobrio, vero, nudo che inizia a fare i conti, anche nel suo profondo, con gli anni che passano. Proprio in questa fase, come detto, la sua carriera non vive un momento felice e Renato inizia a pensare che l'industria discografica lo stia pian piano mettendo da parte. Ecco perchè questo brano ha una doppia valenza che assume ancor più forza quando, alla vigilia della serata finale di un festival ricco di applausi e soddisfazioni, Renato dichiara di volersi ritirare dalle scene dopo quell'ultima esibizione all'Ariston. In molti hanno pensato che quella dichiarazione venne fatta con furbizia per vincere il festival ma se si nota il periodo storico che Renato stava passando e la scelta della canzone portata a Sanremo si capisce che l'artista già stesse pensando a questa estrema soluzione. Arriva l'ultima serata, Renato regala una esibizione particolarmente intensa e memorabile ed è standing ovation: il pubblico non vuole Renato smetti di diffondere la propria arte e lo stinge in un caloroso abbraccio che spingerà l'artista a tornare sui suoi passi per iniziare, proprio da lì, una nuova ed ancor più brillante fase artistica. Per la cronaca, in quel festival Zero arrivò secondo dietro Riccardo Cocciante che vinse con "Se stiamo insieme" ma non era questo ciò che Renato cercava bensì quella risposta di pubblico e critica che gli conferì nuova linfa per credere che la sua vita sul palco, nonostante qualche anno in più e l'assenza di maschere e lustrini, poteva tranquillamente continuare grazie al suo immenso talento. Da quel momento sono passati oltre vent'anni e Renato è ancora lì tra i grandi della nostra musica e, vista la valenza dell'artista e dell'uomo, non poteva essere altrimenti.

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P
Renato...tu non sarai mai vecchio !!! Per me sei e resterai sempre un ragazzo !!! Il ragazzo dei miei sogni... il ragazzo più bello del mondo... il Peter Pan del mio cuore... E del cuore di milioni e milioni di "Sorcini" !!! Ti Amiamo♥ Renatooo !!!!!!!!!
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M
Che bel commento Paoletta, da vera "sorcina" doc. Gli artisti come Renato restano sempre giovani attraverso la loro arte, la loro poesia e per le emozioni che riescono sempre a trasmettere. Grazie della partecipazione e torna a trovarmi...Ciao!!!