10 luglio 2021
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"Gente della notte" è un brano inciso da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, nel 1990
all'interno dell'album "Giovani Jovanotti". Scritta dallo stesso Lorenzo insieme a Claudio Cecchetto e Michele Centonze, la canzone, inizia a
mostrare delle qualità autoriali finora celate dietro una immagine leggera legata al "personaggio" lanciato da Cecchetto. Jovanotti, all'epoca ancora dj e promotore di un certo tipo di rap
all'italiana, sembra non brillare ancora di luce propria ma appare in quegli anni come un prodotto creato a tavolino per attirare i giovani e la sua strada nel mondo della musica sembra non aver
grande futuro. Con i primi album, infatti, Lorenzo, aveva fatto colpo sul pubblico giovanile portando una ventata di freschezza nella musica italiana ma quell'effetto stava svanedo e bisognava
tirar fuori la qualità per non cadere nella banalità. E nel suo terzo album, appunto, si inizia ad intravedere soprattutto con la suddetta canzone ciò che Lorenzo è davvero in grado di fare e che
solo negli anni successivi svilupperà al meglio e con costanza. "Gente della notte", infatti, è solo una anticipazione di quella che sarà la stada di Jovanotti nel mondo del cantautorato in album
che presenta ancora brani leggeri e di massa essendo ancora una fase intermedia della carriera dell'artista. Con i lavori successivi, Lorenzo, darà sempre più peso alle parole ed alla qualità dei
testi fino ad arrivare a quella maturità dei giorni nostri che lo ha reso tra gli esponenti di spicco del nostro cantautorato. In "Gente della notte", Jovanotti, racconta con spensierata
malinconia quel mondo della notte che è ancora il suo e ne esprime le sensazioni e i comportamenti che accompagnano quell'universo totalmente diverso dal contesto diurno. Lorenzo si trova
perfettamente a suo agio in quel mondo composto da baristi, spacciatori, pauttane, ladri, giornalisti, camionisti, fornai, spogliarelliste e così via, elementi così diversi che trovano nella
notte la loro giusta dimensione e che in questa scanzonata disamina vengono descritti senza alcuna forma di pregiudizio ma semplicemente come parti integranti di quel particolare microcosmo. Un
bel pezzo, quindi, ma soprattutto un primo importante passo verso una evoluzione artistica che ha portato, negli anni, Lorenzo Jovanotti tra i grandi autori della nostra migliore musica italiana.
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9 luglio 2021
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"La dura legge del gol" è un successo degli 883, scritto da Max Pezzali, al suo secondo album senza
Mauro Repetto, con Claudio Cecchetto, Marco Guarnerio, Pier Paolo Peroni e contenuto nell'album "La dura legge del
gol!" del 1997. Nel testo Pezzali paragona la vita al gioco del calcio e invita a non dar peso alla vittoria ma allo spettacolo ed al gioco di squadra facendo
riferimento alle tante delusioni avute nella vita da presunti amici e falsi amori. L'unione di intenti, la passione, la bellezza seppur talvolta effimera contano più del risultato finale poichè
può riservare soddisfazioni ed emozioni molto più importanti e vere di una vittoria fine a se stessa. L'amicizia, la sincerità, la determinazione e la passione sono valori che nel calcio come
nella vita possono portare lontano più di un gioco losco che può portare ad una singola vittoria e che, alla lunga, non può che portare alla rovina ed al fallimento sia dal punto di vista
sportivo che umano. E' sempre utile, quindi, avere alta la guardia nel rapporto con persone che, alla prima opportunità, riescono a tradire senza dar peso alle conseguenze ed al rapporto finora
stabilito sui valori della vera amicizia o del più sincero amore. Un messaggio importante, quindi, trasmesso in chiave semplice attraverso il solito stile di Max Pezzali e della sua mitica band,
vero simbolo generazionale degli anni '90. L'album ha venduto oltre 800 mila copie e presenta un Pezzali più maturo che alterna pezzi diretti e leggeri ad altri più intensi ed
impegnati. D'ora in poi, la carriera di Max, continuerà proprio in questo senso e non perderà mai il suo inconfondibile marchio sia nelle musiche che nei testi riscuotendo sempre l'apprezzamento
di un pubblico in continua evoluzione. Max, infatti, oltre a mantenere solido il legame con il pubblico degli anni '90 ha saputo conquistare anche le nuove generazioni attraverso il suo
modo del tutto personale di fare musica.
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8 luglio 2021
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"Nel bene e nel male" è uno dei pezzi più significativi del repertorio di Cristiano De André, figlio di
Fabrizio e di Enrica "Puny" Rignon. Pubblicata nell'albul "Sul confine" del 1995, la canzone, è stata scritta insieme a
Daniele Fossati, figlio del più celebre Ivano. I due figli d'arte, quindi, hanno provato a ripetere, con le giuste proporzioni, quella magia unica espressa nello
storico album che vide protagonisti i due genitori "Anime salve" pubblicato nel 1996. I
due progetti, quindi, sono nati nello stesso periodo e probabilmente, i due ragazzi, approfittando dei numerosi incontri lavorativi tra quei due geni della nostra musica, hanno ben pensato di
provare una inedita collaborazione. Dopo la pubblicazione dei due album, Cristiano accompagnò il padre in quello che fu l'ultimo grande tour dell'artista per i teatri italiani e, proprio in quei
concerti oltre a suonare diversi strumenti, fare da controcanto in "Anime salve" sostituendosi a
Fossati, il giovane De André propone, per consentire una pausa al padre, il suddetto brano ottenendo un favorevole riscontro dalle platee italiane. Il brano, infatti, è ben
scritto e possiede un messaggio di speranza quanto di angoscia ponendo al centro della nostra esistenza terrestre il fattore del tempo. Ogni cosa, quindi, nel bene e nel male, passerà e poco
conta la volontà di un uomo dinnanzi all'inesorabile scorrere del tempo con tutte le variazioni storiche, sociali e geologiche che esso comporta inevitabilmente. Un concetto chiaro che viene
espresso con un linguaggio ed uno stile molto vicino al marchio originale di casa De André. Cristiano, però, non ha mai voluto essere una imitazione del padre e proprio i paragoni e gli impietosi
confronti che risulterebbero tali per ogni cantautore, hanno spesso condizionato la carriera ed anche la vita privata di questo artista che ha sempre sentito forte il peso di quel cognome e tutto
ciò che esso rappresenta nella musica italiana. Non bisogna cadere, quindi, nell'errore di considerare Cristiano un plagio o una imitazione del padre ne bisogna aspettarsi da lui chissà cosa
bensì è doveroso valutare le sue composizioni come si fa per un qualsiasi cantautore senza pensare che è il figlio di Faber e farsi, quindi, condizionare da un confronto che nessuno,
nella musica di oggi, potrebbe sostenere. Probabilmente, con un altro nome, Cristiano sarebbe considerato molto di più nel nostro panorama musicale ma va sempre ricordato che, nonostante le
difficoltà, portare quel cognome per uomo e, ancor di più, per un cantautore non può che essere motivo di grande orgoglio. Lo scorso aprile Cristiano ha pubblicato, inoltre, il nuovo album di
inediti "Come in cielo così in guerra" dove sono
presenti diversi pezzi di spessore e con il quale, si spera, possa ritrovare quella serenità che gli consenta di continuare a fare buona musica affinchè, un domani, possa essere ricordato come il
cantautore Cristiano De André e non solo come il figlio di Fabrizio De André.
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7 luglio 2021
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"Come mai" è uno dei brani più rappresentativi delle storia musicale degli 883, band fondata da Max
Pezzali che ha visto la partecipazione attiva di Mauro Repetto fino al 1994. Il suddetto brano fa parte del secondo album del
gruppo "Nord Sud Ovest Est" che rappresenta la definitiva consacrazione dei ragazzi lanciati da Claudio Cecchetto. Infatti, il disco, bissa il successo di
vendite di "Hanno ucciso
l'uomo ragno" con circa 1.350 mila copie vendute oltre a portare alla vittoria del Festivalbar, di due Telegatti ed un World Music Awards. Il
disco venne lanciato dall'omonimo singolo e da "Sei un mito" prima di ricevere nuova linfa dal successo scaturito da "Come mai" che, nella versione eseguita insieme a
Rosario Fiorello, vince il Festival Italiano. In questa particolare versione, Fiorello, canta il finale della canzone imitando nell'ordine Enrico
Ruggeri, Vasco Rossi, Francesco Guccini, Claudio Baglioni e Franco Battiato. Questa divertente proposta porta grande
visibilità ad un brano già molto amato dai giovani del tempo e favorisce una visibilità enorme alla canzone scritta da Pezzali e Repetto al punto che venne realizzato un secondo videoclip della
canzone con la partecipazione di Fiorello. Il singolo di questo brano arrivò in breve tempo al secondo posto delle classifiche annuali di vendite e, qualche anno dopo, venne pubblicata anche in
Spagna con il titolo "Qiuen seras". La canzone, inoltre, venne usata come sigla del Festivalbar 1994 in un remix realizzato dalla stessa band con la collaborazione della
Bliss Team nell'album "Remix '94" mentre, altri remix del brano, sono stati realizzati successivamente dai dj Maurizio Molella e Mario
Fargetta. Un'altra particolarità legata a questo brano e che lo stesso brano, in un'altra versione, è stata utilizzata come inno del Trapani Calcio. Il testo parla di
uomo, non particolarmente avvezzo a legami sentimentali, che rimane vittima di un colpo di fulmine e che modifica il suo atteggiamento verso le donne e verso l'amore a causa di questa ragazza
capace di rapirlo al punto di ridurlo a pregare per ottenere un si. Un testo semplice in pieno stile 883 anche se più melodico rispetto alle loro produzioni di quegli anni. Un brano ed un disco,
quindi, che confermano il successo di questi ragazzi che rappresentano un po' il simbolo musicale della generazione giovanile degli anni '90 e che ancora oggi, il solo Pezzali, porta avanti
ottenendo sempre un grande seguito anche dalle nuove generazioni.
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6 luglio 2021
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"Lo zingaro felice" è una canzone di Alex Britti pubblicata nell'album "Tre" del
2003. Il brano arriva nel quarto disco prodotto dall'artista in una fase in cui l'artista già ha più volte mostrato le sue capacità eccelse da musicista e, talvolta, anche quelle
una notevole proprietà di scrittura. Infatti, sebbene Britti punti molto alla sonorità delle proprie proposte non disdegna di dedicare del tempo a canzoni più intimiste dove, invece, è il testo a
prevalere. E' il caso, ad esempio della stupenda "Oggi sono io", ripresa anche da Mina o,
appunto, de "Lo zingaro felice". Il brano inzia parlando del comportamento e delle espressioni emotive di un uomo che vive in strada, uno zingaro appunto, che fa della sua libertà la sua forza in
una vita dove non appare evidente una vera meta bensì diventa una quotidiana avventura dove anche le piccole cose assumono un valore inestimabile. Partendo da questo personaggio, Britti, invoca
quello zingaro che si rappresenta nel cuore e nella mente di ogni essere umano ogni qualvolta, magari per una delusione, si pensa di mollare tutto e di ricominciare da zero una nuova vita. Certo,
in molti casi, ciò è solo un pensiero passeggero e difficilmente un uomo abituato ad un determinato stile di vita sceglie davvero la via della strada, che può si sembrare una visione poetica ma
porta con se anche tante dure complicazioni difficili da sostenere per un uomo appartenente a tutt'altra estrazione sociale. Britti, però, intende però evidenziare come in maniera metaforica
esista in ogni individuo quella voglia di libertà che, di tanto in tanto, si libera dei suoi freni inibitori per dar sfogo alla reale personalità di quell'essere spesso oppresso dalla routine
quotidiana e dalle maschere che si è obbligati a portare nel collettivo sociale. Una visione affascinante dell'animo umano che non si distacca dalla realtà poichè nessuno può essere immune a tali
desideri di libertà ed è, forse, per tali motivi che questo brano è uno dei più amati della discografia di Britti sia per il messaggio esposto e sia per la delicatezza con la quale lo stesso
viene espresso dal cantautore.
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5 luglio 2021
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"La mia canzone" rappresenta l'ultima grande esibizione di Mino Reitano avvenuta al Festival di Sanremo del 2002. La canzone, scritta in collaborazione con Pasquale Panella e Alterisio Paoletti, sarà incisa nell'album "La mia canzone...le mie canzoni" dello stesso anno che conteneva l'inedito sanremese più una raccolta dei suoi successi riarrangiati da Paoletti. A Sanremo la canzone si classiferà diciottesima ma rappresenterà l'ultimo grande abbraccio al popolo italiano dell'artista che morirà per un cancro all'intestino pochi anni dopo, nel gennaio del 2009. Da quel Sanremo alla morte, Reitano, fu protagonista anche di molte ospitate televisive, concerti, eventi ed anche di una nuova raccolta di successi ma quella performance dal teatro Ariston rimane la sua ultima vera grande esibizione in un contesto importante e con un ruolo da protagonista della sua amata musica. Conosciuto e amato per la sua bontà e per le sue smisurate manifestazioni d'affetto, Reitano, ricevette in quell'occasione l'ultimo metaforico abbraccio da quella gente che lo ha sempre apprezzato per la sua grande umiltà figlia di una vita da emigrante. Reitano, infatti, come tanti ragazzi di un sud povero pur muovendo i primi passi artistici in Italia è costretto ad emigrare in Germania per seguire il suo sogno prima di ritornare nel suo amato Paese e consolidarsi tra i big della musica italiana. La tanta gavette e le numerose esperienze di Mino in ambito internazionale che lo portano a cantare perfino insieme ai Beatles, gli consentono di mettere in pratica le sue capacità una volta tornato in Italia. Arriva, quindi, il successo con diversi brani sia come interprete che come autore scrivendo canzoni che resteranno nella storia della musica italiana per sempre come "Una ragione di più", scritta con Franco Califano ed Ornella Vanoni e portata al successo dalla stessa Vanoni o "Avevo un cuore (che ti amava tanto)" e tante altre. Ci sono, però, anche momenti bui in cui Reitano si reinventa come autore di canzoni per bambini fino a ritrovare il successo con "Italia", forse il suo vero cavallo di battaglia, che è un accorato inno d'amore verso il suo Paese scritto da Umberto Balsamo ed inizialmente proposto a Luciano Pavarotti. "La mia canzone" è l'ultima di queste canzoni che rimarrà nel cuore della gente che lo ha amato ed anche in questo brano, Reitano, esprime tutto il suo sentimento parlando di un forte legame d'amore che teme di perdere per sempre ma che attraverso la voce del cuore cerca di ricostruire. Dopo la morte dell'artista tanti sono stati i riconoscimenti e gli attestati di stima alla famgilia sia dalla gente comune che dal mondo dello spettacolo che, soprattutto negli ultimi anni, ha spesso giocato con il suo buon cuore al punto di ridicolizzare i suoi comportamenti affettuosi e Mino, facendo appello alla sua ironia, ha sempre saputo riderci prestandosi genuinamente a scenette simpatiche ma non sempre rispettose del suo ruolo e della sua professionalità.
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4 luglio 2021
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"...Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!..." e "...si credono potenti e gli va bene quello che fanno...e tutto gli
appartiene..." sono due delle frasi presenti in "Povera Patria" di Franco Battiato che meglio descivono le
figure di questi personaggi che, pur cambiando negli anni, rimangono appropiati per queste definizioni scritte dal cantautore siciliano nel 1991. Un brano, pubblicato nell'album
"Come un cammello in una grondaia", che, per nostra sfortuna non è passata mai di moda ed ancora continua ad essere una fotografia fedele della nostra realtà politica. Battiato
si scaglia con la sua solita eleganza contro quell'indifferenza di certi politici che dovrebbero garantire lo sviluppo del Paese e che, invece, continuano a preservare solo i loro interessi.
Nella canzone viene sottolineato l'abuso di potere, la mancanza di pudore di certa gente e questo evidente menefreghismo nei confronti, ad esempio, delle morti di mafia e, più in generale, del
progressivo declinio del nostro Paese raffigurato magnificamente con la frase: "...Nel fango affonda lo stivale dei maiali...". L'autore, nel corso del brano, però tende
convincersi che tutto questo possa cambiare nel futuro anche se chiude la canzone con una velata insinuazione sull'evolversi del proprio positivo prospetto, ovvero: "...La primavera
intanto tarda ad arrivare...". Un testo stupendo che nel 1992 è stato premiato con la "Targa Tenco" come miglior brano dell'anno e, lo stesso album
che arrivò a vendere oltre 250 mila copie, è stato indicato dalla critica del settore come il miglior disco dell'anno tramite un referendum promosso dalla
rivista "Musica e Dischi". Nella versione spagnola dell'album, inoltre, la suddetta canzone tradotta in "Pobre Patria" è stata firmata con lo pseudonimo di
"El ultimo de la fila", ovvero, "L'ultimo della fila". Un capolavoro, quindi, che esprime tutta la grandezza autoriale di Battiato e, nello stesso tempo, ci fa capire
come da allora nulla sia cambiato nella nostra politica e che, ieri come oggi, siamo ancora in attesa che "la primavera" si palesi.
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3 luglio 2021
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"Io nun piango" è uno dei brani più belli ed intensi di Franco Califano, straordinario autore recentemente scomparso. Incisa nell'album
"Tac...!" del 1977, la canzone è dedicata all'amico poeta e cantautore Piero Ciampi che, tra l'altro, ha collaborato nella scrittura della parte
musicale del brano insieme a Frank Del Giudice. Ciampi viveva un momento critico della sua carriera e fu, probabilmente, quella situazione tra declinio artistico, solitudine,
abbandono e malattia ad ispirare Franco per questa struggente canzone. Piero Ciampi morì nel 1980 e, quindi, tre anni dopo la pubblicazione del brano. Il legame tra i due, però, è da trovare sia
in alcuni vizi come l'alcolismo di cui Franco, però, non amando alcun tipo di dipendenza non ne è mai stato schiavo mentre Ciampi, a causa dell'alcool perse moglie, compagne e figli cosa
successa, per diverse ragioni, anche a Califano sia per le difficoltà riscontrate in campo lavorativo. Due vite tormentata nel privato quanto nell'ambito professionale in cui, pur esprimendo
talento puro, non hanno mai avuto vita facile. Tornando al brano, Califano, ha dichiarato sia di averlo dedicato all'amico Piero ma anche di averlo scritto pensando al padre
Salvatore, componente dell'Esercito Italiano, morto prematuramente quando Franco era ancora un ragazzo. Ricordando queste persone, Califano, si rappresenta in modo apparentemente
freddo verso la morte di una persona, sia essa per cause naturali o per suicidio, o verso lo scoppio di una guerra ma si mostra sensibile verso ciò che provoca tali situazioni ovvero la
solitudine, l'abbandono, l'indifferenza del mondo e la cattiveria degli uomini. Rispetto a queste cose, Califano, riesce a versare lacrime vere cosa che, invece, evita di fare constatando la fine
annunciata di destini già scritti. Un immenso Califano che piange sulle "...due vite violentate..." riferendosi alla sua e a quella di Ciampi non comprendendo come la
cattiveria umana può arrivare ad annientare chi è più debole trovando campo fertile proprio nella loro spiccata sensibilità come nel caso dei due poeti Califano e Ciampi. Anche chi ha amato
Franco, dopo la sua morte, ha probabilmente versato più lacrime per le ingustizie e la poca cosiderazione come grande artista avuta in vita che per la sua reale dipartita.
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2 luglio 2021
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"Infinto" è uno dei successi più noti di Raf, Raffaele Riefoli all'anagrafe. Pubblicata nel fortunato album "Iperbole" del 2001, la canzone, risulterà il singolo più venduto dell'estate e conquisterà anche la vittoria al Festivalbar. Nonostante il tema del brano non si allontani dai canoni dell'artista pugliese lo stile interpretativo appare subito molto differente dal passato di Raf. In questo caso, infatti, le strofe sono parlate più che cantate ed, in alcuni tratti, il cantautore offre veri e propri stralci di rap. Una formula nuova che, visto il successo, Raf, riproporrà anche in altri brani successivi. Il testo del brano, scritto dallo stesso Raf, parla di un forte sentimento d'amore che non svanisce nonostante la relazione amorosa si sia conclusa da quattro anni. Un amore infintio, dunque, che va oltre il trasporto fisico e passionale ma penetra nell'animo del protagonista che non riesce ad immaginare un futuro lontano da quella donna. Una storia già sentita, niente di originale ma scritta bene e messa in musica ancora meglio. Un brano che si lascia ascoltare e che ha segnato una fase importante dell'artista che veniva da un periodo non molto positivo dal punto di vista commerciale avendo sperimentato nel precedente lavoro delle sonorità rock ben accolte dalla critica ma molto meno dal pubblico. "Infinito", in qualche modo, rappresenta un po' la rinascita di un artista che ha sempre mostrato delle ottime potenzialità ma che è sempre alla ricerca di nuove sonorità ed atmosfere. Questa voglia di cambiare e di aggiornarsi è un bene se si pensa ad un certo immobilismo del panorama musicale italiano ma assume anche aspetti negativi dal punto di vista dell'identità stilistica e del rapporto con un determinato target di pubblico. Raf, però, ha sempre superato egregiamente queste difficoltà riuscendo a trovare, anno dopo anno, sempre le note e le parole giuste per nuovi successi.
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1 luglio 2021
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"I treni a vapore" è un brano scritto da Ivano Fossati per la voce di Fiorella Mannoia nel 1992 che lo incide nell'omonimo album che risulterà tra i più belli della sua carriera. La canzone,
anno dopo anno, è diventata un classico della musica cantautoriale italiana e, oltre ad essere ripresa ed incisa dall'autore in diverse raccolte, è stata interpretata anche da Mia
Martini nel 1994 per l'album "La musica che mi gira intorno". Autore ed interpreti eccezionali per un brano che invita a sognare per
dimenticare il dolore che, lentamente come i treni a vapore, scorrerà via cancellando ogni traccia del suo passaggio. Nel brano si parla di un dolore di carattere sentimentale ma, il messaggio
lanciato dall'autore, può benissimo valere per ogni sorta di ferita o di preoccupazione. Addormentarsi, quindi, con la volontà e la consapevolezza di voler sognare al fine di rilassarsi e
cancellare dalla mente ogni retaggio negativo della vita reale fino a quando la stessa, con l'andare del tempo e degli eventi, si presenterà rinnovata e ripulita dai pesanti e tristi detriti
lasciati dalle più recenti esperienze negative. Viaggiare, quindi, sul treno della fantasia verso un'altra stazione e, forse, verso un altro dolore che sarà comunque utile a cancellare il
precedente. Anche se di dolore in dolore, infatti, il tempo passerà e con esso quell'inverno rappresentato dai momenti difficili della vita fino all'arrivo di nuova e luminosa primavera.
L'autore, dunque, invita a non demoralizzarsi per le difficoltà e le delusioni del quotidiano bensì di trovare la forza e la volontà di saper aspettare, aiutandosi con la fantasia ed un buon
caffè, giorni migliori che sapranno rinconciliarci con la vita e le sue bellezze. Un messaggio importante che viene espresso con la poetica sublime di uno dei più grandi autori del nostro tempo
quale è Fossati e magnificato dalla raffinata rappresentazione di Fiorella Mannoia, che, in chiave femminile, rappresenta il meglio, insieme alla compianta Mimì, in quanto ad interpretazione
della musica cantautorale italiana. Non è un caso, infatti, che i più grandi cantautori italiani scelgono sovente di scrivere per lei. Solo in questo disco, ad esempio, troviamo le firme di
Enrico Ruggeri, Massimo Bubola, Francesco De Gregori, Eugenio Finardi oltre, naturalmente, quella di Fossati per ben tre
brani.
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