La trentaduesima edizione del Festival della Canzone Italiana si svolse dal 28 al 30 gennaio 1982 dal Teatro Ariston di Sanremo. Organizzato sempre dalla Publispei del direttore artistico Gianni Ravera, questo festival, fu condotto da Claudio Cecchetto, Patrizia Rossetti e Daniele Piombi dal Casinò. In una scenografia da discoteca e con l'ìmpianto luci più costoso per un festival fino ad allora, la manifestazione non prevedeva l'orchestra ed aveva due differenti sigle, quella d'apertura "Che fico!" di Pippo Franco e quella di chiusura "Ci siamo anche noi" di Astrella Donovan. Tra gli ospiti vi sono Gloria Gaynor, i Kiss, i Village People, i Bee Gees, Nino Manfredi, Claudia Mori e Diego Abatantuono che proporrà "Eccezziunale...veramente" scritta con Detto Mariano e Carlo Vanzina per l'omonimo film proprio del 1982. In questa edizione viene istituito anche il premio della critica anche se, asseganto a Mia Martini per il brano "E non finisce mica il cielo" di Ivano Fossati che non arriverà tra le prime cinque, verrà ritirato solo nel 2008 dalla sorella Loredana Bertè dopo la scomparsa dell'artista avvenuta nel 1995. Dal 1996 il premio della critica sarà intitolato proprio a Mia Martini come riconoscimento della sua grandezza ed anche perchè è stata la prima a vincerlo. A vincere sarà Riccardo Fogli con "Storie di tutti i giorni" scritta con Guido Morra e Maurizio Fabrizio e che è un inno alla gente comune ed al loro quotidiano vivere. Al secondo posto c'è la coppia formata da Albano Carrisi e Romina Power con "Felicità" di Cristiano Minellono, Gino De Stefani e Dario Farina mentre al terzo posto si classifica Drupi con "Soli" scritta con Gianni Belleno e Vittorio De Scalzi. Da sottolineare l'esordio negativo di due big della nostra musica quali Vasco Rossi e Zucchero Fornaciari. I due si presentano rispettivamente con "Vado al massimo" dello stesso Rossi e "Una notte che vola via" scritta da Zucchero ovvero Adelmo Fornaciari e Carlo D'Apruzzo raggiungendo le ultime posizioni della classifica. Ancora peggio va, inoltre, a Michele Zarrillo che non è all'esordio ma che non arriva nemmeno in finale con un brano che successivamente diventerà uno dei suoi maggiori successi e cioè "Una rosa blu" scritta con Paolo Amerigo Cassella e Totò Savio. Altro escluso eccellente dalla finale fu Claudio Villa con "Facciamo la pace" scritta con Roberto Ferri che sollevò un caso chiedendo di incontrare la giuria che Ravera, direttore artistico, dichiarò di competenza del Comune di Sanremo. Il Comune, però, si disse estraneo alla vicenda. Villa, quindi, vista che la controversia era arrivata fino al pretore di Sanremo senza essere riuscita a risolvere il problema di un giuria fantasma aveva la possibilità di invalidare e sospendere il Festival fino a quando la cosa non fosse stata chiarita. Grazie però, all'assessore Giuliano, Villa venne convinto a desistere dall'andare avanti in questa storia ricevendo l'opportunità di una ulteriore esibizione fuori gara nella serata finale del Festival per uno degli artisti esclusi scleto tramite regolare sorteggio. La sorte toccò a Michele Zarrillo che, però, in linea con la protesta voluta dalle case discografiche, non si presentò sul palco nonostante la presentazione della Rossetti. Gli altri artisti in gara erano: Giuseppe Cionfoli, Christian, Jimmy Fontana, Lene Lovich, Elisabetta Viviani, Anna Oxa, Stefano Sani, Le Orme, Riccardo Del Turco, Plastic Bertrand, Milk and Coffee, Viola Valentino, Mal, Mario Castelnuovo, Roberto Soffici, Bobby Solo, Orietta Berti, Rino Martinez, Marina Lai, Julie, Piero Cassano e Fiordaliso. Tra le curiosità legate a questa edizione vi è il momento di smarrimento di Albano che lasciò cantare a Romina un pezzo della sua parte avendo dimenticato di colpo le parole tra le risate del pubblico ed il gesto, involontario, di Vasco Rossi che lasciò cadere il microfono sul palco non rimettendolo sull'asta ma in tasca con la volontà di consegnarlo al successivo interprete. Il filo troppo corto del microfono, però, fece cadere a terra lo strumento e Vasco, per vergogna, non lo alzò lasciando passare erroneamente l'idea che la cosa fosse voluta.