"Frankenstein" è uno dei capolavori nascosti di Marco Masini. Una di quelle canzoni che passano quasi inosservate dall'utenza di massa poichè mai molto pubblicizzate mediaticamente ma, allo stesso tempo, proprio questo tipo di brani spesso assumono un sapore particolare per i fans che hanno avuto la possibilità di potersene innamorare. Quasi come un tesoro nascosto o un qualcosa di riservato agli appassionati queste canzoni diventano quelle, di solito, più amate dai fans più affezionati soprattutto quando, come in questo caso, si ha a che fare con una vera e propria perla. Un testo magnifico composto da Masini con Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati su di un sottofondo musicale sublime in cui si incastona a perfezione la graffiante e penetrante interpretazione del Masini dei tempi migliori. Brano da brividi pubblicato nell'album "Il cielo della vergine" del 1995 e, quindi, nella fase in cui Masini inizia ad avere i primi problemi dal punto di vista mediatico, preso di mira per i forti argomenti trattati e per un linguaggio crudo che racconta la realtà giovanile come pochi. Da "profeta generazionale" dei primi anni '90 Masini continua, con la sua mitica squadra di autori, a sfornare capolavori ma radio, tv e la stessa industria musicale per nome loschi figuri gli iniziano a remare contro per motivi personali, commericali o puramente d'invidia. All'artista viene affibiata l'etichetta da iettatore che lo porterà ad avere non pochi problemi nella propria carriera arrivando persino ad annunciare e mettere in atto un ritiro che fortunatamente durerà solo tre anni. Quella storia la conosciamo e sappiamo che Marco, a differenza di Mia Martini, ne è uscito con forza trovando nuovi stimoli per non darla vinta a certi personaggi. Tutto questo, però, ha inciso sulla strada artistica di Marco costretto a cambiare casa discografica, a sperimentare nuove sonorità, a provare a cambiare autori snaturando quella squadra irrangiungibile. Il rapporto con Bigazzi finisce e con gli anni si attenua anche quello con Dati che però, ha continuato a lavorare con Marco per alcuni brani mentre la presente offerta autoriale di Marco è legata al nome di Antonio Iammarino che ha già dato buoni frutti nell'ultimo disco. Nonostante i buoni risultati, però, è arduo pensare che Marco possa tornare ai livelli dei primi anni '90. Quella rabbia, quella grinta, quella forza di sbattere in faccia la realtà si è, con gli anni, un po' ammorbidita ed esce fuori solo a sprazzi. In ogni caso, oggi, Masini, resta comunque tra i pochi reduci di quel cantautorato di qualità sempre più raro. Tornado, però, al brano il testo vede il protagonista incoraggiare un amico malato finito in ospedale dopo una adolescenza non facile in cui era spesso preso di mira per la sua sensibilità, i suoi difetti fisici e la sua ingenua bontà. Si trattano, quindi, i temi dell'amicizia, del bullissimo, dell'emarginazione sociale, della solitudine dei malati, della bellezza dell'animo non carpita da un amore perduto che badava solo all'aspetto esteriore, dell'importanza dello studio perché non c'è peggiore malattia dell'ignoranza, della forza di volontà per credere di poter tornare alla vita. Tanti spunti di riflessione espressi in rabbia e poesia nati, purtroppo, da una storia vera e cioè dalla triste vicenda di un giovane fans di Masini colpito fatalmente dalla leucemia nei primi anni '90. Un pezzo da riascoltare di tanto in tanto per riflettere nella maniera giusta su questi temi e da riscoprire per chi, fino ad oggi, non ha avuto la fortuna di ascoltarlo.