"La donna del mio amico" è uno dei brani più amati dei Pooh e sottolinea anche uno dei punti centrali del loro sodalizio arrivato quasi a mezzo secolo di avventura e cioè l'amicizia. In questo pezzo, pubblicato nell'album "Amici per sempre" con il quale festeggiarono il trentennale della band nel 1996 e scritto da Roby Facchinetti e Stefano D'Orazio, racconta di una forte passione tra un uomo e la donna del suo migliore amico. Nonostante però la forte attrazione che, evidentemente, non è puramente di tipo sessuale, il protagonista respinge le avance della donna per proteggere una amicizia durature, profonda e sincera. L'uomo, in un momento di lucidità, chiede chiaramente alla donna di farsi da parte e di farlo in fretta per non dargli il tempo di poter cambiare idea. Quell'ingiustizia, infatti, guasterebbe sia il rapporto di amicizia e sia la propria coscienza: l'uomo non riuscirebbe più a guardare l'amico di una vita nello stesso modo e sarebbe lo stesso anche con quella donna che diventerebbe solo l'occasionale compagna per un'ora. Il protagonista prende questa decisione solo per per amicizia poiché sa bene che ogni volta che vedrà quella donna ne soffrirà ma, vista la situazione, spera solo di incontrarla in un'altra vita per non perdere l'occasione di poterla amare liberamente. Un gran bel testo, quindi, composto su di una struttura armonica coinvolgente che ha reso questo brano un classico del repertorio dei Pooh. Tra l'altro, il brano e parte del disco incentrato sull'amicizia proprio come indica il titolo "Amici per sempre" è stato un motivo di riavvicinamento tra i quattro storici elementi del gruppo in un momento in cui incompresioni e disaccordi su alcuni brani dello stesso disco stavano portando ad una clamorosa scissione della band. In particolare, c'erano stati diverbi sul brano "Innamorati sempre, innamorati mai" che doveva chiamarsi "Chissà se c'è un prato là dove sei adesso" e doveva rappresentare un omaggio allo scomparso padre di Stefano D'Orazio ma gli altri componenti non volevano trattare il tema della morte mentre "Il silenzio della colomba" doveva trattare di violenza sessuale ed era stata scritta su di un'altra melodia da Dodi Battaglia che intendeva cantare lui stesso la canzone. Gli altri tre, però, volevano che fosse Facchinetti ad interpretarla e, Dodi, per non creare problemi ritirò la propria composizione musicale e testuale del brano eliminando ogni riferimento alla delicata tematica iniziale. La canzone, quindi, fu rifatta ex novo da Facchinetti con Valerio Negrini, storico componente della band dalla sua nascita prima sul palco e poi solo come autore scomparso nel gennaio 2013 e definito "il quinto Pooh". Nonostante tutto, però, l'album probabilmente fu utile per ripercorrere la loro lunga amicizia eliminando ogni idea di abbandono almeno fino al 2009, quando il solo Stefano D'Orazio, per motivi personali ed in maniera amichevole, ha lasciato il gruppo che tra poco, nella formazione a tre, festeggerà i cinquant'anni di storia in musica, una storia magica fatta di successi e di emozioni che non conosce oblio e che si spera possa continuare ancora per molto.