"Je suis" è il singolo che ha lanciato l'album "Credo", il primo pubblicato da Vincenzo Incenzo, già noto a chi mastica musica italiana come grande autore che, da oltre trent'anni, ha fatto la fortuna di diversi artisti. Scrittore, pittore, autore teatrale e, come detto, raffinato cantautore che dopo aver iniziato la sua storia aprendo i concerti di gente come De Gregori e Guccini negli anni '70, ha preferito defilarsi dalla ribalta personale continuando a scrivere poesie in musica per tanti artisti contribuendo alle loro straordinarie carriere. Parliamo di Lucio Dalla, Michele Zarrillo, PFM, Patty Pravo, Ornella Vanoni solo per citarne alcuni fino all'ultimo ormai ventennale sodalizio con Renato Zero che gli ha regalato questa grande soddisfazione producendo il suddetto primo album da cantautore. Stavolta, infatti, Incenzo ci mette faccia e voce oltre la penna e ciò che ne viene fuori è un risultato eccezionale che ci fa dubitare sulla bontà della sua scelta di donare ad altri le sue creature. Renato Zero, per l'occasione, ci mette anche la voce offrendo all'amico collaboratore una sua personalissima versione di "Cinque giorni", grande brano di Incenzo portato al successo da Michele Zarrillo. Tornando al singolo "Je suis", l'autore, fotografa al meglio i giorni che viviamo, la realtà di questi anni sempre più povera di contenuti e ricchi di ipocrisia. Il riferimento alla vita da social network è palese come è chiaro che reale e virtuale ormai si confondono sempre di più in un mondo dove "il legame lascia il passo in nome della connessione". E' proprio così e non è facile distinguere il falso dal vero in una gabbia di leoni da tastiera che ormai hanno invaso le nostra piazze. Tra ipocrisia dilagante, indignazioni facili, ricerche di consensi, stupido campanilismo, fake news, etichette varie, si sta perdendo il senso della ragione, la voglia di dialogo, il confronto umano, i valori ed anche le debolezze tipiche del genere umano. In questa realtà virtuale non è concesso il dubbio, avanza la certezza, quantomai falsa e meschina, fatta di prepotenza, di violenza verbale, di totale assenza di etica e di morale. Ecco, forse, perché proprio in questo delicato frangente della nostra evoluzione, o meglio involuzione, uno come Incenzo ha sentito il dovere di scendere in campo in prima persona. Rivoluzioni culturali possono ripartire solo da autori così, dalla spiccata sensibilità e dalla penna acuta in grado di mettere nero su bianco ciò che tutti abbiamo sotto gli occhi ma che non riusciremo mai a descriverlo in modo così chiaro, tra l'altro in musica e parole. Sicuramente una canzone può essere un modo per far arrivare il messaggio più facilmente ad un pubblico vasto se, però, ed è qui la nota dolente, i media svolgessero il loro ruolo in maniera corretta senza lasciarsi ingannare anche loro da questa realtà e dai suoi falsi e vuoti miti.