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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"L'eroe": D'Angelo canta il dramma dei caduti in guerra

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"L'eroe" è un brano di Nino D'Angelo, Gaetano all'anagrafe, pubblicato nell'album "Il ragù con la guerra" del 2005. Scritta dallo stesso cantautore napoletano, la canzone parla del dramma di un ragazzo morto in guerra e di quella dei propri cari con un occhio particolare verso la madre del giovane. Con la parola eroe, D'Angelo, vuole rappresentare la definizione che viene spesso utilizzata in questi casi da parte degli uomini del potere appartenenti ad uno Stato assente che non offre possibilità ai ragazzi di crearsi un futuro e che, talvolta, scelgono come ultima spiaggia di entrare a far parte dell'esercito o di un qualsivoglia corpo dell'arma. In altri casi, come quello descritto nella canzone, la scelta di arroluorsi è volontaria ed è spinta da un senso di appartenenza alla Patria che lo stesso Stato però non sa ricambiare non offrendo loro le condizioni ideali per svolgere le proprie missioni e mettendo spesso in pericolo la vita degli stessi che va ad assumere, per i governi, un valore molto vicino allo zero. L'assenza dello Stato viene poi nascosta da quelle finte apparizioni fatte di tanta ipocrisia in occasione dei funerali di questi giovani dove rincuorano con parole di rito e discorsi al vento le famiglie dei caduti che, invece, vorrebbero da loro delle spiegazioni e dei perchè sono costretti ora a piangere la morte del loro figlio che viene sostituito da delle foto e da una fredda medaglia all'onore più falsa di chi la consegna. Una situazione espressa in maniera eccellente dalle parole di D'Angelo che si immedesima nella figura dei familiari del ragazzo e racconta la scena rappresentando la patetica presenza degli uomini del potere che inneggiano al valore della Patria e innalzano le bandiere tricolori su di una terra, in questo come in molti casi del sud, spesso dimenticata dallo stesso Stato. D'Angelo chiude il brano ricordando l'assurdità delle guerre volute dallo Stato, magari per soddisfare le aspettative di altri Paesi nel gioco dei potenti, che provocano queste situazioni drammatiche che non possono essere giustificate in nessun modo e nè si può accettare che la vita di un ragazzo abbia lo stesso valore di un pezzo di carta permettendo, dopo falsi proclami, che ciò si ripeta puntualmente. Un brano profondo e significativo che il cantautore nato a San Pietro a Patierno a voluto scrivere per racchiudere il pensiero di gran del popolo che, in queste come in altre vicende legate al potere, non ha alcuna voce in capitolo. Questo, infatti, è proprio uno dei motivi che spinge D'Angelo a fare questo mestiere e, lo stesso artista ha più volte sottolineato, anche nel sottofondo musicale di chiusura di questo brano, questo aspetto fondamentale della musica che riesce a dare una voce a chi non può parlare e che riesce ad entrare negli occhi di chi non può guardare. L'ennesima prova, quindi, della maturazione di un'artista che, soprattutto nella seconda fase della sua carriera, ha saputo sempre proporre testi profondi e mai banali confermandosi tra le realtà più belle e particolari della nostra musica popolare.

 

 

 


 

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Nino D'Angelo

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