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A cura di Marco Liberti

La musica che gira intorno...

A cura di Marco Liberti

"Piccola Katy": L'evergreen dei Pooh nasce da una sbronza

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"Piccola Katy" è uno dei brani più famosi e più rappresentativi dei Pooh. La storica band italiana, infatti, incide questo brano nel lato B di un 45 giri del 1968 insieme a "In silenzio" che sarebbe dovuto essere il pezzo forte del progetto. Nonostante la bontà del lato A, ad emergere fin da subito, è proprio quella "Piccola Katy", brano orecchiabile dal testo semplice che colpisce il pubblico e permette ai Pooh di entrare per la prima volta nei primi 15 posti delle classifiche italiane. Scritta da Valerio Negrini per il testo e da Roby Facchinetti per la musica, la canzone ottiene quel successo anche grazie all'interpretazione dell'allora frontman del gruppo Riccardo Fogli. Con Fogli, Facchinetti e Negrini, allora batterista e poi autore nascosto in seguito, c'è il chitarrista Mario Goretti che lascerà il posto proprio nell'estate del 1968 a Dodi Battaglia. Riccardo Fogli, invece, lascerà il gruppo nel 1973 e reinciderà il pezzo anche da solista. Anche i Pooh, nella formazione attuale, fatta eccezione per la presenza di Stefano D'Orazio, hanno rielaborato il brano in una versione più recente nel 1990. Una delle differenze tra la prima incisione e le successive è la sostituzione con un assolo di chitarra della parte parlata tra la seconda e la terza strofa dove Fogli interpreta con tanto di accento un inglese che tenta di parlare in italiano. La curiosità più significativa, però, legata a questo brano è sicuramente la genesi dello stesso: nel 1967, un anno prima dell'incisione, Valerio Negrini, compianto "quinto elemento" della band, aveva composto il testo, che rappresenta una sedicenne che tenta una fuga da casa durante la notte per le prime delusioni sentimentali per poi tornare indietro senza che la famiglia si sia accorta della cosa, e lo aveva consegnato a Facchinetti per farlo musicare. Roby, però, non trovava la veste musicale ideale per quei versi e così passò del tempo senza che la canzone trovasse una sua realizzazione. Qualche tempo dopo, Negrini e Facchinetti, in una notte di sbronza inziano a cantare in un furgoncino insieme ad alcuni amici quello che poi sarebbe diventato il motivo sonoro del brano dove, gli "oh oh", restano un chiaro segnale della condizione etilica di quella serata. Il giorno successivo, Facchinetti, memore di quella goliardica nottata, scriverà quella che diventerà un classico senza tempo per i Pooh e per l'intera musica italiana che però verrà firmata da Pantros, alias Armando Sciascia, e Selmoco, ovvero Francesco Anselmo, perché Negrini e Facchinetti non erano ancora iscritti alla Siae. Tra l'altro, nel riff iniziale di chitarra elettrica, c'è anche un chiaro riferimento al brano "Got to get you into my life" dei Beatles, gruppo al quale i Pooh si sono da sempre ispirati e che oggi rappresentano un po' il loro corrispettivo italiano. Un successo, quindi, che però negli anni '70 è stato messo da parte dal gruppo salvo poi riprenderlo e rilanciarlo insieme ad altre canzoni degli anni '60 dal tour "Buona fortuna" del 1981. Per la cronaca, il brano, venne pubblicato nel secondo album della band "Contrasto" nel 1968 ma non è mai stato riconosciuto ed inserito nella discografia ufficiale dal gruppo perché nato da una serie di provini messi insieme dalla casa discografica Vedette mentre i Pooh erano in concerto per sfruttare la popolarità del momento. La band, infatti, appena ne venne a conoscenza chiese ed ottenne il ritirato dal mercato di quel migliaio di copie allora stampate. Per tale motivo, oggi, quel vinile rappresenta un prezioso pezzo da collezione dal valore di circa 1800 euro. I Pooh, quindi, tornano in sala di registrazione ed incidono l'album "Memorie" pubblicato nel 1969 iniziando una controversia con la Vedette fino alla rottura del loro rapporto lavorativo nel 1970. Un altra curiosità legata al brano è, infine, la prima esecuzione televisiva realizzata in playback nella trasmissione "Sette voci" di Pippo Baudo dove però furono invitati solo Riccardo Fogli e Roby Facchinetti. Un pezzo storico, quindi, che pur non essendo in termini autoriali il meglio che i Pooh ci hanno regalato in cinquant'anni di storia ha rappresentato comunque un momento decisivo per la loro carriera permettendo alla band di ottenere in brave tempo una popolarità che poi hanno saputo sfruttare grazie al loro indiscusso talento di veri professionisti della musica italiana. Non a caso, dopo cinquant'anni, sono ancora uno dei gruppi italiani più amati di sempre e continuano, ancora oggi, a conquistare nuove generazioni con la loro arte.         

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