Arriva il 21 ottobre "Pulcin'Hell" il nuovo disco di Federico Salvatore composto da 14 tracce ed è anticipato da quello che sarà l'unico brano in lingua italiana dell'intero disco che sarà completato da sole canzoni in idioma partenopeo. Il titolo dell'album non è altro che un gioco di parole, pratica molto amata dall'artista, tra "Pulcinella", storica maschera della tradizione napoletana, e "Hell" che, in inglese, significa Inferno. Una sorta, quindi, di Inferno di Pulcinella che segue il filone artistico di "Se io fossi San Gennaro" con il quale, il cantautore, sta cercando di proteggere e rilanciare la storia e la tradizione della vera Napoli con l'arma dell'arte, una maschera da Pulcinella e l'anima di un Masaniello del nostro tempo. Il singolo, preceduto già da alcuni inediti pubblicati in rete come "Napocalisse", "'O Palazzo" e "Cammenanno", s'intitola "Lato B" e basta il titolo per capire che si tratta di un brano irriverente, ironico ma mai banale che non manca di messaggi significativi come nello stile del cantautore napoletano. Un testo che si scaglia contro l'ipocrisia della società del politicamente corretto e del falsi moralisti sempre pronti a mettere alla gogna chi esprime un libero pensiero non conforme a certi canoni etici strumentalizzati solo per salvare la propria figura pubblica. Gli stessi pseudo puritani, infatti, si scoprono spesso di tutt'altro aspetto nel privato della propria vita e, magari, si da più peso ad una parola o ad un idea anticonformista che a un comportamento disonesto o fasullo. Salvatore, invece, dichiara apertamente la sua volontà di essere libero e lo fa preferendo, nel suo gergo quotidiano, la parola culo invece dei più "puliti" sinonimi. L'esempio fornito dall'artista di questa scelta linguistica va, quindi, ben oltre il senso di moralità e di etica ma rispecchia la volontà di non seguire certe regole tacitamente imposte da chi vorrebbe una massa anonima priva del proprio libero pensiero. La volgarità intesa come primo passo verso la libertà è un concetto ricorrente nella discografia dell'artista che aveva, ad esempio, già espresso questo pensiero nel brano "Gli Squallor" in cui, parlando della sua carriera artistica, sottolineava l'importanza avuta dall'omonima band demenziale proprio in questo senso. Questa, però, non è l'unica autocitazione presente in questo brano ma vi è anche un verso ripreso senza considerevoli modifiche dal brano "L'ateo cristiano" in cui Federico ringrazia il "...padre che mi lasciò una sedia, per starmene seduto tra le grida, di chi rimane in piedi per la vita...". Una delle frasi, però, che meglio rappresenta questa canzone ed il messaggio che l'autore intende lanciare è sicuramente: "...e sempre dirò culo alla censura, che mette le mutande alla cultura!...". L'ennesima dimostrazione, quindi, di un artista fuori dal comune che, nonostante la poca pubblicità ed i rapporti compromessi, proprio per la sua libertà di pensiero, con i grandi media nazionali, è riuscito a ritrovare la forza di andare avanti mantenedo la sua natura ed avendo il coraggio di cantarla sempre a testa alta.