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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

Sanremo 2022: Opinioni al primo ascolto

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Sanremo 2022: Opinioni al primo ascolto

ACHILLE LAURO: 5 Ormai prevedibile nella sua volontà di sorprendere nella messa in scena diventa quasi ridicolo eccedendo in manifestazioni teatrali per nulla attinenti alla canzone e perciò inutili e fuori luogo. Tutto è concesso nell'arte purché sia parte integrante della rappresentazione e del messaggio che con la stesse si intende trasmettere. Lauro ormai è ostaggio del suo personaggio e la poca originalità del brano rende insufficiente la partecipazione. 

YUMAN: 4.5 Buona vocalità per un genere che lascia il tempo che trova a Sanremo. Si potrebbe fare un figurone in caso di grande testo e perfezione vocale ma in mancanza di questi due elementi si fa presto a finire nel dimenticatoio almeno per il pubblico di massa. Destinato ad una utenza di nicchia allorché arrivino testi migliori.

NOEMI: 6 L'acustica dell'Ariston non l'aiuta, il sonoro supera la voce e l'integrità del testo ne soffre. Avrà tempo per farsi ascoltare apparendo chiaramente la sua forza radiofonica e l'affidabilità di una timbrica comunque sempre affidabile. 

GIANNI MORANDI: 6,5 Continua la sua collaborazione con Jovanotti e l'onda allegra nata quest'estate. Brano orecchiabile che farà sicuramente presa dal punto di vista mediatico però è un peccato che da un connubio con così tanta qualità non si sia puntato su di un qualcosa di più profondo.

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA: 5 Brano da villaggio vacanze con alcuni velati spunti provocatori che non bastano a salvare il brano dalla banalità del suo ritornello che, sicuramente, sentiremo per molto e che probabilmente consentirà alla coppia un ingiustificato buon piazzamento. Di solito si aspettava Sanremo per ascoltare qualcosa di più coraggioso o con una qualità diversa anche se a costo di risultare complicati al primo ascolto. Questa arriva subito e, molto spesso, non è un bene. 

MICHELE BRAVI: 7 Uno dei due brani sanremesi della prima serata. Buona qualità del testo, impegnato ma non troppo e buona interpretazione da parte di un giovane artista dalla spiccata sensibilità che comunque già presenta una buona formazione e confeziona una apprezzabile performance.  

MASSIMO RANIERI: 7 Ecco l'altro brano sanremese proposto alla prima serata. Brano scenico, volutamente datato che richiede un grande interprete ed una grande padronanza delle doti vocali che Ranieri possiede senza dubbio ma che nella prima esibizione, vuoi l'età, vuoi l'emozione di un ritorno dopo tanti anni, non ha controllato al meglio. Non si mettono in discussione le sue capacità ed anche ricapitasse non inciderebbe nel giudizio né del brano né dell'artista che va solo premiato per il coraggio dimostrato nel rimettersi in gioco.

MAMHOOD & BLANCO: 6 Tanto entusiasmo per due nomi che in cima alle classifiche e ben visti negli ambienti discografici e radiofonici attuali anche se il sapore della evidente operazione di marketing toglie poesia qualora nel testo essa vi sia. Nulla di trascendentale per attribuire al brano il merito della loro annunciata vittoria che, essendo tale, probabilmente non avverrà.

ANA MENA: 4 Fuori luogo, fuori contesto. Un po' come avvenuto per Elettra Lamborghini anche ad Ana Mena è stato concesso un palco che non gli compete almeno per questo tipo di brani. La colpa, ovviamente, è di chi l'ha preferita ad altre proposte certamente più adatte.

RKOMI: 4 Trap?Rap?Rock? Non si capisce realmente cosa sia Rkomi. Inutile quanto ridicola la scelta di entrare in maschera e gettarla dopo appena due scalini, cosa avrà voluto dire? Sinceramente non ci interessa.

DARGEN D'AMICO: 5,5 Orecchiabile certo, tormentone sicuro, la nuova "musica leggerissima" che ascolteremo per molti mesi ma perché a Sanremo? Quel palco, come già detto, meriterebbe uno sforzo in più, qualcosa di diverso da quello che ascoltiamo quotidianamente. Una canzoncina così va bene in costume, sotto l'ombrellone, qui invece sarebbe richiesto ben altro anche se, da qualche anno, la sacralità del Festival pare stia pian piano svanendo e queste proposte accolte, spesso, con entusiasmi inutili, ne sono la prova.

GIUSY FERRERI: 6 Resta in bilico. Professionalità solita nella presentazione, testo più maturo del solito e la voce che rimane il suo indiscutibile marchio ma è anche l'elemento che divide la sua platea tra chi trova sia un valore aggiunto e chi, invece, crede la penalizzi nelle sue performance.

SANGIOVANNI: 5 Conferma il motivo della sua presenza proponendo un brano perfetto per il suo target di adolescenti e tanto basta a chi lo ha voluto a Sanremo.

GIOVANNI TRUPPI: 7 Originale, coraggioso e sicuramente lontano dal piattume attuale. Il brano non è di facile presa e difficilmente avrà un riscontro mediatico importante ma almeno ha regalato tre minuti in cui si è cercato di fare cantautorato. I pilastri della nostra musica ringraziano.

LE VIBRAZIONI: 5 Non ci si aspettava molto di diverso ma, la band, ha fatto di meglio in carriera e, almeno stavolta, avrebbe potuto lasciare il posto a qualcuno di più ispirato.

EMMA: 6,5 Non eccelle ma fa il suo da professionista e serve al meglio un brano sufficiente che può crescere col tempo.

MATTEO ROMANO: 6 Evidentemente acerbo, avrà tempo per cercare la sua strada.

IVA ZANICCHI: 7 Avesse presentato il brano negli anni '60 probabilmente avrebbe vinto. Oggi appare pesantemente antico ma da Iva è giusto aspettarsi questo. Sulla voce niente da dire e la standing ovation risulta meritatissima.

DITONELLAPIAGA & RETTORE: 5,5 Non è un classico sanremese ma un riempipista molto efficace. Purtroppo non si è in discoteca ma Amadeus pare non l'abbia capito visto l'ennesimo brano fuori contesto.  

ELISA: 7 Non vi sono capolavori in questo Festival ed anche lei, fra le favorite, non lo presenta. Il brano è buono, nulla di nuovo ed in linea con la sua discografia e per chi apprezza il suo stile premierà a pieni voti la sua esecuzione. Chi, invece, non ama la sua modalità di interpretazione potrà solo confermare la sua indiscussa professionalità e bravura vocale senza però eccedere dal punto di vista emozionale. 

FABRIZIO MORO: 6 Peccato, solito spartito per Moro. Sound e mood già sentiti troppe volte. Seppur indubbiamente bravo sarebbe stato giusto cercare di proporre qualcosa di diverso almeno sulle tematiche visto le sue evidenti doti autoriali. 

TANANAI: 4 Qualcuno dovrebbe spiegare a questi ragazzi che arrivare a Sanremo così rischia di segnare in modo indelebile una carriera, stroncandola spesso sul nascere. L'entusiasmo di essere lì intacca la lucidità nelle scelte di questi ragazzi, ma chi detta le regole del gioco, non dovrebbe consentire questo scempio. 

IRAMA: 6.5 Inizia ad avere una maturità diversa da altre operazioni e, pian piano, sta conquistando credibilità tra i Big. Il pezzo crescerà e sicuramente avrà un futuro in radio ma, non siamo ancora da podio anche in Festival abbastanza mediocre.

AKA7EVEN: 4 Vale lo stesso discorso fatto per altri ragazzi presenti all'Ariston. Molto acerbo, utile per attaccare allo schermo per tre minuti qualche ragazzino in più e per ottenere dagli stessi dei ritorni dal punto di vista telematico e social. Alla musica ed allo spettacolo non toglie e non mette e rischia, come altri, di non avere altre opportunità dopo aver esaurito il suo bonus generazionale.

HIGHSNOB & HU: 6 Sicuramente i migliori tra i meno noti. Nella sfilza di nomi improbabili e poco riconoscibili al grande pubblico forse sono quelli che ne escono meglio. Si intravede ricerca, originalità e volontà di evitare la strada più facile che, però, porta spesso verso un inevitabile burrone. 

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