1.Mattia Barro, Tommaso Spinelli, Giulio Scarano e Gaia D'Arrigo, in arte L'Orso. L'Orso è una band che nasce discograficamente nel 2011 da quattro ragazzi di diverse realtà italiane (Ivrea, Messina, Milano e Treviso) che si sono incrociati a Milano ed hanno iniziato la loro avventura in musica ottenendo fin da subito un grosso riscontro nella musica indipendente collezionando quattro EP prima del loro disco d'esordio "L'Orso". Come nasce quest'avventura?Ed il vostro nome d'arte?
Il nome d'arte semplicemente ci piaceva. Ci piaceva che fosse un singolare ad indicare pluralità e l'immagine che dava. L'avventura nasce da me, Mattia Barro, che avevo una voglia matta di far musica suonata. Da lì è arrivato Tommaso e altri ragazzi che ora non suonano più con noi. In un paio d'anni ci siamo assestati in questa formazione a quattro.
2.Voi offrite un cantuatorato molto particolare e del tutto originale. Nelle vostre canzoni vi sono spesso visioni nostalgiche di una generazione che è cresciuta con la musica e i miti degli anni '90. Infatti, se si vuole fare un parallelismo, il vostro modo di scrivere e fare musica si avvicina in molti aspetti a quello di Max Pezzali e, soprattutto, nell'epoca degli 883, marchio che fa sicuramente parte delle vostre ispirazioni. Qual è il vostro pensiero? Come definite la vostra cifra stilistica?Chi sono i vostri miti?
Sicuramente gli anni '90, gli anni in cui siamo cresciuti, ci hanno segnato. La pre-adolescenza tende a rimanere sempre sulla pelle, soprattutto nelle vite in provincia dove dura di più. Facciamo pop, anzi, musica leggera. Non ci piace avere paletti e lo abbiamo dimostrato facendo collaborazioni diverse come con Magellano o Mecna. Nel futuro punteremo sempre a seguire il suono che sentiamo dentro, arriverà sicuramente del rap, dell'elettronica, dell'elettricità. Da Brian Eno a Max Pezzali, c'è un infinito mare in cui nuotare ed è bello proprio perdersi.
3.Tra i brani più particolari che avete proposto c'è sicuramente "James Van Der Beek". Brano ironico ma allo stesso tempo nostalgico che ha come protagonista un simbolo per quella generazione di adolescenti degli anni '90 e cioè l'attore principale della serie "Dawson's Creek". Tra l'altro, l'attore, ha avuto modo di ascoltare il pezzo e vi ha contattato personalmente. Come nasce questo brano?Cosa rappresenta per voi questo testo e quell'epoca?Come l'ha presa James?Qual è stata la vostra reazione?
Il brano è volutamente ironico e nostalgico. Parla di un mito televisivo della nostra generazione che non aveva niente a che fare con la nostra generazione. La mia adolescenza asincrona è un passaggio della canzone ed evidenzia proprio questa discrepanza tra il modello televisivo e la realtà. Il parallelismo giocava sulla nostra generazione e la carriera di James Van Der Beek, che per uscire dal suo status di mito ha dovuto reiventarsi in modi geniali ("James Van Der Meme" e "Apartment 23"). Non sappiamo come sia giunto a conoscenza del brano (speriamo che abbia semplicemente cercato il suo nome su youtube), ma a noi ci ha fatto divertire molto. L'idea che un attore americano popolarissimo, quello della nostra infanzia per la precisione, ci avesse ascoltato, beh, è pazzesco. Lui dice che è la cosa più strana che abbia visto (riferendosi al video) nei suoi 22 anni di carriera. Per noi è la cosa più strana dei nostri 3 anni di carriera!
4.Tra i vostri brani quel è quello che vi rappresenta al meglio?Quale quello, invece, che racchiude una parte più nascosta del vostro essere?
Probabilmente il brano più rappresentativo di ciò che siamo stati è "Con i chilometri contro", c'è l'amore, il ritmo, le orchestrazioni con violini e fiati. Il post rock di "Di chi ti ricordi" che cita, nel testo e nel nome, un celebre brano della storia del rap italiano di fine millennio, nasconde due anime che meriteranno più spazio in futuro.
5.Qual è il vostro pensiero sui talent show?Sareste disponibili a parteciparvi o preferite continuare a fare live per i locali italiani?
Non c'è paragone tra il live e il talent. Nel live sei tu e il pubblico e il muro che devi abbattere è reale e puoi superarlo. Nel talent la barriera tra cantante e pubblico è abnorme. Se ne perde la realtà; sembra tutto un grande gioco e, per il compito televisivo per cui nasce, va benissimo. Per noi, che abbiamo altre idee di realizzazione musicale, ci basta guardarli ogni tanto. Non pensiamo facciano né male, né bene. I problemi della musica italiana arrivano molto prima del talent.
6.C'è qualche artista con il quale vi piacerebbe collaborare in futuro?
Tantissimi. Fritz Da Cat, Ghemon, di nuovo con Mecna, Perturbazione, Cremonini. Una delle cose più belle del far musica è poter proprio condividere la propria idea con altri musicisti.
7.Cosa pensate della situazione attuale del nostro cantautorato?E dell'industria discografica nazionale?Perché giovani capaci come voi fanno sempre così fatica ad emergere?Quanto è difficile rientrare nelle grazie dei media nazionali?
Negli ultimi anni c'è stata una grande crescita del pubblico indie. E per indie intendiamo semplicemente della musica indipendente in generale. In particolare, il nuovo cantautorato, termine che non amiamo, e a cui preferiamo l'etichetta pop, ha trovato terreno fertile e si è insinuato tra i giovani. Il pubblico aumenta, aumenta l'attenzione. Se continuassimo tutti a farlo per amore e con rispetto del pubblico e della musica, potremmo veramente fare un piccolo pezzo di storia della musica italiana. E' un bel movimento, bisognerebbe mantenere la calma, il garbo, la concentrazione.
8.Qual è la vostra idea sul Festival di Sanremo?Vi piacerebbe parteciparvi un giorno?C'avete mai provato negli ultimi anni?
Apprezziamo Sanremo. Lo guardiamo, lo seguiamo. Diciamo sempre che vorremo parteciparvi, ma in realtà poi non mandiamo mai nulla. Prima o poi lo faremo. Ci piacerebbe essere chiamati per merito, come i Perturbazione. L'idea di poter avere un'orchestra di quel livello, vale tutto il gioco di gossip che ci sarebbe.
9.Avete brani nel cassetto?Qual è il vostro metodo di composizione?A cosa state lavorando ora?Quali saranno i prossimi progetti che vi vedranno protagonisti?
Stiamo lavorando, proprio in questo periodo, al nostro secondo disco che dovrebbe veder la luce entro fine anno. Ci saranno dei grandi cambiamenti sonori, ho messo giù molta roba e ci stiamo iniziando a lavorare. Generalmente nelle composizione, io porto melodia, testo e struttura nei termini migliori possibili e insieme correggiamo, aggiungiamo, modifichiamo. Poi in studio, con Matteo Romagnoli che è il nostro produttore, concludiamo.
10.Ragazzi vi ringrazio della disponibilità e augurandovi sempre il meglio per il vostro futuro vi chiedo, in conclusione, un saluto per tutti i lettori di "La musica che gira intorno...". Grazie.
Ciao e grazie per l'intervista, un abbraccio a te e a chi la leggerà.
Mattia Barro - L'Orso