L'inguaribile romantico della musica italiana Michele Zarrillo torna sulla scena con un nuovo disco dal titolo "Unici al mondo" che rappresenta in pieno il suo stile già dal primo singolo "La prima cosa che farò" in cui, l'artista, racconta la difficoltà di rifarsi una vita dopo la fine di un amore mai del tutto dimenticato. L'amore perso e rimpianto è anche il tema della dolce "Dolce incanto". In "Quei due", invece, viene rappresentato il mutamento di un rapporto che con gli anni ha perso l'entusiasmo dovuto all'ingenuità del primo approccio con l'amore fino al punto di non credere che quei due ragazzini innamorati erano davvero loro. L'importanza del partner nella vita quotidiana è raccontata in "Malinconica solitudine". La dura realtà dei giorni nostri e vecchi sogni infranti di un futuro migliore, invece, sono espressi in "In questo tempo" dove troviamo un Zarrillo in grande forma che evidenzia il rammarico di aver partecipato, come uomo, a far sì che il mondo vivesse questa fase critica e se ne prende le responsabilità "...In questi anni decadenti...il denaro è il nostro Dio...la cultura ha perso i denti...e gliel'ho strappati anch'io...che ho comprato mille libri...ma non li ho sfogliati mai:...se mio figlio ha preso esempio...quanti schiaffi mi darei...". L'autore, però, lascia comunque un messaggio di speranza per il futuro "...Vedrai sarà così...vedrai ma tu stai qui...con te...sarà...un altro mondo...non più...com'è...". Poi c'è la tenerissima filastrocca "La piccola mela" dedicata al figlio da poco venuto al mondo che gli ha permesso di riscoprire l'essenza della vita e la bellezza delle piccole cose come succede anche con sguardo intenso rivolto ai bambini del terzo mondo in "Nati in Africa". Crisi mistiche e difficoltà terrestri dovute alle divergenze in questione di fede religiosa è il tema trattato ne "Scegli la preghiera". Nel brano che dà il nome all'album "Unici al mondo", il cantautore romano, tratta appunto l'unicità di ogni vita e di ogni sentimento. Le debolezze e le fragilità dell'uomo sono rappresentate ne "Il mio amico timido" che esce fuori con tutta la sua reale natura solo grazie all'alcool: quando, infatti, alza il gomito, perde le proprie inibizioni ed esprime il proprio io che, perde puntualmente al mattino, quando diventa lucido. La stessa canzone, quindi, diventa anche un invito ai giovani a non buttare la propria vita e la propria identità nella morsa dell'alcool credendolo un rifugio o una fuga da una realtà che, anche se non soddisfa, va difesa e, nel caso migliorata, con le armi della cultura. L'intero, scritto in collaborazione con Giampiero Artegiani, racchiude una serie di messaggi importanti e ben inseriti nel contesto musicale (pop, blues, jazz) che rende l'ascolto piacevole e, a tratti, sublime. Poetico e romantico, Zarrillo, non ha smentito il proprio essere ritrovando anche una profondità nei testi riconducibile ai tempi migliori.