1.Federico, tu oggi sei una delle più belle realtà della musica napoletana: cantautore raffinato e sensibile ma anche cantore crudo e verace della tua amata Napoli, della cui storia sei un profondo conoscitore, che non ha perso quell'ironia e quel sarcasmo che ha contraddistinto la prima fase della tua carriera dove, sporadicamente, offrivi comunque prove del tuo innato talento all'epoca celato dietro la maschera, forse ingombrante, del cabarettista. Poi ha scelto di svoltare, lasciando la musica demenziale, per dar sfogo finalmente alla tua arte e mostrare, anche davanti alla censura, la tua natura di uomo e di artista libero non cedendo mai ai compromessi pur pagando queste scelte con il quasi totale oscuramento tra i maggiori media nazionali. Prima di parlare, però, del cambiamento, della censura e della tua attuale fase artistica, è giusto, ripercorrere alcuni momenti dei tuoi inizi. La musica satirica che proponevi negli anni '90 era spesso, volutamente, volgare e questo era sia un modo per farti notare, riuscendoci ed arrivando al "Maurizio Costanzo Show", sia una scuola di pensiero che più volte hai rimarcato negli anni successivi e cioè che "il pretesto della volgarità è forse il primo segno della libertà". Che ci dici in merito?L'uso talvolta eccessivo di volgarità era davvero una cosa voluta?Cosa ti portò a scegliere quel tipo di musica?Potendo tornare indietro, faresti ancora quel tipo di scelta?
Non rinnego assolutamente la mia scelta iniziale. Napoli vanta autori e poeti "osceni e scurrili" come Cesare Cortese ("La vajasseide"), Giambattista Basile ("Le fonnachère"), Felippo Sgruttendio ("La tiorba a taccone") e Nicola Capasso ("Lo vernacchio"). Il mio intento era, ed è ancora oggi, quello di ribaltare l'idea di scandalo imposta dal potere, civile e religioso. Sono cresciuto nel rigore di una famiglia borghese e in un colleggio di preti barnabiti. L'osceno diventa, pertanto, unìarma liberatoria e provocatoria.
2.Arriva, quindi, il boom nazionale sull'onda dell' "Azz...", vero e proprio tormentone, e dell'eterna contesa tra l'altolocato Federico ed il popolano Salvatore. Ma, la tua vera anima, inzia a chiedere più spazio: inizi prima dal "Maurizio Costanzo Show" inserendo, di tanto in tanto, tra le tue performance demenziali, anche qualche pezzo più impegnato fino al primo coup de theatre al Festival di Sanremo del 1996 dove, complice la collaborazione con Giancarlo Bigazzi, spiazzi tutti con "Sulla porta", un brano profondo e struggente sull'omosessualità e, ciò, molto prima di Povia e della Tatangelo che fecero scalpore trattando lo stesso tema da quel palco circa dieci anni dopo. Il pubblico, sorpreso più che deluso, non premiò fin da subito la tua scelta e continuasti ad alternare le tue due identità artistiche nei tanti spazi televisivi che ti venivano sempre comunque concessi. Cosa ricordi di quegli anni "mediaticamente" fortunati?E di quel Sanremo?Come nasce l'idea di presentare "Sulla porta"?E la collaborazione con Bigazzi?Che ricordo hai di lui?Per te ora è impensabile tornare a Sanremo?
La finzione della televisione e l'amarezza di scoprire il Festival della canzone italiana truccato e indagato: alla fine di quel Sanremo fummo tutti convocati (artisti, produttori ed etichette discografiche) al Palazzo di Giustizia di Milano! Fummo interrogati in ordine alfabetico. Gli ultimi due: Salvatore e Zarrillo. "Sulla porta" (che dal terzo posto della prima serata si classificò...tredicesima) nacque dall'idea di riscrivere in italiano la tematica già affrontata con "Vennimme ammore" e pubblicata nell'album "Azz" del 1995. Va ricordato che il compianto Giancarlo Bigazzi, storico autore e produttore, era anche un componente dei mitici Squallor e, pertanto, in stretta sintonia con il mio repertorio canoro. Come tutti i produttori discografici, ha spremuto il mio limone finchè c'è stato succo, ma ricordo con viva nostalgia tre anni di goliardica intesa e di supercazzate alla "Amici miei". Lui toscano ed io napoletano, puoi bene immaginare. Ritornare a Sanremo? Baudo mi rivoleva sei anni fa con "Fare il napoletano stanca", ma la commissione preposta al cast dei big, preferì il compagno Paolo Rossi. Poichè sul palco non porto tessere di partito, anche con Fazio non avrei avuto...spazio.
3.Siamo al punto cruciale della tua carriera: la censura ti apre un nuovo affascinante mondo ed oggi, a differenza, di allora, mi piace pensare che quella brutta vicenda sia stata la tua e la nostra fortuna. E' il 2001 è tu sei co-conduttore del Festival di Napoli trasmesso in diretta su Rete4 al fianco di Enrica Bonaccorti. Durante la trasmissione hai un tuo spazio musicale e decidi, pare senza preavviso, di eseguire l'inedita "Se io fossi San Gennaro", ballata da brividi su Napoli e le sue problematiche che raccoglie la standing ovation del pubblico. Gli applausi, però, sono interrotti dall'affannosa corsa della Bonaccorti che si "dissocia" dalla canzone e, scusandosi con il pubblico, manda la pubblicità. Da quel momento termina la tua carriera nelle televisioni nazionali. In seguito, pare che Costanzo, dopo il suo show si rifiutò di incontrarti in camerino e solo il grande Gianfranco Funari, nel suo ultimo programma "Apocalypse show" ti richiama in Rai per ricordare questa storia e per far riascoltare quel brano alla platea nazionale. Per la cronaca, alla fine di quella esecuzione, il pubblico in sala è di nuovo in piedi. E' corretta la ricostruzione?Che ricordi hai di quell'esperienza?Quale fu la tua reazione?E' vera che Costanzo ti rifutò?Chi ti deluse di più?Che ci dici del bel gesto di Funari?Come nasce il capolavoro "Se io fossi San Gennaro"?
La ricostruzione dei fatti è cronologicamente corretta e precisa. La Bonaccorti fu costretta a dissociarsi (me lo confidò in privato). Costanzo mi ha deluso sotto l'aspetto umano: ancor oggi ignoro il vero motivo del suo rifiuto. Per Gianfranco Funari, invece, recito ancora l'Eterno riposo, ma merita un sentito ringraziamento l'autore Diego Cugia, che favorì il mio incontro con Gianfranco. Di fucili puntati al petto ne ho sempre avuti tanti, ma i leoni feriti finiscono per ruggire ancore di più! Così nasce "Se io fossi San Gennaro", un ruggito di coscienza per Napoli e ti assicuro che i riconoscimenti ricevuti (premio Carosone, Masaniello e Nicolardi) sono serviti ad asciugarmi le ferite.
4.In seguito hai dato vita al tuo nuovo meraviglioso percorso e, senza alcuna pubblicità hai riconquistato il tuo pubblico ed acquisito un nuovo target, più alto, di utenza. Sono nati brani stupendi e album ricchi di contenuti e di originalità. Come nasce questa nuova vita artistica?Cosa ti ha dato maggiori soddisfazioni?Come è stato ritrovare un pubblico che, forse, non ti aveva mai abbandonato ma che, spesso, non era a conoscenza, vista l'indifferenza dei media, delle tue attività?
"Le scelte di dignità, prima o poi, portano gratificazioni che vanno oltre il successo commerciale". Sono queste le parole che Giorgio Gaber mi regalò nel camerino del teatro Diana, dopo il suo ultimo spettacolo a Napoli. Ne ho fatto tesoro e sprone per il mio nuovo cammino artistico. Oggi a teatro mi aspetta un pubblico che scinde la notorietà dalla popolarità e il contenuto dal contenitore. Grazie per sempre, maestro Gaber!
5.Oggi che hai ritrovato la tua strada artistica e conoscendo la tua natura di "Homo sapiens" conti di ottenere nuovo spazio nei media nazionali?Non credi sia giusto che questa nuova era della tua musica venga condivisa anche col vasto pubblico radio-televisivo italiano?Oggi c'è ancora ostracismo nei tuoi confronti in tal senso?
La mia televisione è ormai YouTube. "Se io fossi San Gennaro" vanta quasi un milione di visualizzazioni. Agli indici di ascolto preferisco gli indici dei libri che leggo. Purtroppo la sottocultura di massa, ben veicolata dal potere dei mass media, ha finito per appiattire ogni indentità individuale. E allora: "Pecore di un solo gregge, che ballano stessa danza!".
6.Il tuo ultimo lavoro, "Pulcin'hell" è in lingua napoletana ed un affascinante viaggio nella storia e nell'attualità del nostro territorio. Da cosa nasce questa esigenza, mostrata nei tuoi ultimi dischi, di divulgare e raccontare Napoli?E questo ultimo progetto che missione ha?Come vedi la situazione sociale della Napoli attuale?Sei ancora contrario all'eduardiano "fujtevenne"?E della musica napoletana di oggi?Chi ancora ti affascina?E che ci dici della triste realtà dei neomelodici?
Missione non impossibile: ripristinare la memoria storica di Napoli nel lungo "Vico della Strafottenza" e nelle nuove generazioni dell'iPod. Napoli continua a vivere nell'apatia dell'immobile attesa. Da secoli aspettiamo che succeda qualcosa e non facciamo niente perché possa accadere. Sono un tifosissimo degli azzurri, ma l'orgasmo ideologico non può essere soltanto un gol del pipita Higuaìn. Forse il problema principale del degrado che viviamo è che ci accontentiamo di concentrare le nostre energie su cose fittizie come il calcio o la pessima televisione, distraendoci dalle problematiche reali. Anche se la Storia non ci ha reso e non ci rende la vita facile, fuggire via da Napoli mi suona come rassegnata accettazione di sconfitta. Trovo interessanti le nuove realtà del rap napoletano ma, non essendo filo-americano, preferisco la melodia Mediterranea e le contaminazioni Meridionali più vicine alla mia cultura musicale. I neomelodici sono la conferma del suddetto degrado, anche se alcuni hanno un potenziale vocale che andrebbe coltivato e indirizzato diversamente.
7.Da profondo conoscitore della storia di Napoli e del Regno delle due Sicilie qual'è il tuo pensiero sul quel presunto falso storico dell'unità d'Italia che viene insegnato nelle scuole?Dai tuoi brani "Il monumento" e "L'inno di Papele" appare chiaro il tuo pensiero: ti va di spiegarlo ai nostri lettori?
Guardare indietro per vedere avanti. La ricerca della verità e il mio amore per la Storia Patria trovano fondamento in un pensiero di Indro Montanelli: "Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente".
8.Dal tuo brano "L'ateo cristiano" risulta una visione della fede, in qualche modo, pratica e particolarmente condivisibile anche riflettendo sulla tua affascinante "Sul presepe del 2000". Che ci dici in merito?Qual è il tuo rapporto con la religione?
Sull'argomento preferisco rimanere in... religioso silenzio.
9.Chi sono i tuoi miti musicali?Cosa ascolti oggi?Cosa pensi dell'attuale stato del cantautorato italiano?E' davvero una "musica leggera al punto che non pesa più"?
Sono cresciuto con biberòn di De André, piatti di Giorgio Gaber e scorpacciate di Frank Zappa: artisti che hanno fatto più rumore da morti che da vivi. Oggi ascolto Pergolesi e Mozart, a conferma dei miei continui progetti per il passato. Sono un po' troppo avanti negli anni per seguire i nuovi cantautori, temo solo che la musica sarà sempre più leggera se l'unica ideologia trionfante è quella del mercato.
10.In quel famoso Festival di Napoli scrivesti il brano "'Na ninna nanna 'e mare" per Aleandro Baldi. Come nasce quell'incontro artistico?C'è qualcuno con il quale ti piacerebbe collaborare in futuro?
Aleandro Baldi partecipò al mio stesso Sanremo con un brano di Bigazzi, mio produttore discografico nel '96. A Napoli ho scritto per Merola, Angela Luce, James Senese, Maria Nazionale, Sal Da Vinci. Mi manca Enzo Avitabile che apprezzo davvero, soprattutto per i suoi ultimi lavori.
11.Tra tutti i tuoi capolavori qual è quello che ami di più?Quale quello, invece, che credi andrebbe rivalutato?Quale, infine, quello di un tuo collega che ti sarebbe piaciuto scrivere?
Grazie per l'aggettivo "capolavori". Non esageriamo! Io scrivo solo quel che vivo e vivo quel che canto. Amo tutte le mie canzoni e nessuna in particolare. Per i miei spettacoli scelgo quelle più vicine ad una tipologia teatro-canzone e che, per tanto, si prestano a monologhi introduttivi. Il "Dilemma" di Giorgio Gaber è ancora oggi una delle canzoni che avrei voluto scrivere io.
12.Hai già brani pronti nel cassetto?A cosa stai lavorando ora?Quali saranno i prossimi progetti che ti vedranno protagonista?
Il mio cassetto è sempre pieno di appunti, spunti, pesi sospesi, pensieri e pensioggi. Ho un progetto editoriale per il prossimo autunno: un florilegio petifico in versi napoletani. L'osceno del villaggio colpirà ancora!
13.Federico, ti ringrazio infinitamente per la tua disponibilità e augurandoti sempre il meglio per il tuo futuro umano e professionale ti chiedo, in conclusione, un saluto alla tua maniera per tutti i lettori di "La musica che gira intorno...". Grazie
FEDERICO: La stima dei lettori il cuor m'inebria e bagna!
SALVATORE: Guagliù ve voglio bene, San Gennaro v'accumpagna!
Federico Salvatore