Ivano Fossati, in concomitanza dell'uscita del suo ultimo disco "Decadancing", ha annunciato il suo ritiro dalla discografia. Perdere uno dei più grandi autori del panorama musicale italiano è un vero peccato tenendo presente la povertà espressiva che offre l'attuale discografia nazionale. Non è un caso se, pensando a come chiamare questo blog, ho preso in prestito la sua penna. Fossati, figlio della scuola cantautoriale genovese, oltre a comporre per sè una discografia folta e di qualità eccelsa ha impreziosito il repertorio di alcuni tra i migliori artisti italiani come Fabrizio De Andrè, Adriano Celentano, Enrico Ruggeri, Gianni Morandi, Mia Martini, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo e tanti altri. La volontà di Fossati è quella di uscire dalla logica routine della discografia e, quindi, album, promozione e tour ma, non rinuncerà, qualora comporrebbe un altro capolavoro, a proporlo ad un amico interprete poichè non ha alcuna intenzione di reprimere la propria creatività. La notizia del ritiro, però, non deve distogliere l'attenzione dall'uscita di un album intenso come quello appena sfornato e cioè "Decadancig" che già nel singolo "La decadenza" offre una chiave di lettura che la dice lunga sulla sua scelta di lasciare e sulla realtà dei nostri tempi "...in questa decadenza...le parole non hanno chances...". Il brano è rivolto anche alla fuga dei cervelli, ai giovani laureati che lasciano l'Italia per avere una nuova possibilità. La fine di un amore è invece il tema dell'intensa "Settembre" che, volendo, si potrebbe adattare anche all'addio alla musica e ai suoi fans. Il cammino coniugale in questi anni particolari è descritto in "Un natale borghese" e anche ne "La normalità" dove affronta l'ordinarietà di un rapporto usurato, o forse solo normalizzato dal tempo, che vive di ricordi di sogni passati, di rimpianti e di un'alleanza che resiste grazie ad un amore comunque presente. "Io non sono quell'uomo che aveva un sogno e nemmeno l'artista che aveva un dono ma, anche un solo pensiero fa strada, come tutte le grandi illusioni..." è uno dei tratti significativi di "Quello che manca al mondo" un altro pezzo di riflessione sulla nostra realtà e sul futuro che ci aspetta continuando di questo passo. L'intero disco, quindi, propone spunti di riflessioni di varia natura, dalla società, alla politica fino ai rapporti personali. Un ennesima fotografia del nostro tempo eseguita con l'obiettivo sempre lucido e preciso da uno spettatore attento e poco incline alla mediocrità che ci circonda. In questa decadenza...i poeti non hanno chances!