"Napolitudine" è una stupenda canzone scritta e cantata da Federico Salvatore per l'album "Il mago si Azz" del 1996. Nel brano, l'autore, veste i panni di un Pulcinella, maschera simbolo di Napoli, che emigrato dal suo luogo di nascita, corre al capezzale della sua città per assisterla nel periodo forse più cupo della sua gloriosa storia. Parafrasando Eduardo De Filippo, Salvatore canta "...adda passà 'a nuttata..." riferendosi all'escalation di avvenimenti negativi che ha caratterizzato l'ultimo decennio di Napoli e del meridione italiano costingendo quasi la propria gente ad abbandonare quei luoghi amati per cercare fortuna altrove. Criminalità organizzata, disoccupazione, assenza dello Stato e dell'amministrazione locale sono alcune delle principali cause che hanno portato al declinio di una città che è sempre stato un vanto per la nazione e che, probabilmente, per lo stesso motivo è stata colpita dagli stessi "fratelli" italiani. Come sappiamo la storia si ripete e come successo con la farsa dell'unità di Italia ben descritta dallo stesso Salvatore ne "Il monumento" o da Eddy Napoli ne "Malaunità", anche stavolta, a subire è il Sud. Ma tralasciando colpe che non è facile attribuire con precisione, Federico, vuole con questa canzone appellarsi dapprima ai napoletani chiedendo di stare vicini alla propria terra rispolverando quei valori e quei sentimenti che sono propri dei natii di questi luoghi e dando così modo alle bellezze uniche di Napoli di rifiorire a nuova vita. Da luogo ricco e fulcro del Regno delle Sue Sicilie, Napoli, ha attraversato momenti più o meno bui ma si è sempre rialzata grazie allo splendore dei propri luoghi ed alla tenacia del proprio popolo a cui Federico, schierandosi in prima fila a difesa della propria terra, chiede ancora uno sforzo. Da profondo conoscitore della storia di Napoli, Federico Salvatore, ha più volte espresso i musica i propri pensieri sulla città: dalla suddetta canzone, arrivata in anni in cui l'artista si dedicava per lo più ad una musica demenziale, passando per lo spartiacque della sua carriera "Se io fossi San Gennaro" fino al brano che anticipa il proissimo disco, tutto in dialetto napoletano, "Napocalisse". I tutte queste canzoni e non solo, il cantautore, ha sempre difeso la sua città pur rimarcando in prima persona le cose che non vanno criticando anche con parole forti, ma non strumentalizzate come farebbe chi non ama questi luoghi, le problematiche che stanno affossando questa stupenda città ricca di storia e di bellezze naturali. Non critche, quindi, fine a se stesse o con il solo scopo di denigrare queste realtà bensì critiche costruttive ed appelli accorati e realmente sentiti da un vero napoletano che ama, come pochi, la sua città.