1.Mario lei uno degli ultimi reduci della canzone classica napoletana. Da sempre considerato erede spirituale del grande Roberto Murolo proprio per volere del compianto maestro, lei ha potuto godere della ribalta nazionale solo saltuariamente ma continua ad ottenere grandi soddisfazioni dagli amanti del genere. Come nasce il suo amore per la musica?Essere indicato come l'erede di Murolo cosa ha rappresentato per il suo cammino artistico?Che ricordo ha del maestro?Come si spiega il suo rapporto non proprio facile con i media nazionali?
Il mio amore per la musica nasce prima con la batteria, quando avevo dieci, undici anni. Sono sempre stato portato per la musica, infatti sono anche il piano oltre alla chitarra con la quale ho realizzato gran parte della mia carriera da interprete. Il Maestro Murolo per me è stato un padre sia artisticamente che di vita. Mi ha insegnato come porgere una canzone, come interpretarla, come scandire bene le parole e sono aspetti importantissimi. Ciò che mi ha insegnato è la mia base artistica anche se, poi, il mio modo di cantare è completamente diverso. Per ciò che riguarda la ribalta nazionale diciamo che il mio rapporto è saltuario anzi, ultimamente, sono quasi totalmente assente da certi contesti. I gusti sono cambiati, il sistema è cambiato, il modo di porgere la canzone è cambiato e noi classici classici stiamo lì, non dico in attesa, ma siamo, in qualche modo considerati come dei bei soprammobili ed, in fondo, già questo è importante e va bene così.
2.Chi sono i suoi miti?Come valuta la situazione attuale della musica napoletana?Chi ancora la affascina tra gli artisti partenopei?Qual è il suo pensiero sulla, spesso triste, realtà dei "neomelodici"?C'è qualcuno che, a sua volta, indicherebbe come suo erede?
L'unico mio mito musicale è Eduardo De Crescenzo, lo adoro tantissimo. La musica napoletana va in base ai nostri tempi: un caos generale. La canzone napoletana ha sempre riflesso la situazione della città: prima era tutto più bello e sereno, era tutto un sole, luna, chitarra e mandolino e così era la musica. Oggi c'è molto più caos, tutto è più complicato, allarmante ed anche la canzone è così. Tra gli autori che ancora mi affascinano ci sono Enzo Gragnaniello, Claudio Mattone, Maurizio Morante che ha scritto tante belle cose per Mina, Rino Giglio autore di Lina Sastri e tanti altri autori fantastici che, spesso, come noi cantanti, stanno dietro la porta e non riescono ad aprirla bene. Per ciò che riguarda i "neomelodici" non trovo sia una triste realtà. Nella musica classica come in quella moderna ci sono i buoni e i cattivi, chi sa fare e chi no. E' una questione di gusti ma ci sono alcuni "neomelodici" davvero bravissimi, ci sono dei brani e delle armonie fantastiche che a me piacciono tantissimo e poi sono attuali, cantano la realtà di oggi della nostra città e, quindi, bisogna considerarli al 100%. Lo vorrei tanti un mio erede ma, a parte che sono ancora giovane e forse sarebbe più giusto dire un continuatore del genere, ce ne sono pochi in giro. Oggi i giovani puntano subito ai guadagni, al successo, alla grande ribalta ma non è così. Se prima era difficile emergere, oggi lo è ancora di più per chi vuole fare il classico.
3.Cosa ascolta oggi?
Ascolto musica americana, amo molto il jazz...cose molto diverse da ciò che faccio.
4.C'è qualche artista con il quale le piacerebbe collaborare in futuro?
Ci sono diversi artisti con i quali mi piacerebbe collaborare, sorprattutto tra i giovani. Anzi ora ho un pallino: realizzare un qualcosa che fonda il mio stile classico con il rap, sarebbe fantastico. Un nome, però, non posso farlo perché ce ne sono tanti.
5.Qual è il suo pensiero sui talent show?Che consigli darebbe ad un giovane che vorrebbe intraprendere un percorso musicale?
I talent, per chi riesce a farli, sono sicuramente un buon inizio. Sono un'ottima vetrina e funzionano e ce ne sono alcuni molto seri. Ai giovani consiglio di farli e di provarci con la musica ma senza abbandonare mai lo studio o il lavoro. Consiglio loro di fare musica come seconda attività poi, se funziona, tanto di guadagnato.
6.Fra tutti i brani del suo repertorio qual è quello che ama di più?Quale quello, invece, che crede andrebbe rivalutato?Quale, infine, quello di un suo collega che le sarebbe piaciuto scrivere?
Io vado a periodi: ho iniziato ad amare "Dicitencello vuje", poi ho amato "Voce 'e notte" ed ora amo "Era de maggio" che spesso eseguo a cappella senza musica. Da rivalutare ce ne sarebbero tante, soprattutto dai vari Festival di Napoli, come ad esempio "Chella de rrose", ma ce ne sono davvero tante. Mi sarebbe piaciuto scrivere "Scriveme" che Roberto Murolo scrisse per la voce di Sergio Bruni per il Festival di Napoli del 1966.
7.Tra i brani, invece, della tradizione napoletana qual è quello a cui è particolarmente legato?Quale, infine, creda sia l'ultimo brano, magari di recente realizzazione, che possa essere inserito con pieno merito tra i classici?
L'ultimo classico per me resta "Napule è". Pino Daniele prima maniera è stata la continuazione della grande canzone napoletana poi ha lasciato perdere, ha fatto altre cose.
8.A cosa sta lavorando ora?Quali saranno i prossimi impegni che la vedranno protagonista?
Recentemente è uscita una mia compilation dal titolo "Canta Napoli". Poi il 28,29 e 30 marzo sarò con Tiziana Rivale al Teatro "Troisi" di Napoli, a Fuorigrotta.
9.Mario, la ringrazio della disponibilità ed augurandole sempre buona musica le chiedo, in conclusione, un saluto per tutti i lettori di "La musica che gira intorno...". Grazie.
Grazie a te. A me fa sempre piacere fare queste cose quando i giovani mostrano una certa attenzione verso la canzone classica napoletana e verso gli artisti classici. Cari saluti a te e a tutti i tuoi lettori.
Mario Maglione