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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Non insegnate ai bambini": Il monito agli adulti di Giorgio Gaber

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"Non insegnate ai bambini" è una canzone di  Giorgio Gaber, Gaberscik all'anagrafe, ed una delle perle più luccicanti contenute nell'album postumo del cantautore milanese  "Io non mi sento italiano" del 2003. Il disco, infatti, uscì ventritre giorni dopo la sua morte ed il suddetto brano fu scelto per fare da accompagnamento musicale ai suoi funerali. Il brano doveva far parte del nuovo spettacolo di teatro-canzone "Io quella volta lì avevo 25 anni" preparato dallo stesso Gaber insieme a Sandro Luporini e mai andato in scena per la prematura scomparsa a causa di un cancro di cui soffriva da anni. Il brano si classificò secondo al Premio Tenco nel 2005 vinto, per pochi voti, dall'amico Enzo Jannacci con "Lettera da lontano". Il testo del brano è un monito agli adulti ed in particolarmodo ai genitori in merito all'educazione ed agli insegnamenti da trasmettere ai loro figli ed ai bambini in generale. Gaber si prodiga affinchè l'innocenza dei bambini non venga mai prematuramente sporcata da una "stanca e malata morale" o da "vecchi ideali" che condizionerebbero un cammino di vita ancora da esplorare e da coltivare con le proprie esperienze ed i propri personali pensieri. In pratica l'autore spinge i genitori a non segnare la strada del proprio figlio bensì di lasciare loro la libertà di riempirsi a loro piacimento il proprio futuro. Gaber invita, quindi, ad insegnare loro solo "la magia della vita" o di raccontargli "il sogno di un'antica speranza" standogli vicino e dando, dunque, "fiducia all'amore". Gaber auspica, quindi, un cambiamento della realtà sociale e per questo sceglie di intervallare le strofe con il ritornello di un girotondo da bambini proprio perchè è forte la convinzione che il mondo gira e cambia attraverso l'evoluzione della specie umana e, quindi, attraverso i bambini di oggi che saranno gli adulti di domani. Appare, dunque, come un atto dovuto e di coscenza non contaminare il loro pensiero e la loro crescita con vecchie convizioni appartenute ad una passata realtà sociale. Brano magnifico, quindi, che dopo la morte di Gaber è stato reinterpretato da diversi artisti della scena italiana come Alice, Laura Pausini, Morgan, Enrico Ruggeri, Lorenzo Jovanotti in duetto con Gianluca Grignani, Simone Cristicchi, Giobbe Covatta, Ornella Vanoni e tanti altri. Le tante cover non sono altro che un riconoscimento ad un testo affascinante e condivisibile e, soprattutto, alla grandezza di un autore che ci ha lasciato forse nel momento di maggiore maturità umana e professionale. Non a caso, questo brano come quello che da il titolo al disco "Io non mi sento italiano" sono tra le opere più apprezzate della sua gloriosa storia artistica. Ovviamente, Gaber, ha espresso sempre il suo talento e quest'ultimo album è solo una ennesima prova della sue grandi capacità autoriali. Il suo teatro-canzone ha fatto storia come anche la sua rinomata ironia ma non sono mai mancati testi importanti e capaci di donare riflessione che poi è ciò che di più importante può fare una canzone.

 

 

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