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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"L'istrione": Zero e Ranieri cantano Aznavour

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"L'istrione" è uno dei brani più celebri del grande chansonnier francese  Charles Aznavour, all'anagrafe Shahnour Vaghinagh Aznavourian. La canzone tradotta dall'originale "Le cabotin" da Giorgio Calabrese sotto la guida degli autori Aznavour e Georges Garvarentz, è stata portata in Italia nel 1970 dallo stesso artista transalpino che grazie alle sue conoscenze linguistiche ha fatto conoscere le sue canzoni in tutto il mondo riuscendo a cantare in ben 6 lingue oltre che in dialetto napoletano. Un mostro sacro, quindi, della musica leggera capace di emozionare come pochi e trasmettere arte nel suo stato più puro. Per tale motivo, Renato Zero , decide di incidere "L'istrione" nella sua raccolta del 2000 "Tutti gli zero del mondo". Zero, probabilmente, tra i cantautori italiani è quello a cui più si addisce l'aggettivo di istrione essendo in palcoscenico un vero mattatore e dimostrando una teatralità non comune nel mondo della musica italiana. Nello show televisivo che poi diede il titolo al disco, Zero, decide di eseguire il suddetto brano con un altro artista poliedrico e, soprattutto, grande interprete come Massimo Ranieri che, a sua volta, la pubblicherà nel disco live del 2010. I due regalano una versione di questo brano magnifica che non fa rimpiangere l'originale. Un'altra versione ottima, inoltre, la inciderà  Enrico Ruggeri nell'album "All In: L'ultima follia di Enrico" del 2009. Un brano non per tutti, quindi, che solo alcuni artisti italiani con determinate caratteristiche hanno potuto interpretare risultando credibili e non facendo cadere il senso di questo testo stupendo. "L'istrione", infatti, rappresenta la confessione di un commediante che esprime, da un lato, la sua natura umana e quindi in dubbi e le paure che lo attraversano prima di andare in scena, e dall'altro lato, la naturalezza con la quale le sue innate doti lo portano ad interpretare, quasi meccanicamente, un qualsiasi ruolo in maniera impeccabile e professionale risultando credibile e trascinante. Questa canzone, tra l'altro, può sembrare quasi un atto di immodestia e di eccessiva vanità dell'autore ma, in realtà, è una dichiarazione sincera del proprio essere artista che si palesa ogni qualvolta si apre quel sipario. La figura del commediante, inoltre, può essere interpretata anche come metafora dell'uomo che recita la sua parte nella commedia della vita indossando, a seconda delle circostanze, delle maschere mentendo finchè sembri verità, finchè esso stesso si autoconvinca che sia realtà. In qualunque modo si voglia vedere, sta di fatto, che questa è sicuramente una delle canzoni più belle della storia della musica leggera mondiale ed è una prova concreta della superba grandezza di un vero istrione come Charles Aznavour.  

 

 

 


 

 

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