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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Sulla porta": Federico Salvatore, l'omosessualità e la censura

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Nel 1996 Federico Salvatore si presenta al 46° Festival di Sanremo con "Sulla porta", brano scritto in collaborazione con  Giancarlo Bigazzi e Giuseppe Dati e pubblicato all'interno dell'album "Il mago di Azz". Conosciuto all'epoca come fenomeno televisivo attraverso il suo cabaret e la musica demenziale presentata soprattutto al "Maurizio Costanzo Show", Federico, in quella occasione, spiazza tutti, presentendo un brano serio dal testo profonodo e dalla tematica alquanto azzardata per una manifestione nazional-popolare come il Festival di Sanremo. Infatti, molto prima delle discusse partecipazioni di Giuseppe Povia o di Anna Tatangelo, Federico Salvatore ebbe già nel 1996 il coraggio di trattare al Festival il tema dell'omossessualità e, per tale ragione venne anche censurato dalla Rai con la strofa che in originale dice :"Sono un diverso, un omosessuale" mentre al Festival sarà :"Sono un diverso e questo ti fa male". "Sulla porta", infatti parla di un figlio che confessa ad una madre, già consapevole ma poco incline ad assecondarlo, la sua reale natura sessuale. Il ragazzo protagonista della canzone ricorda alla madre tutti gli espedienti utilizzati dalla stessa per nascondere agli occhi della gente l'omossessualità del figlio e si libera urlando tutta la sua soddisfazione e la sua voglia di far sapere a tutti la sua natura sull'uscio della porta in modo che anche i vicini possano sentire e per concludere questo chiarimento con l'abbandono definitivo del tetto familiare e, soprattutto, dalla madre che, in effetti, è lei a chiudere la porta in faccia al figlio in seguito alla confessione dichiarandosi ormai morta ai suoi occhi. Inoltre, nel testo, il ragazzo trovando la forza per liberarsi ricorda momenti della sua adolescenza e stralci di una vita serena con la madre ben sapendo che dopo questa confessione, vista dalla madre come un tradimento, non torneranno più. Poi il protagonista racconta delle esperienze che lo hanno portato a capire la sua natura ricordando la prima carezza verso un ragazzo avvenuta in un pomeriggio di studio e le sue sensazioni di piacere miste a sofferenze, ma ricorda anche quando da bambino, orgoglioso della propria madre, si truccava per assomigliarle. Non mancano esperienze con le donne ma, ogni volta ritornava al suo segreto come un lupo nella tana. Il ragazzo, quindi, in questa aspra confessione a cuore aperto concessa alla madre prima di raggiungere l'auto dove un ragazzo con il quale prospetta di rifarsi una vita lo sta aspettando, rimprovera la donna di aver tappato i propri sogni e la propria natura cercando nel figlio un perfetto esempio della media borghesia, con un posto fisso ed una carriera promettente senza scandali o comportamenti immorali. Ma è proprio in questo comportamento della madre che il ragazzo vede una falsa morale dettata solo dall'ipocrisia e ne ha la conferma quando la donna non accetta di perdonare il giovane per la sua scelta ma continua a gettare sale sulle sue ferite negandogli ogni tipo di sostegno e sbattendogli la porta in faccia. Un brano intenso che a Sanremo si piazzerà solo tredicesimo ma darà il via ad una svolta artistica di Federico Salvatore che inizierà, soprattutto dal successivo album, a mettere da parte il cabaret e a mostrare tutto il suo straordinario talento da vero e raffinato cantautore. Inoltre, da questo brano, come detto censurato dalla Rai, inizia anche il suo rapporto difficile con i media dinnanzi ai quali non si è mai prostrato ma ha sempre seguito la propria strada rendendo conto solo al suo pensiero ed alla sua grande arte fino alla quasi totale esclusione dalle televisioni nazionali in seguito alla ennesima prova ardita realizzata con la presentazione in diretta della sua canzone-verità su Napoli intitolata "Se io fossi San Gennaro" che gli ha dato la consacrazione e l'acceso definitivo nella schiera dei grandi cantautori italiani.

 

 

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