"Dio non c'è" è un brano di Marco Masini del 1993 pubblicato nell'album "T'innamorerai" e scritto da Giancarlo Bigazzi, Giuseppe Dati e Mario Manzani. La canzone, che affronta il tema della fede religiosa, è dedicata alla figura di Don Ernesto Balducci, sacerdote di Firenze che ha dedicato la sua vita ad attività nobili ed ha professato la pace anche grazie alle proprie capacità culturali che lo hanno reso un simbolo cattolico del nostro Paese. Il sacerdote dopo tante battaglie a favore dei poveri e delle persone vittime di ingustizie trovò la morte nel 1992 in un tragico incidente stradale. Il testo della canzone, quindi, si interroga sulle leggi della vita e della fede quando anche un uomo di questa levatura viene strappato dal mondo in tal modo. Nel brano il protagonista è un ragazzo perso in se stesso che si affida alla comunità del sacerdote rappresentando, in una società falsa e meschina, l'unica speranza per credere nel futuro. Il ragazzo cerca rifugio in una fede che non riesce a trovare ma che cerca attraverso quella presenza con la quale instaura un certo tipo di discorso che viene troncato con la morte della sua guida spirituale. A questo punto i dubbi del giovane ottengono una triste conferma vedendosi scippato di quell'unica figura buona che aveva al suo fianco e che rappresentava l'unica flebile luce del suo destino. Il protagonista, quindi, si interroga sull'esistenza di un Dio che, a dispetto della sua nomea, consente che avvengono tali disgrazie anche a chi ha dato i suoi giorni per professare la pace, l'amore e la misericordia. Il ragazzo arriva alla conclusione che: "...la fede è solo un regalo di Dio..." e che non serva cercarla se non la si trova nel proprio spirito. Ernesto Balducci era un uomo buono che voleva cambiare la mentalità di certa gente in un mondo distratto ed è stato un faro per tanti giovani della Firenze di allora. Una figura che due grandi autori quali Bigazzi e Dati hanno voluto dar ulteriore luce con questo magnifico e profondo brano reso unico con l'intensa interpretazione di un Marco Masini in grande forma. La canzone, anche se può apparire blasfema, è solo una reazione rabbiosa di un giovane che, da ateo, aveva cercatp di avvicinarsi alla fede e proprio quando stava iniziando un nuovo luminoso percorso si sente tradito da un mondo e da un destino ingiusto che gli ha rapito quella possibilità di trovare la fede e che non fa sconti a nessuno. Un brano che permette di riflettere sulla religione e sulla fede e che offre, quindi, a chi a ascolta il più bel dono che può fare una canzone ovvero quello di nutrire il pensiero. Data l'essenza della canzone, alcuni versi del brano, sono stati letti da Giuseppe Dati al funerale di Giancarlo Bigazzi nel gennaio del 2012.