"La favola mia" è una delle canzoni più amate del repertorio di Renato Zero, Fiacchini all'anagrafe, ed è stata pubblicata nel 1978 per l'album "Zerolandia". Nella prima stampa del vinile il brano porta le firme di Franca Evangelisti, Renato Zero e Piero Pintucci mentre nelle successive ristampe alla Evangelisti si aggiungono Roberto Conrado, Albert Verrecchia e Piero Montanari. A parte questa curiosità, il brano, diventa presto un cavallo di battaglia dell'artisti anche perchè il testo è evidentemente autobiografico. La canzone, infatti, rappresenta l'illusione quotidiana espressa dal teatrante attraverso versi, maschere e costumi che concede la possibilità di soddisfare quella voglia di vivere un sogno di un pubblico che non osa scoprire le proprie vanità ed i propri bisogni più ludici ed infantili. L'artista, in questo caso, si sostituisce allo spettatore trasformando in realtà le proprie fantasie attraverso l'incantato sogno di una serata che si ripete, puntualmente ogni sera, non appena sia apre il sipario. Una magia che permette ad un pubblico di tornare bambino ed all'artista di indossare delle maschere ben più vere di quelle che si è costretti a portare nella odierna collettività sociale. Dietro quella maschera, però, Zero ricorda la presenza di uomo comune costretto a convivere quotidianamente con le stesse problematiche che riempiono i giorni di chi assiste a quelle esibizioni. Viene, quindi, espressa la volontà dell'artista di non assumere un ruolo di superiorità rispetto ai propri fans bensì di sottolineare la propria modestia e vicinanza al popolo. Zero, quindi, vive il sogno che lo spettatore chiede attraverso la propria poesia e la propria affascinante arte dimenticando, per qualche ora, la nuda realtà per offrire una notte di magia che si rinnova in ogni nuovo spettacolo. Un capolavoro assoluto, quindi, che ben rappresenta la storia e la vita artistica di Renato Zero che ha affrontato il proprio cammino musicale, e continua a farlo, proprio in tal senso con la volontà di regalare quel sogno ad un pubblico che non ha smesso mai di affascinarsi dinnanzi a quella favola rappresentata da un cantautore di cotanto spessore umano ed artistico.