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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

Sanremo 2023: Cast stellare? Ne siete certi?

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Sanremo 2023: Cast stellare? Ne siete certi?

E' arrivato l'annuncio del tanto atteso cast sanremese per l'edizione del 2023. Amadeus, fin da subito, è stato inondato da elogi e complimenti per un elenco di artisti da molti ritenuto stellare. Escludendo le considerazioni positive dei media Rai, evidentemente di parte, stupisce che tali disamine arrivino anche da altre testate. Andando, infatti, a leggere i nomi che vedremo a febbraio al teatro Ariston e considerando le passate kermesse guidate da Amadeus, si può notare come questo cast sia tutt'altro che sorprendete bensì molto scontato ed anche abbastanza deludente. Questi nomi, dunque, non fanno altro che continuare il processo di trasformazione da quella liturgica cerimonia solenne che era il Festival in un Festivalbar 2.0, ovvero, uno scanzonato show dove la musica d'autore e di qualità che trovava nell'evento la sua vetrina migliore, e spesso unica, per arrivare alla massa, lascia definitivamente il posto alla musica radiofonica o da streaming, quella che quotidianamente ci viene imposta, quella che, Sanremo o non Sanremo, ascolteremo comunque, anche contro la nostra volontà, quella che ci ritroviamo ossessivamente nelle radio, nei negozi, nelle pubblicità, nella mente. Allora ha davvero senso un Sanremo così? Aspettare un anno per ritrovarci la stessa musica, la stessa gente, le stesse melodie che ascoltavamo fino al giorno prima per le scelte di un qualcuno che ha interesse sul successo di determinati personaggi. LDA, il figlio di Gigi D'Alessio, ha una carriera così diversa da chi ascolteremo tra le Nuove Proposte o è solo il cognome che gli ha permesso di essere tra i Big? Lo stesso vale per gli altri debuttati semisconosciuti ai più. Non vale lo stesso discorso per Leo Gassmann che, in qualche modo, era in debito di una partecipazione tra i Big dopo aver vinto tra le Nuove Proposte due anni fa. Magari, lui, l'aiutino l'ha avuto allora, ma almeno ha rispettato la giusta trafila. Oltre la storia dei giovani ritenuti big per grazia ricevuta che è prassi negli ultimi anni, notiamo l'assenza totale di cantautori di chiara fama e storia, dai capostipiti, che in rari casi, soprattutto per loro scelta, hanno preso parte al Festival, ma anche dei loro "figli", la generazione nata dopo De André, Tenco, Dalla, Vecchioni, Guccini, Fossati, Bertoli ovvero Curreri, Ruggeri, Carboni, Raf, Tozzi, Masini, Barbarossa, Baldi e via discorrendo fino a Bersani, Fabi, Consoli, Gazzè, solo per citarne alcuni. A rappresentare questa larga e fondamentale fetta della nostra storia musicale vi è solo Gianluca Grignani. Proprio questa scelta è una delle chiavi di valutazioni di questo Festival. Sappiamo tutti che l'artista ha trascorso degli anni non facilissimi e più volte si è tentato giustamente di aiutarlo, avendo lo stesso una grande potenzialità. Ora, sicuramente Amadeus avrà avuto modo di incontrarlo e se la sua scelta è scaturita in seguito alla certezza di un pieno recupero dell'uomo prima ancora dell'artista, il direttore artistico avrà il mio plauso per avergli teso la mano ma ,se lo si è fatto per spettacolarizzare un uomo ancora in difficoltà e favorire il più becero dei gossip allora è meglio che lo stesso Amadeus rassegni le dimissioni in vista del 2024. Veniamo ai nomi di spessore, quelli che hanno reso, per alcuni, questo cast stellare: Anna Oxa: sicuramente una grande interprete ma da diversi anni in stand-by. Il grande problema degli interpreti sta nella scelta degli autori: Anna nei suoi anni migliori ha fatto sempre ottime scelte autoriali ed ha avuto i suoi picchi quando si è affidata a gente come Ivano Fossati, Roberto Vecchioni, Rino Gaetano, Mario Lavezzi, Adelio Cogliati, Piero Cassano, Sergio Bardotti, Franco Fasano, Fabrizio Berlincioni, Ron, Enrico Ruggeri, Danilo Amerio, Depsa, Alberto Salerno, Pasquale Panella e diversi altri grandi autori. In altri casi, soprattutto negli ultimi tempi decidendo anch'essa di firmare i propri lavori, le scelte non sono state altrettanto felici. Tutto sta, quindi, nell'aspettare le firme della sua proposta stando certi che se si tratta di un pezzo scritto bene sicuramente lei lo saprà esaltare. Giorgia: beh, è una di quelle voci perfette tecnicamente che non scalda: quando l'uomo diventa una macchina perde l'emozione e per Giorgia come per Elisa, Renga e via discorrendo, va un po' così. La perfezione tecnica non è sempre sinonimo d'arte anzi spesso sono le macchie che rendono unica un'opera. Penso all'unicità del timbro di Franco Califano, divenuto così per un problema ad una corda vocale: senza quella venatura le sue malinconiche composizioni perdevano molto, basta confrontare le stesse canzoni con la sua voce giovanile: sempre belle ma non graffiavano l'anima. Oltre quest'aspetto, poi, a parte qualche buon brano dal successo radiofonico, che è tutto dire, non è che Giorgia abbia sfornato chissà che capolavori nell'ultimo ventennio per meritarsi la considerazione che gli viene attribuita da gran parte dei media. Marco Mengoni: Dopo l'exploit sanremese e diversi successi sempre radiofonici forse ritorna a Sanremo per consolidare quel nome che forse tanto solido non è. Poi ci sono quei talenti emergenti degli ultimi anni, quelli che forse davvero vale la pena riporre un po' di fiducia per la musica che verrà e cioè Levante, Madame e Ultimo che, in ogni caso, garantiranno un grande ritorno in radio come anche Elodie, Colapesce e Dimartino, Coma Cose e Tananai. Questione reunion: dopo quelle passate di Albano e Romina e dei Ricchi e Poveri, fuori gara, quest'anno si ricompongono in competizione, Articolo31 e Paola e Chiara, ulteriore conferma di una corsa al Festivalbar anni '90. Passi per gli Articolo31, la cui anima e voce J-Ax qualcosa di buono, in un modo tutto suo, ha scritto ma, del ritorno delle sorelle Iezzi davvero non vi era necessità. Alcune trascurabili ballate estive sono bastate a chi le ha vissute per capire che la musica non era la loro strada e, tra l'altro, l'avevano capito anche loro. Probabilmente ci sarà lo zampino dell'amico Max Pezzali e, probabilmente, l'anima degli 883, gli concederà un testo migliore del loro passato anche se non credo ciò basterà. Veniamo al capitolo senior: è legge, è tradizione che vi sia almeno un rappresentate over ma forse, in alcuni casi, sarebbe meglio concedere più spazio a questa categoria vista l'offerta giovanile che ci ritroviamo. Ci sono diversi artisti avanti con gli anni che ancora lavorano bene ma, evidentemente, neanche in questo caso si punta alla qualità bensì all'aspetto mediatico. L'anno scorso la quota over è stata destinata all'onnipresente Orietta Berti mentre quest'anno ai freschi isolani Cugini di Campagna, che non vedono un palco del genere ed un brano in classifica da una vita. Non credo che sia meritocrazia ma, potrei sbagliarmi: attenderemo di ascoltare quello che sarà senza dubbio un capolavoro capace di spodestare da quel unico posto senior una gran quantità di artisti dimenticati perché poco avvezzi ai social e all'odierna offerta televisiva. Vi sono molti di questi artisti che ci provano da anni e sono certo che tanti bei pezzi sono stati tralasciati in questi anni per lo scarso valore mediatico dell'artista a favore di chi, con compiacenza, si lascia deridere in un reality. L'unico punto per cui rendo merito ad Amadeus, ad oggi, è l'esclusione dei super ospiti italiani: sono sempre stato contrario a concedere una tale vetrina per promozione ad artisti che rifiutano di mettersi in gioco: O in gara o a casa! Una ulteriore tirata d'orecchie va all'esclusione totale al dialetto, alle radici della nostra storia: in passato all'Ariston si è ascoltato il dialetto lombardo, veneto, romanesco, ligure e ,soprattutto, napoletano. Per il mondo, fin dall'alba dei tempi, la canzone italiana è stata rappresentata dalla canzone napoletana e Baudo come Bongiorno come Fazio come Baglioni hanno tenuto conto di questo aspetto rispettando la nostra tradizione e quella della nostra arte ma Amadeus e la lobby radiofonica, probabilmente, la pensano diversamente. Tenendo, quindi, presenti questi aspetti e queste considerazioni, talvolta oggettive ed altre soggettive, siete ancora convinti che questo cast si possa definire stellare?!                   

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