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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

Biopic De André: Premiato dagli ascolti, bocciato dai social

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Biopic De André: Premiato dagli ascolti, bocciato dai social

Qual è la verità su "Fabrizio De André- Principe libero", il film sulla vita del grande cantautore genovese trasmesso da Raiuno? Come sempre la risposta corretta è nel mezzo. Infatti, se il pubblico televisivo ha premiato con grandi ascolti la fiction, i social network hanno mostrato molti appassionati dell'artista delusi dallo stesso sceneggiato. Diverse sono le critiche, più o meno condivisibili, mosse dagli utenti come, ad esempio, la totale assenza della cadenza genovese nel parlato del De André interpretato da Luca Marinelli, le incongruenze caratteriali e anatomiche riscontrate rispettivamente nelle rappresentazioni di Luigi Tenco, apparso per qualcuno troppo frivolo, e di Paolo Villaggio, risultato troppo grasso rispetto alla reale corporatura dell'attore in gioventù. Oltre agli aspetti interpretativi, in molti, non hanno apprezzato la sceneggiatura criticando vari aspetti come il rapporto col padre, che sarebbe stato molto più difficile, la troppa centralità della figura di Dori Ghezzi, il carattere e gli atteggiamenti dello stesso De André, apparsi deboli e l'eccessivo uso da parte del protagonista di alcool e sigarette. A questi appunti, in parte giusti, va aggiunto il mancato racconto di alcuni momenti importanti della vita e della carriera dell'artista come il suo ultimo lavoro "Anime salve" e, quindi, quel testamento artistico che è "Smisurata preghiera", oltre a limitare a minimo avvenimento che avrebbero meritato più spazio come la morte di Tenco. È vero anche, però, che risulta impossibile raccontare la vita di un artista così grande in poco più di tre ore. Tante critiche che, però, non hanno privato il film di un grande successo televisivo dovuto soprattutto alla voglia del pubblico di veri artisti come De André. Ecco, il merito di questo progetto è proprio aver dato l'occasione, soprattutto ai più giovani, di conoscere meglio un grande nome della nostra cultura e della nostra musica. Se anche un solo ragazzo, cresciuto tra talent e social, si sia incuriosito a De André e sia andato a cercare il suo nome su internet scoprendo un nuovo mondo, allora questo film ha compiuto la sua missione. Non far dimenticare artisti così e promuoverne la conoscenza verso le nuove generazioni è una funzione fondamentale della televisione ed è giusto che se ne assuma l'onere e l'onore la tv di Stato. Anche se, il tutto poteva sicuramente essere fatto meglio, è già lodevole ed importante che sia stato fatto anche se si è dovuto aspettare vent'anni dalla morte dell'artista. Si spera che si prenda spunto dal numero elevato di ascolti per capire che forse il pubblico italiano non è poi così stupido da meritare determinati programmi spazzatura e che si decida di proseguire su questa strada senza aspettare altri vent'anni.

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