"Dio è morto" è un brano scritto da Francesco Guccini nel 1965 e portata al successo dai Nomadi che la pubblicarono nel 1967 nell'album "Per quando noi non ci saremo" oltre a proporla al Cantagiro. "Dio è morto" è la prima canzone depositata alla Siae a nome di Francesco Guccini che, nel frattempo, aveva superato i due esami come autore di testi e come musicista non trascrittore. Infatti, il cantautore modenese, scrisse sia il testo che la musica anche se non ha mai inciso in studio questa canzone in tutta la sua lunga carriera ma è stata inserita in diversi dischi nelle solo versioni live che Guccini ha interpretato durante i suoi concerti. "Dio è morto", nonostante questo, è ancora oggi tra i grandi classici della discografia di Guccini pur restando un cavallo di battaglia anche dei Nomadi che ebbero il merito di lanciarla sul mercato discografico. Il titolo del brano riprende un celebre aforisma di Friedrich Nietzsche, ma da dichiarazioni dello stesso autore, la canzone prende spunto dal poema "Urlo" di Allen Ginsberg, almeno per quello che riguarda l'incipit. Nella versione dei Nomadi, il brano subì delle piccole modifiche ad opera del tasterista dello storico gruppo, Beppe Carletti mentre l'originale venne proposta una sola volta da Caterina Caselli che la pubblicò a pochi mesi di distanza nell'album "Diamoci del tu". La canzone ebbe anche problemi di censura: venne ritenuta blasfema dalla Rai ma, nel contempo, venne proposta da "Radio Vaticana" e pare che anche il Papa Paolo VI apprezzasse questo brano, il quale non presenta alcun elemento antireligioso bensì richiama a sani principi morali. Gli stessi Nomadi, all'epoca, si recarono in Vaticano con l'intenzione di regalare una copia del disco al Santo Padre. Tra le tante cover registrate negli anni sono da segnalare quelle di Luciano Ligabue nell'album "Tributo ad Augusto" del 1995 in omaggio ad Augusto Daolio, prima storica voce dei Nomadi, quella di Ornella Vanoni del 2001 nell'album "Un panino una birra e poi...", quella rock della band "L'invasione degli Omini Verdi" del 2003 per il disco "Non è un gioco" e quella di Fiorella Mannoia in "Canzoni nel tempo" del 2007. Un pezzo storico, quindi, della discografia italiana che, ancora oggi, dopo tanti anni rimane ancora tra le performance più attese nei concerti sia dei Nomadi sia in quelli dell'autore Francesco Guccini.