"Il disertore" è un brano francese del 1954 scritto da Boris Vian e da Harold Berg per ciò che riguarda la musica. Conosciuta nel mondo come "Le déserteur", la canzone è stata eseguita per la prima volta da Marcel Mouloudji per poi essere cantata dallo stesso Vian e, negli anni, da diversi interpreti internazionali. A portarla in Italia fu Margot, ovvero Margherita Galante Garrone, alla fine degli anni '50 ancora in lingua francese. Sempre nella versione originale venne eseguita da Adriana Martino, mentre la prima traduzione in italiano è da attribuire a Santo Catanuto, autore e studioso del canto anarchico in Italia. La prima incisione, invece, in italiano fu del trio francese "The Sunlight" nel 1967. Qualche anno prima, nel 1962, il brano venne tradotto anche da Luigi Tenco ma la sua versione intitolata "Padroni della terra" rimase inedita. In seguito la canzone venne ritradotta da Giorgio Calabrese, celebre paroliere, ed incisa da Ornella Vanoni nell'album "Ah! L'amore l'amore, quante cose fa fare l'amore!" del 1971. Sempre in quegli anni, il brano, venne inciso anche da Serge Reggiani e da Achille Millo. Mentre la versione italiana più celebre venne incisa nel 1992, sempre sulla base della traduzione di Calabrese, da Ivano Fossati all'interno del disco "Lindbergh (lettere da sopra la pioggia)" vincitore della Targa Tenco come miglior album dell'anno. In seguito la canzone è stata ripresa, in differenti versioni, da Giangilberto Monti nel 1995 nell'album "Boris Vian - Le canzoni" con il titolo "Egregio Presidente", da Renato Dibì con il titolo "Io disertore" nel 2002 ed, in verisione rap, dal gruppo "Terminale X" nel 2003. "Le déserteur" è stata oggetto anche di altre traduzioni in italiano mai incise curate da Paolo Villaggio e da Giorgio Caproni. Esiste anche una traduzione in dialetto piemontese scritta ed incisa da Renzo Gallo. Inoltre esistono altre versioni eseguite live e mai pubblicate come quella Gino Paoli. II testo, in pratica, è il sentito rifiuto, anche a costo della propria vita, di partire a seguito della chiamata alle armi per andare in guerra ad ammazzare i propri simili per delle assurde ideologie o giochi di poteri lontani dalla propria vita reale che, difatto, verrebbe solo danneggiata e persa per sempre per i soli interessi del potere. Il brano nasce ai tempi della disfatta della Francia nella battaglia di Dien Bien Phu che segna la fine della guerra in Indocina e non venne accolta bene dal potere francesce al punto di essere vittima di modifiche del testo originale al fine di eliminare i riferimenti al Presidente prima della totale censura radiofonica. Diventato un inno pacifista, il brano, divenne un manifesto contro la presenza coloniale francese nell'Algeria che lottava per la propia libertà. In merito al tema della canzone, Vian dichiara: "La mia canzone non è affatto anti-militarista, ma, lo riconosco, violentemente pro-civili". La vita dell'autore venne segnata da questo brano al punto che, nei suoi lavori successivi, si firmava con uno pseudonimo per evitare ripercussioni politiche fino alla morte che giunse solo 5 anni dopo la pubblicazione della canzone, ovvero, nel 1959 per problemi cardiaci. Andò ancora peggio al primo esecutore del brano: Marcel Moulodji, infatti, venne esiliato per circa 10 anni dal mondo della musica francese. Un brano, quindi, che ha segnato la storia della musica mondiale ed anche quella della nostra civiltà. Un pezzo di storia francese che grazie, soprattutto, ad Ivano Fossati è diventato patrimonio anche della cultura italiana.