"Sta luna pare 'na scorza 'e limone" è l'ultima pubblicazione di Federico Salvatore ed è un lavoro di grande coraggio. Il disco è un omaggio agli Squallor e non è la prima volta che l'artista espone la sua passione verso questo storico e controverso gruppo di cui, diversi anni fa, ha rischiato anche di farne parte. Gli Squallor focalizzavano la loro produzione sull'irriverenza, sul politicamente scorretto e così facendo non avevano remore sul linguaggio utilizzato risultando volutamente volgare oltre che ironico e sarcastico. I quattro componenti erano personaggi noti della discografia italiana che con i loro lavori "istituzionali" hanno collezionato successi per i più grandi artisti del nostro panorama musicale. Basta citare Giancarlo Bigazzi o Totò Savio, per capire di chi stiamo parlando. Gli Squallor erano nati proprio per liberare il loro lato più sovversivo, più animalesco ed, in qualche modo, più vero. Con la maschera di questo gruppo scrivevano e cantavano ciò che non potevano attraverso i canali tradizionali inizialmente rimanendo anonimi e poi venuti per forza di cose allo scoperto visto l'inaspettato successo. Federico Salvatore, a sua volta, per chi lo ha seguito, ha sempre ritenuto la volgarità come prima forma di libertà comprendendo così, in un solo concetto, i fondamentali delle sue maggiori forma di ispirazione e cioè Giorgio Gaber e, appunto, gli Squallor. La sua carriera, infatti, si è sempre mossa su di un filo elettrico in una discografia ed un mondo media perbenista ed ipocrita. Tra brani satirici ed irriverenti, tacciati talvolta di volgarità, e forti denunce sociali con tanto di nomi e cognomi, Federico non ha avuto vita facile nell'ambiente musicale e mediatico ed ancora oggi è osteggiato da molti salotti importanti. Allo stesso tempo, Federico, ha sempre rimarcato la sua strafottenza verso un certo tipo di notorietà ed ha continuato sempre per la sua strada attraversando periodi di totale oblio mediatico ma ritrovando sempre la forza di ripartire dalla sua arte. Arte che poi l'ha risollevato e gli ha permesso di tornare a pubblicare con regolarità. Dal suo plateale e vergognoso allontanamento dalle reti nazionali c'è stata una lenta ma inesorabile ripresa con diversi album di spessore che sono magicamente arrivati al pubblico senza alcun supporto di radio e tv. Oggi Federico, "capa tosta" (testa dura), con tanto coraggio si ripresenta con una operazione del tutto fuori i canoni dei media tradizionali rimarcando ancora una volta il suo senso di libertà. Probabilmente, continuando sulla falsa riga delle ultime opere, un po' Pulcinella un po' Masaniello, con un cantautorato raffinato pur non disdegnando ironia, sarcasmo, poco velate denunce sociali, avrebbe potuto riconquistare anche quei palcoscenici che gli sono stati strappati in maniera meschina ma lui, ha preferito, ancora una volta, seguire la sua indole di libero pensatore ed in questo mondo di ipocrisia e di falso perbenismo c'è solo da apprezzarlo, fosse solo per il coraggio. Nonostante l'indiscussa fama del gruppo, nessun artista di spessore nazionale, avrebbe mai rischiato una simile operazione mettendo a repentaglio la propria posizione. L'"Homo sapiens", però, da tutto ciò è già stato scottato ed una bruciatura in più non cambierà il suo pensiero. Per ascoltare il consiglio di Bigazzi, componente degli Squallor e suo manager dell'epoca, forse a malincuore rifiutò di entrare negli Squallor per partecipare a Sanremo: lo fece con un grande brano, il primo a portare l'omosessualità all'Ariston. Non fu capito, era troppo avanti ma, nonostante ciò fu la scelta giusta per iniziare quella che doveva essere una grande carriera nazionale, ci furono anni belli e poi le delusioni che sappiamo. La grande carriera c'è stata e continua ad esserci ma, per colpa di qualcuno, resta un privilegio per pochi. Con questo album, l'artista, forse è tornato al momento di quella scelta, a quel bivio, volendo provare il brivido, anche solo per una avventura, di essere uno dei suoi miti, uno Squallor a tutti gli effetti. A testa alta, l'arte avanza, sempre e comunque, e pur preferendo l'altro Federico, quello intimo, riflessivo, verace, poetico, sarò sempre dalla parte di chi non si lascia trasportare dalla massa e dal mercato ma continua, con coraggio, in direzione ostinata e contraria, a dire e fare ciò che pensa, ciò che vuole, ciò che ama, anche a "muso duro" per citare un altro grande che viveva, in qualche modo, le stesse problematiche. Alla prossima, noi ci saremo sempre!