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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Bocca di rosa": Un successo firmato Fabrizio De André

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"Bocca di rosa" è uno dei primi successi di Fabrizio De André ed anche uno dei brani più importanti della sua storia musicale. Per lo stesso Faber, la canzone, è considerata la più vicina al suo modo di essere. Il brano viene inciso nell'album "Volume I" del 1967 ed è il primo realizzato da De Andé in uno studio di registrazione mentre è il secondo della sua discografia complessiva. Il disco uscirà in due edizioni diverse ed anche "Bocca di rosa" presenta delle modifiche nel testo nella seconda uscita rispetto all'originale. Il brano, scritto con Gian Piero Reverberi, parla di una donna dall'animo libertino che sconvolge la vita tranquilla di una piccola comunità cittadina. La protagonista non è una prostituta come si deduce chiaramente dalla frase: "...C'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo scelte per professione, Bocca di rosa né l'uno né l'altro, lei lo faceva per passione...". Quindi, De André con questa canzone vuole rappresentare quella libertà di pensiero e di espressione che era anche una sua proprietà sottolineando il bigottismo e la chiusura mentale di una Italia ancora molto provinciale ed attaccata a determinati cliche etici e morali. L'ipocrisia di certi comportamenti viene, quindi, smascherata dalla condotta poco ortodossa della nuova concittadina che viene celebrata dal popolo maschile e, allo stesso tempo, demonizzata dalle donne del paese che la vedono come la causa dei tradimenti dei loro uomini. De André si schiera palesemente con colei che "...mette l'amore sopra ogni cosa..." facendo capire che quelle donne definite "...cagnette a cui aveva sottratto l'osso..." hanno le loro colpe se i propri uomini hanno ceduto alla passionalità di Bocca di rosa. Alla fine, nel brano, le donne del paese hanno la meglio ottenendo l'allontanamento della giovane provocatrice per mano delle forze dell'ordine che, a loro malgrado, sono costretti dalla loro divisa ad accompagnare Bocca di rosa in una stazione colma di uomini commossi giunti a salutare "...chi per un poco portò l'amore nel paese...". Un brano particolare, quindi, con una tematica non facile da affrontare se pensiamo che arriva negli anni '60 ma che De André, come sempre, lo fa in maniera egregia trasformando una donna di facili costumi in una dea portatrice di gioia e di sviluppo. Con la forza delle parole e della poesia Faber riesce a lanciare messaggi chiari e diretti offrendo sempre spunti riflessivi notevoli che sembrano viaggiare indenni nel tempo. Le sue opere, infatti, sono ancora attuali e tutt'ora hanno la forza di abbattare barriere mentali che, probabilmente, lavori contemporanei non sono in grado di fare. La grandezza di questo immenso autore risiede proprio in questa proprietà di scrittura diretta ma, allo stesso tempo, altamente poetica che riesce con naturalezza ad entrare nella mente e nell'animo di chi ascolta provocando emozioni e sollecitando pensiero e riflessione. Tornando a "Bocca di rosa", come detto ne furono fatte due versioni che variavano sia per il nome della località da "Sant'Ilario", reale sobborgo genovese, a "San Vicario" luogo immaginario, sia per i versi che riguardavano le forze dell'ordine che, tramite pressioni dell'arma dei Carabinieri, passarono da "...Il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i Carabinieri, ma quella volta a prendere il treno, l'accompagnarono malvolentieri..." a "...Spesso gli sbirri e i Carabinieri, al proprio dovere vengono meno, ma non quando sono in alta uniforme e l'accompagnarono al primo tempo...". Nonostante questa seconda incisione, De André, negli anni a venire, continuerà a cantare la versione originale. Secondo dichiarazioni dello stesso De André la canzone è ispirato ad una ragazza realmente esistita e conosiuta nel 1962. Per alcuni, Bocca di rosa, sarebbe Liliana Tassio, prostituta e madre dell'amico Gianni mentre come riportato nel libro "Un destino ridicolo", la protagonista della canzone sarebbe una certa Maritza, ragazza di Gorizia conosciuta dallo stesso Faber mentre la Tassio avrebbe ispirato "Via del Campo". La compagna di Faber, Dori Ghezzi, pare confermi la seconda ipotesi chiarendo che non conobbe mai la Tassio e che il brano era basato sulla vita di una sua fan di Trieste raccontata dalla stessa al cantautore. Della canzone ne sono state fatte tante cover da svariati grandi artisti della nostra scena musicale ma una delle versioni più belle rimane quella eseguita dallo stesso De André insieme alla PFM del celebre tour del 1979 inciso anche in un doppio album.

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