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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

Sanremo 2017: Quel che rimane di questa edizione

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Sanremo 2017: Quel che rimane di questa edizione

Chiuso il Festival si tirano le somme ed è evidente che tra la vittoria naif di Gabbani, la debacle dei veterani, i dubbi sui sistemi di votazione e quindi su di una giuria di sedicenti esperti, la sempre più cospicua quota talent da subire per ragioni televisive e commerciali e diverse altre questioni sono molti i punti da chiarire e da aggiustare per quanto possibile in vista del prossimo anno. Sono anni, ad esempio, che si avanti con questo sistema di giudizio e tra un televoto evidentemente incontrollabile, una giuria di esperti spesso composta per la maggioranza da personaggi non proprio appartenenti al mondo musicale e la fantomatica giuria demoscopica si arriva a risultati falsati e non linea spesso con il reale valore delle proposte. Tocca però fare un passo indietro per iniziare col piede giusto: partire proprio dalle canzoni e dalla selezione delle stesse. Eliminare gli inviti e le prepotenze delle major per tornare a dare a tutti la possibilità reale di presentare un brano per poi venir giudicato aldilà del peso mediatico di chi la presenta. Vi è ancora oggi chi si presenta senza invito ma lo fa con la consapevolezza di partire con l'handicap rispetto a chi viene invitato a partecipare prima ancora di aver pronto un brano. Viene da se che non sempre il brano che poi uscirà fuori, costruito e scritto dalla solita manica di autori "sfornahit" usa e getta su commissione per il Festival, sia all'altezza della kermesse. Secondo voi, ai tempi di Baudo, Alessio Bernabei, per citarne uno, avrebbe fatto ben tre Festival consecutivi? Risultando, tra l'altro, sempre tra gli ultimi? Bhe non credo proprio. Non c'era, quest'anno, proprio nessun altra proposta migliore di quella di Bernabei? Sarei curioso di ascoltare tutte le canzoni escluse. C'è davvero tutta questa mancanza di autori bravi se il meglio della musica italiana è questa? E' vero forse di penne intelligenti ce ne sono sempre meno ma sono altrettanto certo che, da qualche parte, fuori dalla giungla mediatica, c'è ancora qualcuno che ha qualcosa da dire. Inoltre, questa povertà culturale la vuole l'Italia, quel paese che sostiene i talent, che inneggia alla pochezza offerta da contenitori televisivi volti al commercio e al traguardo facile, quell'Italia che ha portato la De Filippi all'Ariston, una delle principali artefici di questo disastro. E' vero, il suo programma e simili hanno sfornato anche belle voci ma di voci belle ce ne sono tante ma se non sei Mia Martini o Fiorella Mannoia la voce senza anima ne arte non porta a nulla. Meglio una voce sporca, segnata, graffiata, un timbro unico anche sgraziato ma che ti rapisce, ti dice qualcosa, meglio quel Califano che di quell'unica corda vocale ne ha fatto un marchio grazie allo spessore della sua penna, meglio quei cantautori che forse vocalmente non sono perfetti e che hanno fatto la storia della nostra musica, De Gregori, Guccini, Battiato e tanti altri che al tempo d'oggi probabilmente non avrebbero nemmeno passato la selezione di un talent e sarebbero stati derisi per le loro imperfezioni vocali dal Fedez di turno e se solo penso a quanto avremmo perso posso capire ciò che evidentemente stiamo perdendo oggi grazie a questi programmi. E' un discorso complesso, lungo ed una trasformazione culturale che anno dopo anno stiamo pagando in tutti gli aspetti della nostra società e non ci lamentiamo se ci troviamo governati dal Senatore Razzi di turno, se in Europa ci rappresenta Salvini e se a Sanremo ci troviamo Maria De Filippi. Ecco questo è l'origine di tutto che poi consegue con la vittoria di Gabbani che, se vogliamo, è il lato positivo di questo Festival viziato in partenza. Un ragazzo capace ed anche un cantautore pensante, intelligente e che espone già un suo stile, unico, personale, che si distingue tra la noia dei bei canti vuoti dei tanti ragazzi infilati abusivamente tra i big. Elodie e Lele hanno fatto la stessa trafila, la stessa edizione di Amici, entrambi non hanno vinto in quella edizione eppure Elodie è tra i big e Lele tra i giovani, perché? Era evidentemente giusto che, se proprio dovevano essere in gara, lo dovevano fare entrambi tra i giovani così come Sylvestre, Comello, Luzi ecc. Prima il trampolino di una carriera era Sanremo Giovani e tra i Big ci arrivavi solo se davvero lo eri, era il traguardo di una carriera ma dai Marco Carta ai Valerio Scanu è cambiato tutto ed ora Sanremo si sta tramutando in uno dei tanti talent e ciò non può portare che alla lenta ma inesorabile fine di un mito. Metamorfosi che si evidenzia ancora di più quest'anno dove è stata palese la volontà di penalizzare i veterani. Al Bano, usato per favorire il mercato dell'est europa, è stato fatto fuori un brano che non era tra i migliori dei suoi ma era comunque composto da autori storici ed eseguito con la solita professionalità, brano classico ma quello che ci si aspetta. D'Alessio aveva la solita melodia facile e tema sensibile ma c'era di peggio in gara, Ron era tra i migliori ed oltre la sua storia personale, questa sua canzone, non meritava di certo di non essere in finale. Oltre agli eliminati, anche gli altri veri Big giunti in finale, non hanno avuta vita facile. Piazzamenti a dir poco scarsi rispetto al valore delle loro proposte per Marco Masini e Michele Zarrillo. Alla Mannoia, unica superstite e meritevole della vittoria, è stato dato il contentino del secondo piazzamento oltre ai premi secondari. Poi ci si lamenta che spesso i veri artisti non vogliono partecipare al Festival ma, riflettendo poi sull'andazzo degli ultimi anni, è evidente che tale espressione si usa solo come scusa poiché a Sanremo i veri artisti non li vogliono o meglio li vogliono solo usare per vendere il prodotto in tutto il mondo per poi gettarli via e con essi tutta la credibilità del Festival e della nostra arte discografica. Urge rimedio, cambiare la rotta da subito, serve qualcuno alla direzione artistica che si sappia imporre per salvare il mito e se proprio non si trova in giro qualcuno in grado di farlo si richiami Baudo, anche un ultima volta, anche solo come guida, per ricordare ai successori cos'è Sanremo e come lo si fa che qui pare l'anno dimenticato. La folla grida un mantra...l'evoluzione inciampa...     

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