1.Marco tu sei un cantautore molto in gamba e non sempre ripagato adeguatamente dal mercato discografico e dai mass media. Da molti anni proponi musica di qualità e hai collezionato molte soddisfazioni sul piano personale e professionale ma, l'esplosione artistica a livello nazionale che meriteresti tarda ad arrivare nonostante momenti ed esperienze molto significative e positive come il Festival di Sanremo del 2003 con "E già...". Che ricordi hai di quella esperienza?Pensi di aver ottenuto ciò che cercavi o ti saresti aspettato di più?Conti di tornarci al Festival?
Diciamo che quello che cercavo dalle mie esperienze nazionali, come Sanremo, l'ho ottenuto ovvero che oggi faccio musica e scrivo canzoni. L'occasione sanremese mi ha dato la possibilità di andare avanti nel settore discografico anche se, pur non sentendomi stritolato da quel meccanismo, è un sistema che logora e che ti può bruciare in un attimo se non riesci ad avere un risultato subito. In quell'anno, 2003, mentre noi cantavamo l'America attaccava l'Afghanistan e, quindi, l'attenzione collettiva verso quella situazione ebbe inevitabili ricadute sullo spettacolo e sugli artisti. Materialmente sono comunque contento di aver vissuto quella esperienza perché, in ogni caso, sono cose che ti cambiano la vita. Conto di tornarci prima o poi con un bagaglio personale più ricco, magari da big, attreverso un percorso e con le idee più chiare.
2.Tu hai iniziato la tua carriera come cabarettista nella trasmissione cult nel napoletano "TeleGaribaldi". Che ricordi hai di quella esperienza?Come è nata la tua passione per il cabaret?La consideri una parentesi chiusa della tua strada artistica?
Il cabaret o ce l'hai o non ce l'hai. Non è un deterrente essere ironici o autoironici nella vita per la propria artisticità. Non mi sono mai preso troppo sul serio: Dio me ne scampi e liberi da chi pensa che la musica debba essere sinomino di seriosità o di impegno quasi religioso. Anche grandi nomi come De André o Dalla giocavano spesso su se stessi. Faccio spesso l'esempio di Fabio Concato che era addirittura un cabarettista. Tra l'altro la mia esperienza di attore di cabaret mi è tornata molto utile negli ultimi tempi lavorando a Radio CRC da quasi un anno.
3.Poi, come dicevamo, nel 2003 arrivò Sanremo grazie alla trasmissione Rai "Destinaziona SanRemo" con "Sotto la luna". Che ci dici in merito?
"Sotto la luna" è stato un brano fortunato, io non mi aspettavo neanche di passare quell'anno. Il brano ha vinto su 5000 canzoni, approdando poi a "Destinazione SanRemo" e convincendo poi Baudo. Quando scrivi una cosa non hai la percezione di cosa hai scritto: fu un piccolo miracolo. Probabilmente "Sotto la luna" doveva essere proprio il brano per Sanremo, era perfetta per quella occasione perché parlava della convizione di un giovane artista che crede in quello che fa. Ma a differenza di oggi, che i brani dei giovani vengono lanciati precedentemente al Festival, allora una volta eseguito il brano era bruciato per Sanremo. In ogni caso, va bene così, resta una bella canzone.
4.In seguito ti proponi prevalentemente come autore e scrivi per tanti artisti come Gigi Finizio, Anna Tatangelo e tanti altri non rinunciando, però, a proporre anche lavori da cantautore. Quale collaborazione ti ha dato più soddisfazioni?C'è qualcuno per il quale ti piacerebbe scrivere in futuro?
Una delle cose che mi ha lasciato in eredità Sanremo è, appunto, quella di avvicinarmi ad un certo ambiente musicale. Dal 2005 mi sono immerso in questa attività autoriale parallela lavorando con Gigi Finizio, Anna Tatangelo, Serena Rossi, ho scritto per "Un posto al sole" e la considero una grandissima palestra. Avvicinarti ad altri artisti ti smussa gli angoli, ti apre la mente perché devi adattare il tuo concetto musicale ad altri. Si diventa un po' sarti un po' divulgatori del tuo messaggio attreverso altre voci, una cosa quasi carmica: anime che si fondono è una figata pazzesca. Tanti grandi come Ron, Samuele Berani e altri hanno iniziato come autori prima di consolidare il loro successo. E' quasi un anticamera del successo personale. Sentire cantare, ad esempio, dieci mila persone un tuo brano, come successo in alcuni concerti di Finizio, è una bella botta di adrenalina...
5.Tra tutti i tuoi brani qual è quallo che ami di più?Quale quello, invece, che credi andrebbe rivalutato?Quale, infine, quello di un tuo collega che ti sarebbe piaciuto scrivere?
Come gran parte degli artisti anch'io ti rispondo che quello che amo di più è l'ultimo o quello che ancora devo scrivere. Ci sono brani a cui sono legato particolarmente come "Sotto la luna" che mi ha permesso di iniziare il mio percorso e che mi piacerebbe fosse rivalutata perché è stata maciullata dal meccanismo festivaliero e non ha avuto la giusta eco. Attualmente, però, come dicevo sono innamorato delle ultime cose che ho scritto. Di brani che avrei voluto scrivere ce ne sono tanti: da "Creuza de ma" di De André a "Destinazione paradiso" di Grignani fino a "Replay" di Bersani e "Anna e Marco" di Dalla, etc...
6.Ci racconti un aneddoto particolare vissuto con un altro protagonista della nostra musica?
Durante le prove del Festival, io ero in scaletta dopo Little Tony che, per cantare, si tolse il suo trench di pelle che poi non ha più trovato. Non so bene cosa sia successo, probabilmente gli era stato rubato. Il caso ha voluto che, in quella occasione, io indossavo una giacca di pelle simile e lui era convinto che l'avessi preso io e ci volle un po' di tempo per fargli capire che la mia giacca non era la sua.
7.Nel 2008 hai pubblicato "Portami in viaggio", un album davvero molto bello che conferma il tuo stile cantautorale pacato e raffinato. Come è nato questo progetto?
"Portami in viaggio" è stato un progetto benedetto. Finora c'è stata solo una pubblicazione digitale oltre al lancio dei tre singoli "Il tempo degli eroi", "Gli angeli" e "Una vita nuova". Tutti i brani, in cui credo fortemente, sono mie costole, parti di cuore che ho messo in questo disco che saranno presto rivalutate con una pubblicazione fisica dell'album che avverrà presto con delle sorprese.
8.Chi sono i tuoi miti?Cosa ascolti oggi?Cosa pensi della situazione attuale del nostro cantautorato?
I miei miti rimangono quelli di sempre: De André, Battisti, Dalla e Rino Gaetano per ciò che riguarda gli italiani. Per gli stranieri vado dai Doors a James Taylor...dal diavolo all'acqua santa...Come ascoltatore sono uno di quelli a cui piace spiluccare un po' di tutto. La situazione del nostro cantautorato penso sia affaticata: il web ha reso tutto molto veloce e confuso. Probabilmente si deve tornare all'anno zero e cioè scrivere con il cuore e non con il cervello. Sono pochi i casi in cui vedo ancora una sincerità autoriale: bisogna liberarsi dagli schemi della nostra situazione sociale. Tra l'altro ci ha dato un esempio, proprio all'ultimo Sanremo, Cat Stevens quando gli hanno chiesto della longevità di "Father and son" e lui ha risposto semplicemente che è dovuta al fatto che è stata scritta con il cuore ed è questa la strada da seguire.
9.Cosa pensi dei talent show?Saresti disponibile a parteciparvi?
Se ci fosse un talent show per cantautori mi piacerebbe molto mettermi in gioco. Per quanto riguarda quelli visti finora: di persone che cantano bene ce ne sono a milioni, quindi, non mi intrigano: gli interpreti si buttano, ciò che manca sono gli autori.
10.A cosa stai lavorando ora?Quali saranno i prossimi impegni che ti vedranno protagonista?
Come detto sarà lanciato l'album fisico di "Portami in viaggio" verso metà maggio, perché credo nel mese delle rose, fiore bello ma un po' spinoso che mi intriga e mi si avvicina un po' come concetto. Il disco sarà lanciato con un nuovo singolo che sto producendo con Gigi De Rienzo dal titolo "Una bolla di plexiglas" e sarà l'anteprima dell'album.
11.Marco, grazie per la disponibilità e augurandoti il meglio per il tuo futuro privato e professionale ti chiedo, in conclusione, un saluto per tutti i lettori di "La musica che gira intorno..." Grazie.
Ringrazio te, Marco, per questa bella intervista e, allo stesso modo ringrazio tutti i lettori del tuo blog.
Marco Fasano