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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Soli al bar": Baldi e Guerzoni danno voce agli ultimi

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Nel 1996 Aleando Baldi, Civai all'anagrafe, e  Marco Guerzoni si presentano al 46° Festival di Sanremo con "Soli al bar" una canzone pubblicata nell'album "Tu sei me" di Baldi che esprime le sensazioni di chi vive ai margini della società civile: Gli emarginati, gli esclusi dalla collettività, quelli che non hanno voce e che, spesso, restano invisibili agli occhi dei più. Proprio a queste persone Baldi, coautore del brano insieme a Giancarlo Bigazzi e Francesco Palmieri, vuole dar voce sentedosi, in qualche modo, parte di essi a causa del suo handicap. Nel testo, infatti, uno dei protagonisti è proprio un non vedente ed è, quindi, evidente il riferimento allo stesso artista toscano che, non fosse stato per il suo talento, si sarebbe trovato, con tutta probabilità, a vivere in una condizione molto simile a quella raccontata nella canzone. La figura del cieco, interpretata da Baldi, che si divincola senza problemi tra gli ostacoli fisici della città trovando difficoltà nei soli rapporti umani si associa a quella di un'immigrato africano, rappresentato da Guerzoni, che ha lasciato la propria terra, gli studi e la famiglia con la speranza, presto disattesa, di trovare un futuro migliore in Italia. Ora si ritrovano entrambi soli a vivere in un contesto che non li accetta e non li rende partecipi del loro mondo. E la domenica, giorno libero per antonomasia dagli impegni lavorativi, diventa per loro motivo di ulteriore stress psicologico sentendosi fuori luogo tra la calca di gente che realmente vivono la loro giornata di libertà. Ed in questa condizone, il bar, diventa un'oasi nel deserto dove questi emarginati provano l'illusione di scappare dalla loro perenne solitudine rubando "l'impronta calda dei sederi e i baci abbandonati sui bicchieri umidi" e diventando, in qualche modo, "ladri di felicità". Intorno a loro in questo bar, però, la gente continua a vivere la loro vita ignorando la loro presenza e pensando ai più futili interessi personali come, ad esempio, i risultati calcistici della giornata. Alla chiusura del bar, i protagonisti del brano, tornano alla loro vuota realtà lasciando in quel luogo parole, odori e storie prese in prestito tra quei tavolini affollati dandosi un apputamento tacito per la prossima domenica dinnanzi a questo fittizzio banchetto di illusoria felicità. Il brano ottiene un grande successo e benchè a Sanremo si piazzi solo ottavo vince il premio della critica da parte del giornale "Famiglia Cristiana" per l'importanza della tematica trattata e per la sensibilità con la quale ciò è stato fatto. Un testo importante e molto significativo, quindi, che evidenzia la grandezza di un autore come Bigazzi e di un talento, sia in fase autoriale che interpretativa, come Baldi che riesce a trasmettere messaggi ed emozioni come pochi e che non meriterebbe il trattamento che i media gli stanno riservando negli ultimi anni ignorando le sue produzioni di eccelsa qualità.

 

 

 


 

 

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