E' il Festival di Sanremo del 1993 quando, un giovane ancora poco noto al grande pubblico di nome Filippo Neviani, in arte Nek, si presenta tra le nuove proposte, allora chiamate "Novità", con un brano dal titolo "In te (il figlio che non vuoi)" e già dal titolo si capisce quale delicata tematica, il giovane artista, proporrà ad una platea così difficile come quella del teatro Ariston. Si parla, in pratica, d'aborto in modo chiaro e diretto e la canzone permetterà al ragazzo di avere particolare risonanza mediatica provocando un aperto dibattito tra chi si diceva favorevole alla presentazione di tali tematiche in un simile contesto e chi, invece, non gradiva la presunta strumentalizzazione di argomenti così delicati. La canzone, quindi, provocò una spaccatura e ciò giovò sicuramente alla diffusione della stessa e alla carriera di Nek che, in ogni caso, aveva sicuramente puntato a sensibilizzare la gente sulla questione e ci era riuscito in pieno. Tramite questo testo, Nek, si schiera con chi è contro l'aborto e sprona le giovani ragazze in attesa a pensare bene a ciò che andrebbero a perdere in caso di una scelta sbagliata. Il brano, scritto con Giuseppe Isgrò e con Antonello De Sanctis, con il quale inizierà una lunga collaborazione fino al 2009, si classificò terzo tra i giovani di quel Sanremo dietro a Gerardina Trovato ed a Laura Pausini che portò a casa la vittoria. In seguito a quel Sanremo venne pubblicato il secondo album di Nek dal titolo "In te" che presentava sei brani inediti più tre già presenti nel suo primo lavoro discografico dal titolo "Nek" inciso nel 1992. Tra l'altro, Nek, partecipò a quel Sanremo anche in veste di coautore per il brano "Figli di chi" proposto da Mietta con i Ragazzi di Via Meda e giunto sesto tra i "Campioni". Tornado al brano in questione, c'è da dire, che nonostante l'apprezzamento di buona parte del pubblico e della critica c'era anche chi vedeva la costruzione del brano come una operazione puramente commerciale e che il testo appariva artificiosamente smielato prestandosi in futuro anche a rivisitazioni parodistiche come quella realizzata da Elio e le Storie Tese nell'album "Peerla" del 1998. Insomma un brano che ha fatto discutere e che ha concesso a Nek di cavalcare l'onda ed acquisire subito una popolarità ed un folto numero di fan. L'album, infatti, arrivò a vendere 30 mila copie e da allora, Nek, non si è più fermato anche se ha dirottato la sua cifra stilistica verso un pop più commerciale tralasciando, forse erroneamente, tematiche forti più vicine ai grandi cantautori italiani per un più abbordabile mercato di massa.