"Bandiera bianca" è brano di Franco Battiato del 1981 e pubblicato nell'album "La voce del padrone" giudicato come secondo album di sempre tra quelli italiani nella classifica stilata dalla celebre rivista del settore "Rolling Stone" ed anche dal referendum proposto da "Musica e dischi" dove viene preceduto solo da "Creuza de ma" di Fabrizio De Andrè. "Bandiera bianca" è una delle canzoni trainanti del disco insieme a "Centro di gravità permanente" che è stato prodotto anche in spagnolo col titolo "La voz de su amo" oltre ad essere diffuso attravero sette singoli in Spagna, Francia e Germania. Inoltre, "La voce del padrone" fu il primo lp italiano a superare il milione di copie vendute. Un successo straordinario che già dai numeri rende l'idea dell'importanza storica che questo disco rappresenta per Battiato e per tutta la musica italiana in generale. Per questo album Battiato abbandona quel rock progressivo che aveva contraddistinto i primi anni della sua carriera e propone un lavoro più accessibile al popolo che, come detto, otterrà un grosso riscontro commerciale. Non per questo, però, Battiato tralascia la qualità e la profondità dei testi e dei messaggi da lanciare. Infatti, a contrario della musica commerciale e spesso banale studiata a tavolino con il solo scopo di vendere, Battiato in "Bandiera bianca" per esempio offre molti spunti di riflessioni ponendo molte citazioni e riferimenti a persone ed avvenimenti dell'epoca che non soddisfa l'immagine di civiltà immaginata dall'autore. Per tale motivo, appunto, l'autore sventola bandiera bianca ovvero si arrenda alla mediocrità ed alla bassezza di determinate situazioni o personaggi che hanno contraddistino quell'epoca. Si parte con "Mr. Tamburino" riferimento al mito di quella generazione Bob Dylan che cantava "Mr. Tambourine Man" e che ricita con il verso: "i tempi stanno per cambiare..." per il brano "The times they are a-changing", invitandolo a mettere la maglia perchè con il passare del tempo si invecchia. Si continua in campo musicale con il riferimento ad Alan Sorrenti, passato da cantautore sperimentale a brani prettamente commerciali come "Figli delle stelle" e, quindi, alla musica vista come sola fonte di guadagno sottolineando la capacità del danaro nell'influenzare le scelte artistiche nel verso: "Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maetà il denaro...". Ma Battiato non risparmia la televisione, la politica, il cinema e la pubblicità dell'epoca. Cita, infatti le "demenziali" tribune elettorali condotte da Ugo Zatterin negli anni '70, le rissose rivolte studentesche, la miseria della vita negli abusi di potere, l'ascesa del cinema horror (erano gli anni dei successi di Dario Argento "Profondo rosso" e "Suspiria") e l'ossessiva attenzione all'apparire invocata dalla pubblicità facendo anche un ironico riferimento a se stesso ed al nuovo look sfoggiato a quei tempi nel verso: "C'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero". Inseguito troviamo altri riferimenti alla musica come quello per la canzone "Tutte le mamme del mondo" di Gino Latilla del 1954 nel verso: "Uh com'è difficile restare padre quando i figli invecchiano e le mamme imbiancano..." sottolineando come, in quell'epoca, un uomo avrebbe potuto meschinamente risentirsi del progressivo invecchiamento della moglie. Sempre in tema musicale Beethoven, Sinatra e Vivaldi ovvero i simboli della musica classica, leggera e barocca per poi citare la chiassosa musica disco in voga in quell'epoca ed a tutta quella musica di scarsa qualità proposta in quegli anni nel verso: "...e sommersi soprattutto da immondizie musicali...". Anche il ritornello: "Su ponte sventola bandiera bianca..." è un chiaro riferimento alla poesia "L'ultima ora di Venezia" di Arnaldo Fusinato dell'800 in cui veniva ripresa la resa della città all'Impero Austriaco. Nel finale appaiono altre due citazioni, la prima verso il filosofo Theodor Adorno e la sua opera "Minima Moralia" a cui dedica il coro ironico: "minima immoralia...minima immoralia..." e l'altra al brano "The end" di Jim Morrison con il verso conclusivo: "The end...my only friend this is the end..." ovvero "La fine...il mio unico amico questa è la fine...". Un brano, qundi tutt'altro che banale o commerciale bensì ricco di riferimenti e messaggi più o meno nascostri velati ad una realtà che stava vivendo un epoca effettivamente mediocre se ci si basa sulle osservazioni sottolineate da Battiato. Proprio questa perfetta ed accurata analisi dell'epoca, probabilmente, è stata la chiave per il clamoroso successo di questo brano e dell'intero album vero e proprio capolavoro della nostra storia musicale e culturale composta da un genio assoluto del nostro tempo quale il maestro Franco Battiato.