"Il mio onore" è un gran bel pezzo scritto ed inciso da Enrico Ruggeri nell'album "La ruota" del 2010. Nel testo, il cantautore milanese, canta la vita in trincea di uomini semplici che hanno scelto, per volontà o necessità, di difendere la propria Patria oltre che di dare anche la propria vita per ristabilire ordine e pace negli angoli più tormentati del nostro mondo. Spesso hanno a che fare con popoli con i quali non condividono nè religione nè ideologia nè, tanto meno la lingua ma ciò non condiziona la loro missione ed in nome della pace e dell'umanità rischiano costantemente la vita per metterli in salvo. Tutto questo anche quando, nel loro paese d'orgine, hanno mogli, fidanzate, figli e famiglie ad aspettarli con la paura e l'angoscia di non rivederli più. Quella stessa paura che vivono anche i soldati: uomini semplici che vivono le loro fragilità come qualunque essere umano ma che sono pronti a chiudere gli occhi e rischiare la propria vita ogni qual volta è richiesto il loro intervento. In quelle situazioni precarie in cui vivono, tra la mancanza di beni primari ed esposti alla follia di gente senza scrupoli o solo disperata, questi uomini hanno sempre lo sguardo rivolto al presente perchè ogni attimo può essere l'ultimo se vi sono distrazioni. Molte volte, però, nonostante il coraggio e la massima attenzione vi sono situazioni in cui nulla può proteggerli da un triste destino e di loro rimarrà solo quella forza d'animo che li ha spinti a scegliere quella vita e quel valore umano che li ha contraddistinti nel loro cammino e cioè il loro onore. Ma Ruggeri, si chiede giustamente, se questo grande ma effimero valore può giustificare la fine di una vita e, con essa, l'immenso dolore lasciato ai suoi cari visto che, dopo i primi giorni, anche le istituzioni si dimenticano di quegli eroi che hanno dato la vita per eseguire, con conscienza, i loro ordini. Quel sacrificio consumato in un istante verrà cancellato dal tempo e di quell'eroe rimarrà solo cenere ed una medaglia che non scalda il cuore di lo amava. L'onore, vero valore intrinseco in questi uomini, resta salvo anche dopo la morte ma certo non basta a chi aspettava il suo ritorno per riprendere insieme un cammino di vita e non basta, certo, una medaglia da parte dello Stato per far sentire la propria vicinanza a queste persone. Sarebbe, quindi, utile che le istituzioni limitassero al minimo questi tristi episodi con un'assistenza maggiore nel quotidiano e misure di sicurezza adeguate per tutte queste giovani vite abbandonate nelle zone di guerra. Infine, va dato atto a Ruggeri di aver raccolto queste sensazioni e di aver scattato una fotografia cruda e realistica di queste situazioni con l'intento di smuovere le coscienze di chi può e deve far qualcosa affinchè l'onore di questi uomini venga salvaguardato anche in vita e non solo elogiato da copione durate le loro solenni esequie che assuomo le sembianze raccapriccianti pantomime.