"Francesco" è brano di Aleandro Baldi, Civai all'anagrafe, che porta la firma dello stesso artista oltre che di Giuseppe Dati e Bruno Zucchetti. Il brano, in realtà quasi del tutto pronto prima dell'intervento di Aleandro, è figlio dei ricordi d'infanzia di Beppe Dati che viveva proprio vicino a Santa Croce, località di Firenze citata nel testo. La canzone, pubblicata nell'album "Ti chiedo onestà" del 1994, è una di quelle passate sotto silenzio, uno di quei brani che spesso sono ignorati dai media e di conseguenza dal grande pubblico. Infatti, sebbene in quegli anni Aleandro Baldi era nel clow della sua notorietà mediatica, non tutte le sue canzoni, come avviene un po' per tutti, venivano diffuse mediante i più diffusi mezzi di comunicazione. Di quell'anno e di quel disco veniva sempre e solo proposta "Passerà" che vinse il Festival di Sanremo e che rappresentò uno dei punti più alti della carriera dell'artista. Come in molti casi, anche in questo disco, vi sono però delle altre canzoni che avrebbero meritato più visibilità ed una di queste è proprio "Francesco". Il testo intenso e struggente parla del quotidiano di uno di quei personaggi un po' strambi come ne esistono in ogni comunità cittadina. Il "matto del paese" che vive la sua vita per strada immerso nella sua personale realtà fatta di fantasia. L'uomo della canzone, nonostante la brutta nomea che si porta di dietro, non ha mai fatto del male a nessuno e passa le sue giornate a spazzare la strada per ripulire il mondo da quel pattume che lo circonda. Ovviamente, l'autore, cerca di interpretare, concededosi qualche licenza poetica, quella sua mania di spazzare continuamente la sua strada. Oltre ciò, però, Francesco deve affrontare anche il proprio essere e le proprie debolezze dovute ad una non perfetta salute fisica ed ad una vista poco efficace che si aggiungono a quei problemi psichici che gli caratterizzano l'esistenza e lo rendono invisibile agli occhi del mondo "civile". Le sue difficoltà lo portano anche ad avere difficoltà motorie e di equilibrio ma ciò che più gli rende dura la vita è quella estranietà dal mondo che lo circonda e quel dolore che sente dentro e che riesce ad esternare solo urlando e ripetendo i soliti movimenti quotidiani. La cattiveria del mondo che lo vede come un mostro dal quale stare lontano, fa di questo tenero personaggio l'emblema della solitudine e della indifferenza più profonda. Aleandro Baldi, però, immagina questo uomo come uno dei pochi capaci, attraverso la fantasia, di capire realmente i valori importanti della vita e lo vede come uno spazzino che accumula tutto l'amore e tutti i sogni che la gente "normale" butta via non apprezzando la fortuna che si ha nel possederli. Spazzando spazzando, Francesco, nella rappresentazione dell'autore, riduce l'intero universo in un mucchio di spazzatura esprimendo in tal modo tutto lo sporco, il marcio, il superfluo e la cattiveria che circonda il quotidiano vivere facendo dimenticare le cose davvero importanti ed i sentimenti nobili e puliti che dovrebbero essere alla base della vita e dei rapporti umani. Un pezzo, quindi, da ripescare dall'ottimo repertorio di un artista troppo spesso dimenticato e che meriterebbe di avere molto più visibilità di tanti presunti artisti che dominano senza reali meriti la scena mediatica. I tempi cambiano ed è bene che si sperimenta nuova musica con giovani talenti ma, allo stesso tempo, non va dimenticato chi come Aleandro Baldi ha scritto pagine importanti della nostra storia musicale e che continua a poporre musica di qualità pur essendo quasi del tutto ignorato da radio e televisioni. L'arte non ha età nè sesso nè razza e non deve essere proposta dai media solo per scopi commerciali ma, soprattutto, per la sua funzione più nobile e cioè quella di importante mezzo per la crescita culturale del Paese altrimenti rischieremo di fare come il "Francesco" della canzone spazzando via i grendi artisti ed i veri cantautori e riducendo il mondo della musica ad un mucchio di spazzatura lasciandolo nelle mani dei geni del marketing e della pubblicità.