"La canzone dell'amore perduto" è una ballata con la quale Fabrizio De André narra i comportamenti e gli atteggiamenti che compongono il quotidiano di una relazione amorosa ormai finita. La canzone, incisa nel 1966 in un 45 giri insieme a "La ballata dell'amore cieco (o della vanità)" e nel 1969 nell'lp "Nuvole barocche", ha molto di autobiografico ed è riferito alla prima esperienza matrimoniale di Faber con Enrica Rignon, madre di Cristiano, conclusasi a metà degli anni settanta. La stessa ex moglie dichiarò che Fabrizio scrisse la canzone quando la fine del loro amore era ormai cosa fatta nonostante continuavano a vivere insieme perchè si volevano ancora bene. Nel testo, il declinio del rapporto viene visto da una rassegnata prospettiva femminile: "...Non resta che qualche svogliata carezza e un po' di tenerezza...". Inoltre, viene espressa anche una prospettiva plausibile di un uomo che rimpiangerà quell'amore solo prima di trovare un'altra donna alla quale dedicare i propri pensieri e le proprie speranze di una nuova esperienza sentimentale: "...Ma sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d'oro, per un bacio mai dato, per un amore nuovo...". Sia il testo che la musica è stata depositata alla Siae a nome di Fabrizio De André anche se la musica, in realtà, è una ispirazione a "Concerto in Re maggiore per tromba, archi e continuo" composta da Georg Philipp Telemann. Negli anni la canzone, vero e proprio capolavoro della musica cantautorale italiana, è stata reincisa da diversi grandi nomi della musica italiana come Franco Battiato nel 1999, Gino Paoli nel 2003, Claudio Baglioni nel 2006, Antonella Ruggiero nel 2007 e Giuseppe Mango nel 2008. Recentemente anche Enrico Ruggeri ne ha proposto una sua versione all'interno della trasmissione Rai "I migliori anni". Uno dei più grandi successi di Fabrizio De André, quindi, che rientra nel repertorio più malinconico ed intenso del grande cantatutore genovese che ha segnato in modo decisivo il percorso storico della nostra musica e della nostra cultura.