1.Eugenio, lei è un cantautore ed interprete raffinato ma nella sua carriera ha mostrato di avere un bagaglio artistico completo. Lei è passato con successo dalla musica per bambini al rock, dal cantautorato intimista al blues fino al reggae, al jazz, al folk, alla musica classica e persino al fado portoghese. In quale veste si sente più a suo agio?Come si definirebbe artisticamente?
Io mi definirei un musicista, un cantante eclettico. Ho avuto la fortuna di avere una madre cantante lirica e praticamente ho passato i miei primi nove mesi di esistenza all'interno di uno strumento musicale che non ha mai smesso di suonare, mia madre cantava sempre, anzi raccontava di avermi partorito non con un urlo ma con un acuto, per la precisione la nosta alta della regina della notte da "Il flauto magico" di Mozart! Conoscendola tendo a crederci. La preparazione vocale che mia madre mi ha passato, quasi per osmosi, mi è stata poi molto utile nell'affrontare le varie sfide musicali che la vita mi ha proposto. In particolare mi è stata molto utile quando ho dovuto affrontare la partitura di Filippo Del Corno per il progetto "Il cantante al microfono", l'omaggio a Vladimir Visotsky con "Sentieri selvaggi" diretti da Carlo Boccadoro. In realtà però questo comporta anche dei limiti: io per esempio non riesco a cantare musica che non sia nella scala temperata occidentale, ho i tasti bianchi e i tasti neri ma mi mancano i quarti di tono. Se dovessi proprio scegliere credo che la musica nella quale mi trovo più a mio agio sia il blues, genere di cui mi sono innamorato da giovanissimo, a 13 anni, e che non ho mai più abbandonato. Il blues è sempre stata la mia musica segreta, la mia musica dell'anima, il canto delle mie emozioni più private.
2.Il grande successo arriva per lei nel 1976 con l'album "Sugo" in cui troviamo, ad esempio, brani fondamentali per il suo percorso come "La radio" e "Musica ribelle". Che ricordi ha di quell'anno?Cosa ha significato per lei questo disco?Come sono nati questi grandi brani?
In effetti "Sugo" è stato l'album che mi ha cambiato la vita. Le canzoni sono nate in maniera molto semplice. A quell'età, avevo solo 24 anni, le canzoni fluiscono quasi spontaneamente, senza sforzo, ispirate da ciò che si vede intorno e dalle emozioni che ti attraversono il cuore. Era un momento splendido nella mia vita: avevo pubblicato un disco, convivevo per la prima volta con una ragazza, Milano era una città piena di stimoli, eccitante, c'era un grande fermento culturale e sociale, soprattutto nel mondo giovanile. Il 1976 fu l'anno del Parco Lambro e della nascita delle prime radio libere, un movimento storico irripetibile, in cui, per la prima volta, alle elezioni si arrivò quasi al sorpasso del partito comunista italiano sulla democrazia cristiana. Forse l'anno più eccitante di quel decennio fondamentale. Oggi c'è la tendenza a dipingerli solo come anni di piombo ma in realtà gli anni di piombo arrivarono dopo. I primi anni '70, fino appunto al 1976, furono un periodo di straordinaria crescita e creatività.
3.Tra tutti i suoi brani. Qual è quello che ama di più?Quale quello, invece, che crede andrebbe rivalutato?Quale quello, infine, di un suo collega che le sarebbe piaciuto scrivere?
In realtà è molto difficile scegliere una canzone da preferire a tutte le altre, diciamo che ce n'è una manciata che ha per me un particolare significato: "Amore diverso", per esempio, è una canzone a cui sono molto legato perché è nata nella culla della mia primogenita Elettra, per stimolarla ad alzare il capino quando aveva poche settimane. Sono molto legato anche a canzoni come "Voglio", "Extraterrestre", ma anche a canzoni poco conosciute come "14 gocce di Valium", o a canzoni come "I fiori di maggio" o "Come in uno specchio". Se dovessi scegliere una canzone di un collega che mi piacerebbe avere scritto io, citerei, "Una notte in Italia" di Ivano Fossati o "Dolcenera" di Fabrizio De André. Ma se dovessi includere anche quelle in lingua inglese la scelta sarebbe quasi infinita...Basti pensare al repertorio di Peter Gabriel o di James Taylor.
4.Nella sua carriera ha collaborato e duettato con diversi grandi artisti tra cui Fossati, Vecchioni, Venditti, Concato, Ruggeri, Negrini, Alice e tanti altri. A quale esperienza è più legato?C'è qualcuno con cui sogna di collaborare o duettare in futuro?
Il grande sogno sarebbe quello di cantare e suonare insieme a qualche grande Bluesman storico come B.B. King. Un altro sogno è quello di cantare in armonia con una voce femminile. Paola Turci, Alice, Antonella Ruggiero. Prima o poi ci riuscirò.
5.Ci racconta un aneddoto particolare vissuto con un altro protagonista della nostra musica?
Mi ricordo con un sorriso la notte in cui ho registrato "Una notte in Italia" insieme ad Ivano Fossati. All'alba ci siamo trovati nel giardino dello studio a parlare di rose, di innesti e talee. Adesso che ci penso la stessa cosa accadde qualche tempo dopo con Fabrizio De André nella sua tenuta in Sardegna. Chissà come mai i fiori accomunano i musicisti?
6.Chi sono i suoi miti musicali?Cosa ascolta oggi?Come valuta l'attuale situazione del cantautorato italiano?C'è qualcuno che indicherebbe come suo erede?
I miei miti musicali sono tantissimi, e anche molto diversi tra loro: passo dai ZZ Top a Domenico Scarlatti, da Amalia Rodrigues a Muddy Waters, Luciano Berio e Jimi Hendrix. Il panorama cantautorale italiano contemporaneo lo conosco poco, anche perché mi sembra piuttosto derivativo, quasi tutto già scritto e già detto. Apprezzo la, per così dire, generazione di mezzo come Samuele Bersani, Carmen Consoli, Niccolò Fabi, Max Gazzé e Daniele Silvestri. Però quando mi chiedono chi sia oggi a fare "Musica ribelle" la mia risposta è che la fanno i rapper. Nell'Hip Hop italiano cìè quella rabbia, quella denuncia, quella voglia di rivoluzione e di radicale cambiamento che mi sembra si sia afflosciata nei versi dei nuovi cantautori.
7.Lei ha partecipato tre volte al Festival di Sanremo. Che ricordi ha di quelle esperienze?Cosa pensa del Festival?Conta di tornarci?
Di Sanremo non ho un grande ricordo. Anzi, credo che per uno come me, che è tendenzialmente un outsider, sia un'esperienza da evitare: non sono un personaggio nazional-popolare e quando partecipo a manifestazioni come Sanremo rischio di perdere la credibilità che ho acquisito con il mio pubblico. Le pressioni per andarci sono però tante per cui non posso dire con certezza che non vi parteciperò più.
8.Nel 2008 è stato anche protagonista a teatro con uno spettacolo che raccontava un po' la storia della sua carriera tra monologhi e, ovviamente, musica. Come è nata questa idea?Come giudica questa avventura?
L'idea mi è venuta dopo aver cantato il progetto su Vladimir Visotsky, che oltre ad essere un grandissimo cantautore era anche un poeta e un famoso attore, storiche sono rimaste le sue interpretazioni dell'Amleto di Shakespeare al teatro Taganka di Mosca. Per esprimere appieno i contenuti delle sue canzoni non bastava cantare bisognava anche usare la fisicità, la recitazione, tutto il proprio corpo. Questo mi fece venire il desiderio di fare la stessa cosa con i miei brani. Così nacque il progetto "Suono", che prosegue tutt'oggi con la versione teatrale dei miei concerti chiamata "Parole e Musica". Mi sono reso conto che il mio pubblico desidera approfondire i temi toccati dalla musica e dai testi e perciò ho sviluppato un monologo più colloquiale che permette di stabilire un rapporto più intimo con gli spettatori, perfetto per una dimensione teatrale.
9.Pochi mesi fa, dopo l'alluvione in Sardegna, lei si è fatto promotore del progetto benefico "Arcu 'e chelu" chiamando tanti amici colleghi a contribuire. Cosa ha significato per lei questo progetto?Che legame ha con la terra ed il popolo sardo?C'è qualche artista che, in questa occasione, l'ha delusa rifiutando la collaborazione?
L'idea di "Arcu 'E Chelu" è venuta d'impulso, di getto, vedendo le immagini impressionanti il giorno dopo la tragedia di Olbia. Mi ha dato molta gioia e soddisfazione essere riuscito a realizzare questo progetto in un solo mese, e mi rende felice pensare che in questi giorni gli alunni della scuola più colpita dall'alluvione torneranno in cinque aule completamente ricostruite grazie a questo progetto interamente gestito da musicisti, senza intermediari o filtri. Ovviamente alcuni artisti non hanno partecipato, ma di questo preferisco non parlare, sono cose che succedono quando si agisce con il calcolo invece che con il cuore...
10.A gennaio 2014, invece, ha pubblicato il suo ultimo lavoro discografico "Fibrillante". Che ci dice di questo progetto?Qual è la sua genesi?Che messaggio intende far passare?
"Fibrillante" è stato un momento molto importante per me perché segna il mio ritorno a "fare Finardi" dopo ben 16 anni di silenzio cantautorale. E' un album che mi ha dato grandi soddisfazioni e posso dire che valeva la pena aspettare così a lungo. Mi sembra di aver ritrovato l'energia, la determinazione, l'indignazione dei miei primi album per la Cramps. Il merito va anche a Max Casacci e a Giovanni Maggiore che lo hanno ispirato e prodotto. Sono stati loro a stimolarmi e a spingermi a scrivere ciò che pensavo dell'orrendo periodo storico che stiamo attraversando: un Nuovo Medioevo in cui pochi Principi possiedono tutta la ricchezza mondiale e possono, con il click del mouse, spostare il lavoro da un paese all'altro, addirittura da un continente all'altro, togliendo dignità, futuro e speranza a migliaia di uomini, rovinando famiglie in nome di un idolo nefasto: il Profitto, il Denaro. E' un album perfettamente riuscito, nella scrittura e nella realizzazione, completamente autoprodotto e curato con amore fin nei minimi dettagli da un collettivo di musicisti, tecnici e addetti ai lavori che hanno dato il massimo per ottenere il miglior risultato possibile. E' stato forse il disco più bello da fare in tutta la mia carriera!
11.Sta lavorando già ad altro?Quali saranno i prossimi progetti che la vedranno protagonista?
Ci sono varie cose che bollono in pentola ma è ancora presto per parlarne...Per adesso sto ancora svezzando "Fibrillante"!
12.Maestro, la ringrazio infinitamente per la disponibilità e augurandole sempre buona musica le chiedo, in conclusione un saluto per tutti i lettori di "La musica che gira intorno...". Grazie
Un grande abbraccio a tutti coloro che ci leggono e arrivederci a presto in concerto, è il momento più bello, quando si può guardarsi negli occhi e condividere quel piccolo miracolo che è la Musica!
Eugenio Finardi