Era il 1992 quando il re del pop Michael Jackson venne accusato di plagio da Albano Carrisi. La strana vicenda pare sia iniziata quando il figlio Yari, allora bambino, ascoltò per caso il brano "Will you be there" riscontrando una forte somiglianza con la canzone "I cigni di Balaka" che il padre incise insieme a Romina Power nel 1987 nell'album "Libertà!". Il brano di Jackson, invece, venne pubblicato il 26 novembre del 1991 all'interno dell'album "Dangerous" che arrivò a vendere circa 32 milioni di copie in tutto il mondo. In seguito alla denuncia di Albano, nel 1994, la Pretura civile di Roma ritirò il disco dal mercato italiano e, la Sony, che ne possedeva i diritti pubblicò una nuova edizione del disco senza la canzone incriminata. Il Tribunale di Roma, però, nel 1997, in seguito all'interrogatorio eseguito allo stesso Jackson nell'aula numero cinque della Pretura di piazzale Clodio a Roma, revocata l'ordine di sequestro del 1994 perchè "manca, allo stato degli atti, una prova attendibile e convincente che Jackson abbia avuto conoscenza del brano musicale realizzato da Albano". Pochi mesi dopo, il Tribunale di Milano stabilì che non vi era un vero e proprio plagio poichè entrambi i brani erano privi di originalità essendo ispirati da vecchi pezzi blues americani privi di diritti d'autore come "Just another day wasted away". In quell'occasione Albano fu condannato a pagare le spese processuali ma nel maggio del 1999, il Pretore Penale di Roma Mario Frigenti diede ragione ad Albano dopo che i periti riscontrarono la presenza di ben 37 note consecutive identiche nei ritornelli dei due brani. Per questi motivi il plagio sussisteva e la star americana fu condannata a pagare quattro milioni di lire di multa per plagio. Non fu, invece, accolta la richiesta di cinque miliardi di lire inoltrata da Albano per i danni subiti. Nel novembre del 1999, però, la Corte di Appello di Milano confermò la sentenza del 1999 che proclamava i brani in questione privi di originalità. La vicenda, quindi, si concluse che gli artisti, a loro reciproca insaputa, avevano realizzati i propri brani in base alle proprie personali conoscenze musicali. Albano, quindi, fu condannato a pagare tutte le spese processuali avendo lui stesso dato inizio alla vicenda. La causa, però, avrebbe dovuto concludersi in Cassazione, ma ciò non è mai avvenuto grazie ad un riservato accordo tra i due artisti che portò alla definitiva chiusura della questione. Successivamente, Albano dichiarò che era stato raggiunto un accordo per la realizzazione di un concerto a favore dei bambini maltrattati nel mondo cosa che poi non è mai avvenuta per le accuse di pedofilia piovute sul capo dell'artista che lo riportarono nei tribunali a difendersi di accuse ben più pesanti di quelle di Albano. Nel 2001, infine, si concluse anche il procedimento penale di Roma con il ribaltamento della sentenza del 1999 e la definitiva assoluzione di Jackson dal reato di plagio. Una vicenda strana in cui, probabilmente, Albano ha provato, visto la reale somiglianza delle due canzoni, a farsi un po' di pubblicità nel mondo trovando, infine, un accordo che avrebbe potuto portare ad un concerto storico al fianco del re del pop mondiale. In seguito al processo, Albano, ha dichiarato di non aver mai creduto che Jackson sia stato ispirato dalla sua canzone ma che qualche altra figura, vicina a lui, gli abbia passato quella traccia spacciandola per inedita. Probabilmente, la sentenza data in tribunale, si avvicina molto a reale svolgimento dei fatti poichè risulta difficile pensare che Jackson era a conoscenza della sola esistenza di Albano e, tantomeno, della sua musica che non era mai stata pubblicata negli Stati Uniti.